L’Italia a France ’98: il Mondiale degli Azzurri e i soliti maledetti rigori

L’Italia a France ’98: il Mondiale degli Azzurri e i soliti maledetti rigori

Giugno 27, 2020 2 Di Luca Sisto

Il cammino dell’Italia a France ’98: le sanguinose penne italiche imputano al Ct Maldini un marcato difensivismo chiedendogli maggiore pressione offensiva. L’Italia uscirà ai rigori contro i padroni di casa della Francia, futuri campioni.

L’Italia a France ’98: un girone pericoloso

Tu y yo alè alè alè, go go go alè alè alè…
La “Copa de la Vida” cantata da Ricky Martin, non brillava per poetica, ma il portoricano sapeva trascinare le masse che affollavano gli stadi francesi col suo ritmo.
La prima settimana dei giochi, gli Aerosmith pubblicavano “I Don’t wanna miss a thing“, che riusciva in breve tempo a scalzare il buon Ricky dalla vetta della Hit Parade italiana.
Cesare Maldini scioglie le riserve alla vigilia dell’esordio col Cile. Partirà Roby Baggio titolare, con Alex Del Piero non ancora al meglio. Le sanguinose penne italiche, con l’eleganza del compianto Gianni Mura in testa, imputano al Cesarone nazionale un marcato difensivismo e temono un nuovo dualismo alla Sandro Mazzola/Gianni Rivera, chiedendo a gran voce al CT di far tesoro del suo ingente capitale umano in tutti i reparti, attacco compreso.
Contro Salas e Zamorano, il papà di Paolo, schierato a sinistra, si affida così al suo mantra tattico, un 3-5-2 abbottonato che punta sulla vena difensiva di formidabili marcatori come Cannavaro e Bergomi.
I nodi del gioco vengono però presto al pettine e solo un rigore di Baggio ci salva dalla sconfitta con i sudamericani: è 2-2.
L’Italia si riscatta liquidando 3-0 i Leoni poco Indomabili del Camerun e si qualifica da prima del raggruppamento, davanti ai cileni, grazie alla vittoria per 2-1 con l’Austria del bomber ex Toro Toni Polster. Nella partita contro gli austriaci, in un contatto con Feiersinger, Alessandro Nesta si rompe i legamenti del crociato destro. La Lazio chiederà i danni alla FIGC, valutati 13 miliardi.

La fase a eliminazione diretta

Agli Ottavi ci attende la sorprendente Norvegia, che ha sconfitto il Brasile qualificandosi ai danni dell’ottimo Marocco di Mustapha Hadji, futuro Golden Ball africano.

È un dejavú. Li abbiamo già incontrati 4 anni prima ai gironi di USA ’94.
Gli Scandinavi si presentano certamente nella loro migliore versione: davanti ci sono il talento dello United Ole Gunnar Solskjær e il gigante Tore Andre Flo, futuro bomber del Chelsea. C’è il forte blocco del Rosenborg BK, con Hoftun, Heggem, Mini Jakobsen e Roar Strand. Completano la squadra il talento di Iversen e Solbakken.
L’Italia gioca una partita accorta, sbloccata da un bel gol di Bobo Vieri, con annessa esultanza del “pensatore” e abbraccio di Del Piero. L’epilogo è lo stesso del mondiale a Stelle e Strisce: 1-0 e si vola ai Quarti.
Ad attenderci, la Francia padrona di casa, che ha superato il Paraguay di Chilavert col primo Golden Goal della storia dei Mondiali realizzato da Laurent Blanc.
Nei Bleus rientra Zidane dopo la squalifica di due turni rimediata contro l’Arabia Saudita, per un inutile fallaccio in un match senza storia.
Il CT decide di snaturare il suo 3-5-2 mettendo Pessotto a uomo sul trequartista berbero, lasciando Moriero e Dino Baggio interni contro il forte centrocampo francese. In avanti la scelta cade sulla coppia Del Piero-Vieri.
La Francia controlla il gioco per 120 minuti ma non la sblocca. Il match point qualificazione capita sui piedi del subentrante Roby Baggio, servito in profondità da un lancio al bacio di Albertini (a sua volta entrato al posto di Pessotto). Baggio incrocia col destro al volo, la parabola scavalca Barthez ma si spegne sul fondo, a 30 cm dal palo, dopo un volo che nella testa di appassionati e addetti ai lavori sarà durato un’eternità.

Quei maledetti rigori

Si va ancora ai calci di rigore. Chi rivede gli spettri di Italia ’90 e Usa ’94 sta già facendo gli scongiuri.
Segnano Zidane e Baggio, che esorcizza i suoi personalissimi fantasmi, lasciandoli sul dischetto di Pasadena.
Nella Francia sbaglia Lizarazu, mentre Albertini non bissa il bel rigore (uno dei due giusti, l’altro fu di Chicco Evani) di 4 anni prima col Brasile.
Nella sequenza finale, tocca a Gigi di Biagio portare la serie ad oltranza.
Il rumore della traversa e l’immagine del pallone che si perde nel cielo di St. Denis, sono ancora vivi nella mente dei tifosi Azzurri.
Passa la Francia che arriverà fino in fondo, in un climax ascendente di emozioni che la porterà a sollevare la prima Coppa del Mondo.
Gli Azzurri tornano mestamente a casa, mentre la stampa non risparmia critiche al CT, che di lì a poco lascerà a Dino Zoff in vista degli Europei.
Scriverà Gianni Mura su La Gazzetta dello Sport, il giorno successivo: “Di Maldini, ancora, voglio dire che lo capisco ma non lo giustifico. E’ tra i rischi del suo mestiere quello di doversi fidare a occhi chiusi di qualche giocatore…
Il riferimento è al brutto Mondiale di Alex Del Piero, che dovrà attendere 8 anni la sua catarsi.
Baggio, invece, è l’icona del terzo mondiale di fila in cui gli Azzurri, da favoriti, sono tornati a casa a bocca inesorabilmente asciutta. Per lui, purtroppo, non ci sarà rivincita in Maglia Azzurra.