France ’98: USA-Iran e la diplomazia del pallone
Giugno 30, 2020Storia politica della partita fra Usa e Iran giocata a France ’98 in cui l’aspetto diplomatico fu di grande rilevanza, per tentare di ricucire uno strappo che va avanti tutt’oggi.
Il 4 novembre 1979, un gruppo di studenti iraniani prende d’assalto l’ambasciata americana a Teheran. L’immagine degli ostaggi americani bendati segna uno spartiacque irrimediabile nella storia delle relazioni internazionali fra i due Paesi.
Nei 444 giorni che seguirono, la percezione degli americani della validità della propria politica estera portò alla totale sfiducia del Presidente Jimmy Carter: una macchia ormai impressa nella storia.
Oggi sappiamo che, nonostante tutti gli sforzi diplomatici messi in atto dalla politica internazionale, il tentativo di riavvicinamento fra i due Paesi ha subito una nuova brusca frenata il 3 gennaio 2020, con l’omicidio del Generale iraniano Qasem Soleimani, uomo di fiducia dell’Ayatollah Khamenei, a Baghdad, Iraq.
L’emergenza sanitaria conseguente all’epidemia di Covid-19 ha messo in ginocchio il Paese, ponendo parzialmente in secondo piano le possibilità, comunque remote, di escalation della crisi.
Se escludiamo i buoni risultati ottenuti in campo di diplomazia nucleare, anche se a fronte di numerose sanzioni, in nessun caso Stati Uniti e Iran si sono ritrovati vicini, come a France ’98.
Fin dal sorteggio, era chiaro che il gruppo F avrebbe registrato un sussulto, al di là delle trascurabili motivazioni tecniche, nella seconda giornata.
Il gruppo verrà infatti agevolmente superato da Germania e Jugoslavia, ma la “madre di tutte le partite” fu quella giocata il 21 giugno a Lione.
Estili al ’40 e Mahdavikia in contropiede al ’79 misero ko gli sfortunati americani (ben 4 legni colpiti). McBride all’87 rese meno amaro il passivo.
La storia ricorderà soprattutto la foto di rito (in copertina) delle due squadre con inopinabile scambio di convenevoli, del pre-partita.
Gli sguardi dei calciatori che si incrociano fra mazzi di fiori, sorrisi e l’imponente concentrazione di baffi della selezione persiana (tra cui spiccano quelli del n.10 Ali Daei, storico bomber iraniano con un ottimo passato in Bundes fra Arminia, Bayern e Herta), resteranno per sempre nell’immaginario collettivo, ben oltre la mera passione calcistica.