I Mondiali francesi hanno lasciato il segno sul Fenomeno.
La Juve di Zidane riparte coi favori del pronostico, ma l
‘Inter per la Champions si attrezza col
Divin Codino. È la Serie A dei grandi bomber quella che si affaccia alla stagione 1998-99. Eppure i nerazzurri di
Ronnie, Roby e Zamorano finiranno ottavi.
Il Milan di Zaccheroni incontra la Fiorentina del Trap alla terza giornata a San Siro, il 26 settembre 1998.
Zac si è portato Oliver Bierhoff da Udine, capocannoniere della precedente annata con 27 gol. A Batistuta e Lulù Oliveira si affiancherà Edmundo, mentre Rui Costa ha il compito di alimentare le bocche da fuoco Viola.
Ma quel giorno sotto una pioggia battente la difesa a 3 di Zaccheroni ha due buchi: Costacurta e il portiere tedesco Jens Lehmann.
La tripletta di Batistuta a San Siro e l’esultanza della mitraglia (foto Wikipedia)
Batistuta è micidiale, segna 3 gol in 53 minuti, mitragliando i rossoneri con due diagonali su cui il portiere milanista non appare irreprensibile, e con una bomba su una curiosa punizione a due a ridosso dell’area piccola rischia di staccare la testa agli uomini in barriera.
Dal dischetto Bierhoff accorcia le distanze, ma finisce 1-3.
La Fiorentina crollerà nel girone di ritorno (finisce terza con 56 punti), trovando il tempo per stoppare sul pari la Lazio alla penultima, un risultato che spalancherà le porte all’inopinato Scudetto rossonero, frutto di una clamorosa rimonta nell’ultimo mese e mezzo e festeggiato a Perugia grazie a una parata di Abbiati, scoperta di Zac al posto di Seba Rossi, che per 13 partite aveva sostituito Lehmann, accantonato dopo la quinta d’andata.
Batistuta andava clonato
Dirà il Trap: “Batistuta andava clonato. Quando è mancato lui ci è mancato il gol. Pur avendo chiuso a 21 reti, è stato il suo infortunio, molto più che la fuga carnevalesca di Edmundo, a togliere certezze alla squadra”.
La stagione successiva andrà peggio, col settimo posto che mette una croce definitiva fra il Trap, Cecchi Gori, la piazza e mette fine anche alla lunga storia d’amore tra Batigol e la Fiorentina.
Il presidente Viola offre Batistuta ai migliori club d’Europa. Ma chi comprerà mai, per i 100 miliardi richiesti, un trentenne con le articolazioni rovinate da anni di battaglie?
Poi, un giorno, una telefonata cambierà la storia della Serie A di inizio duemila.
“Pronto, Franco, come stai?”
“Bene Vitto’, te?”
“‘Un c’è male Franchi’. Senti t’ho chiamato perché Gabriel t’o voglio da’ a te…”
“Vitto’ ma che sta a di’? Te venni Batistuta? E quanto vorresti?”
“Franchi’ Batistuta un c’ha prezzo. Agli altri j’ho detto 100, facciamo 80 ed è tuo…”
“A Vitto’, ‘o Scudetto o voglio vince, però 80, li mortacci scenni ‘n po’…”
“70? Ce vinci lo Scudetto Franco…”
“E pigliate sti 70 denari…”
E’ l’estate del 2000. Batistuta passa incredibilmente alla Roma per 70 miliardi.
I protagonisti dell’ultimo Scudetto giallorosso
Fabio Capello si trova fra le mani un attacco fenomenale: Totti, Batistuta, Montella, Delvecchio. L’Aeroplanino sarà spesso decisivo dalla panchina.
Batigol segna 8 gol nelle prime 8 partite. I Giallorossi volano, la Juve di Ancelotti non è da meno.
26 novembre 2000. Roma-Fiorentina. La partita è brutta, nervosa, non si sblocca. Batistuta non riesce a giocare un pallone decente. Quando sembra avviata verso lo 0-0, al minuto 83 la palla capita a ridosso dell’aria di rigore sul destro del Re Leone. Non ci pensa su due volte e calcia di prima al volo, Toldo è battuto.
A fine stagione la Roma vince il suo terzo Scudetto. Batigol realizza 20 reti in campionato (21 in totale in stagione), dopo averne marcate 207 in totale con i Viola in 9 stagioni (8 in A, 1 in B). Totti e Montella 13 gol a testa, Delvecchio 3, ma preziosissimo per gli equilibri di squadra.
Vittorio aveva ragione. Con Batistuta, Franco avrebbe vinto.
Cecchi Gori fu costretto a vendere tutti i suoi pezzi pregiati. Dopo Gabriel, fu la volta di Toldo e Rui Costa, ma non riuscì ad evitare la retrocessione in B nel 2002 e il successivo fallimento.
Immagine di copertina tratta da Wikipedia.
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