La vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006: qualcosa da dimostrare

La vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006: qualcosa da dimostrare

Giugno 21, 2020 1 Di Luca Sisto

La vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006. Come hanno fatto gli Azzurri, nel bel mezzo di uno dei più grandi scandali sportivi della storia italiana, a trionfare in Germania? 
Il 14 maggio 2006, sul neutro di Bari, per la squalifica del Granillo a causa degli incidenti nel derby siciliano col Messina, la Reggina già salva affronta la Juventus, nell’ultima giornata della Serie A.
A Bari la Juve gioca praticamente in casa, sospinta dai tifosi festanti. Vince 2-0 in scioltezza, reti di Trezeguet e sigillo finale di Del Piero, conquistando il suo 29esimo Scudetto. Da oltre un anno, con alterne vicende, la procura di Torino e quella di Napoli hanno però condotto indagini sulla questione che diverrà, in seguito, nota come Calciopoli.
Repubblica titola “Lo Scudetto triste della Juventus”, ed è evidente che le facce dei campioni bianconeri, vogliosi di concentrarsi sugli imminenti mondiali di Germania, non promettano nulla di buono.
Dove andranno a finire le indagini, è scritto nei libri di storia.
A Coverciano l’Italia di Lippi comincia la preparazione in vista della rassegna iridata. Molti dei ragazzi leggono i giornali, discutono fra loro. L’Italia intera parla. All’esterno del centro sportivo, talvolta, compaiono manifestazioni di dissenso nei confronti dei giocatori, in particolare di quelli della Juventus. Ma pian piano che i risultati delle indagini fanno capolino nelle prime pagine dei giornali sportivi e non, anche i milanisti finiscono nel mirino degli insulti dei passanti.L’Italia lascia infine il clima poco disteso di Coverciano per continuare il ritiro a Duisburg, una città tedesca a forte componente migratoria italiana.
Le contestazioni e i dubbi intorno alla squadra riempiono le pagine dei quotidiani e la bocca dei tifosi, ma come dirà Fabio Cannavaro, capitano dell’Italia: “ci siamo stretti fra noi, ci siamo detti che tutto questo sarebbe servito da motivazione, per caricarci e dimostrare che l’Italia sul campo era una grande squadra”.
Lo stesso Lippi, nel raccontare all’indietro le vicende dell’Italia mondiale, insisterà molto sull’aspetto delle motivazioni extra fornite dal difficile ambiente che si era creato all’esterno del gruppo.Duisburg è lontana 14 mesi dalla strage di Ferragosto del 2007, quando 6 persone affiliate alla ‘ndrangheta vennero trucidate all’esterno di un ristorante italiano, nell’ambito della faida di San Luca, fra i clan Nirta-Strangio e i Pelle-Vottari.
Per adesso, gli italiani del posto sono semplici tifosi entusiasti di ricevere la nazionale.Il clima attorno alla squadra si fa perciò più sereno e concentrato.
Il gruppo è abbordabile. L’Italia liquida il Ghana 2-0, ma un pareggio 1-1 con gli USA, a causa di una sfortunata autorete di Zaccardo (che perderà il posto), insieme all’espulsione di De Rossi, alimentano nuovi dubbi. sarà quello l’unico gol subito da Buffon prima della finale.

Bisogna battere la Repubblica Ceca e stavolta l’Italia non si fa attendere: 2-0 con gol finale di Pippo Inzaghi, entrato nella storia dei “fun fact” per non aver passato il pallone a Simone Barone, preferendo il dribbling su Peter Cech.

Agli ottavi c’è l’Australia dell’infìdo Guus Hiddink, della cui rocambolesca qualificazione scrivemmo tempo fa. La partita è tosta e si mette sui binari sbagliati nel secondo tempo con l’espulsione di Materazzi, titolare al posto dell’infortunato Nesta.

L’ingresso di Totti, arrivato ai mondiali con un recupero lampo dall’infortunio patito 4 mesi prima ai legamenti della caviglia, al posto di uno spento Del Piero, si rivelerà decisivo: Grosso conquista un contestatissimo rigore nel recupero, Er Pupone scarica la qualificazione alle spalle di Schwarzer.

Passa un solo giorno dallo spavento contro gli australiani, che la mattina del 27 giugno Fabio Cannavaro è costretto ad interrompere la conferenza stampa: è stato informato in diretta di un incidente occorso a Pessotto, ex nazionale azzurro e attuale dirigente della Juventus.

Al capezzale di Gianluca, la sera stessa, si precipitano gli ex compagni Zambrotta, Del Piero e Ciro Ferrara, assistente di Lippi ai mondiali. Pessotto, ricoverato alla clinica Le Molinette di Torino, si era gettato dall’edificio della sede della Juventus, finendo sull’auto di Bettega.

Ha lesioni gravi ma è salvo. Quel pomeriggio avrebbe dovuto vedere il medico che lo teneva in cura per una forma acuta di depressione.
Gli Azzurri gli promettono, probabilmente senza pensarci troppo, il mondiale. Ma è chiaro che quell’ennesimo episodio sfortunato, controverso, sia un segno di un gruppo che, oltre le avversità, è ancora forte, compatto e stramotivato.

Ai quarti c’è l’Ucraina: finisce con un rabbioso e inequivocabile 3-0 per gli Azzurri con Zambrotta che dedica il suo gol a Pessotto.
Si va a Dortmund, ad attendere l’Italia i padroni di casa della Germania. La versione “coro da stadio” di Seven Nations Army fa da colonna sonora alle imprese Azzurre, ormai in sostituzione della satirica “Siamo una squadra fortissimi” che lancerà Checco Zalone al grande pubblico.

La partita è tesissima. Manco a dirlo, quando gli italiani si stanno ormai preparando ad assistere all’ennesima lotteria dei rigori, a un minuto dal termine dei supplementari Pirlo pesca Grosso in area con un passaggio poetico: tiro a giro col mancino del terzino e Lehmann è battuto.

La Germania si riversa in attacco ma il futuro pallone d’oro, capitan Cannavaro Fabio, conquista il pallone, Totti serve Gilardino, ottimo lavoro dell’attaccante milanista che vede l’accorrente Del Piero, in versione pelata per l’occasione: è il 2-0. Piangono i tedeschi, ancora una volta per mano azzurra.

La finale è la rivincita contro la Francia, atto III. Il rigore di Gigi Di Biagio sulla traversa di France ’98; il gol di Wiltord nel recupero degli Europei del 2000, su un pallone solo sfiorato da Fabio prima e da Toldo poi; il golden goal di Trezeguet. Già, proprio l’attaccante francese che aveva praticamente deciso la Serie A a suon di gol, fallirà l’unico rigore del lotto, dopo l’1-1 maturato nei 120 minuti di gara per effetto del cucchiaio di Zidane e del colpo di testa di Materazzi.

Destini incrociati, con Zidane out per un’altra testata allo stesso difensore interista, che chiuderà lì la sua carriera, e la FIFA che lo premia comunque come MVP del torneo. Si dice che l’arbitro argentino Elizondo sia stato consigliato sull’episodio, che non aveva visto, da qualcuno che a bordo campo aveva rivisto l’azione sul monitor. Un primo caso non ufficiale di VAR? Buon per noi. Il rigore decisivo è di Grosso. Campioni del mondo, 4 volte.

In tribuna il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano applaude al fianco di Giovanna Melandri, ministro dello Sport. Incredibile quello che hanno fatto gli Azzurri.

Sì, è vero, fino alla semifinale il cammino non era stato pari a quello dei francesi (che hanno eliminato, nell’ordine dagli ottavi in poi, Spagna, Brasile e Portogallo con un sontuoso Zidane), ma ci troviamo tante analogie con l’82. All’epoca eravamo in pieno scandalo Totonero, qui Calciopoli.

Anche lì, fra le critiche della stampa, la nazionale si compattò, rispondendo ad un inizio claudicante e a chi non la riteneva degna della splendida e sfortunata nazionale del ’78. Anche in quel caso passammo sul cadavere dei tedeschi, e direi che le similitudini terminano qui, perchè Brasile, Argentina e Polonia dell’82 erano squadroni.
Ma è la vendetta sportiva, servita fredda a Berlino, ai francesi, ad aver dato senso alla splendida cavalcata azzurra.

 

Immagine di copertina tratta da Wikipedia