Germania 2006. L’ebrezza della vittoria.

Germania 2006. L’ebrezza della vittoria.

Giugno 8, 2020 1 Di Alessandro Amodio

Il mondiale di Germania 2006, l’ultimo che ci ha regalato emozioni forti, è impresso nella memoria di tutti gli italiani. Vi proponiamo in questo fictional story i festeggiamenti di quella notte.

“ED È GOOOL! È FINITA, È FINITA, È FINITA, È FINITA!”.

Queste le parole del Telecronista Rai dopo il rigore trasformato da Fabio Grosso, che consegnava il quarto titolo mondiale alla nazionale azzurra.

La gioia di Francesco sposava quella di tutti gli italiani, quella sera. La sua mente volò per un istante alle delusioni vissute negli anni. I maledetti rigori di Usa ’94 e Francia ’98, gli Europei del 2000 e quel fottuto golden goal di Trezeguet! Ma stavolta non era andata così. Stavolta si poteva finalmente godere. Germania 2006 sarà ricordato come il mondiale che ha rotto la maledizione dei calci di rigore.

“Anto’, se vinciamo si va in piazzetta a scassarci! Tu prendi il motorino ed io porto il bandierone! Dai non facciamo tardi promesso”. Gli accordi con l’amico di una vita erano questi.

Dopo il rigore dell’ 1 a 0 trasformato da Zidane, il pessimista Antonio non aveva esitato ad inviare un SMS a Francesco: “Purtroppo le finali non le vinciamo mai, so già come finirà!” Francesco, da inguaribile scaramantico, leggeva senza rispondere perché si sa, distrarsi con i soliti piagnistei in questi momenti non porta nulla di buono!

Di lì a poco l’italia avrebbe pareggiato con Materazzi e, ancora grazie ad una difesa perfetta e qualche colpo di testa…di Zidane, si decideva tutto ancora ai rigori. “Ecco qua, adesso perdiamo di nuovo!”

“Antò…e che cazzo!”

Per una volta, a “res adversa risponde res secunda” e l’Italia è campione del mondo per la quarta volta.

Quindici minuti dopo il fischio finale, Antonio era già sul suo liberty 50 blu (rigorosamente truccato) ad aspettare Francesco, ritardatario come sempre. Quattro volte dovette attaccarsi al citofono prima che il suo amico scendesse! Avevano il bandierone, lo stesso che 6 anni prima avevano portato in giro con le bici dopo la rocambolesca vittoria in semifinale sull’Olanda.

Ora erano cresciuti, ed il padre di Antonio qualche anno prima, grazie ai buoni voti conseguiti dal figlio, aveva finalmente deciso di regalargli il tanto desiderato motorino.

Quando i genitori di Francesco divorziarono, Francesco era rimasto con la madre. Ma aveva subito molto il distacco dei suoi genitori e si era cacciato in un brutto guaio. L’unico amico a stargli vicino fu Antonio.

Nell’ebbrezza della vittoria, finalmente potevano lasciarsi andare. Il mondiale di Germania 2006 è stato un crescendo continuo, l’Italia aspettava quel momento da 24 anni.

“CAMPIONI DEL MONDO EEEEEHHHHH OOOOHHH-CAMPIONI-CAMPIONI-CAMPIONI! CHI NON SALTA UN FRANCESE È! CHI NON SALTA UN FRANCESE È! “

Questi i cori che scandivano a squarciagola durante il tragitto per arrivare in centro, dove ci sarebbe stata una grande festa con balli e canti per tutta la notte. L’emozione di quella notte era surreale. I festeggiamenti durarono ore con fiumi di alcool e birra che facevano da padrone.

A notte fonda decisero di rientrare a casa. Sulla via del ritorno, il motorino di Antonio cominciò a dare qualche segno di cedimento, per poi fermarsi di lì a poco.

“Francè?! Pareva troppo strano che stesse filando tutto liscio stasera, eccolo qua il prezzo da pagare per vedere l’Italia campione del mondo! Ahahah!”, fece Antonio ironico. “Eh vabbè, però ne vale la pena no? Se fosse veramente così, sono disposto a spingere questo cazzo di motorino ogni quattro anni!”

Erano ormai le 4 del mattino, e un momento di lucidità pervase i pensieri di Francesco all’ennesimo squillare del telefono, che fino ad allora aveva ignorato. Era la madre che cercava disperatamente di avvertirlo. “Porca puttana, la…PS!”

Quelle parole pronunciate in maniera biascicata riportarono subito alla lucidità i pensieri di Antonio, il quale era a conoscenza dei precedenti dell’amico fraterno, che gli erano costati una condanna, da espiare in regime di detenzione domiciliare. Ma la sera del 9 luglio 2006, beh, l’aveva completamente rimosso.

La Fiat Marea della Polizia, illuminava la strada buia di Via Pertini 28. I ragazzi arrivarono intorno alle 5, stanchi e con l’umore non più decifrabile. Uno sguardo agli agenti che lo attendevano, come si aspetta il fischio finale dell’arbitro, fuori la vettura con lo sportello aperto, Antonio resta lì accanto.

“France’, digli qualcosa”.

“Salve, sono Francesco C., scusate il ritardo”.