Non tutti sanno che…Cuba ai Mondiali di calcio del 1938

Non tutti sanno che…Cuba ai Mondiali di calcio del 1938

Giugno 30, 2020 1 Di Luca Sisto

Storia della prima e unica partecipazione di Cuba ai mondiali di calcio del 1938. Oggi però, la federazione ha concesso ai cosiddetti legionarios, calciatori che si erano allontanati dall’isola, di tornare per disputare le partite di qualificazione ai Mondiali. Presente un estratto dal numero 3 di Sottoporta Review, a cura dell’autore, dal titolo “Il posto del fútbol a Cuba”.

La nazionale cubana ha giocato un mondiale di calcio, precisamente quello del 1938, in Francia. Come abbiamo visto con le Indie Orientali Olandesi, una rassegna che non risparmiava tratti piuttosto esotici.

I cubani riuscirono anche a passare il primo turno, ovvero gli ottavi di finale, eliminando la Romania. Dopo il 3-3 del primo incontro, i caraibici vinsero la ripetizione 2-1, quattro giorni più tardi.

Ai quarti di finale affrontarono la Svezia, con la stampa che considerava la partita molto equilibrata. Quel giorno però, i cubani furono messi in difficoltà dal campo pesante a causa della tempesta d’acqua che si era appena abbattuta. Gli svedesi approfittarono dell’empasse e dilagarono 8-0.

La prima nazionale cubana: nel segno di una tradizione di inizio secolo importata dagli spagnoli

La nazionale cubana si costituisce nel 1930 per partecipare alla seconda edizione dei giochi centramericani, ospitati proprio a La Habana. Sarà la stessa Cuba a trionfare, dando il via ad un decennio di grande passione calcistica, che culminerà nella storica partecipazione, la prima di una nazionale caraibica, ai Mondiali del 1938.

Il 16 marzo 1930, al Gran Stadium Cerveza Tropical, los Gallos, come venivano soprannominati i cubani, fanno il proprio esordio internazionale contro la Jamaica, al tempo protettorato britannico. A testimonianza del legame con il calcio spagnolo, sul quale torneremo più avanti, il portiere Ricardo Mas aveva l’apodo di “Zamorita”, in onore del più grande estremo difensore dell’epoca, col quale condivideva il nome di battesimo, Ricardo Zamora. Il giocatore più rappresentativo di quella squadra è Vicente Rodríguez Méndez, autentico pioniere del calcio a L’Avana.

Cuba batte la Jamaica per 3-1, ma quattro giorni più tardi fa anche meglio, affrontando i centramericani dell’Honduras e sconfiggendoli due volte di fila. Prima con un implacabile 7-0, con quattro gol di Mario Lopez, e poi per 4-0, a riprova del fatto che gli isolani, con alle spalle oltre 20 anni di esperienza nel calcio, erano al tempo molto più avanti della concorrenza regionale, fatto salvo il Messico. Il 30 marzo, davanti a 10mila spettatori in festa, vincendo in rimonta contro la Costa Rica per 2-1, Cuba conquista la medaglia d’oro nel calcio senza concedere punti agli avversari, soprattutto grazie alle eroiche prestazioni del portiere Zamorita.

Cuba non può partecipare alla prima Coppa Rimet che si tiene quello stesso anno, poiché si iscriverà alla FIFA solo due anni dopo. Prende invece parte alle qualificazioni per i Mondiali del 1934 previsti in Italia. Dopo aver superato Haiti, è costretta a cedere ai rivali regionali del Messico, nonostante la presenza del 21enne astro nascente Héctor Socorro, che sarà decisivo nella partecipazione ai mondiali francesi. L’anno giusto sarà infatti il 1938, anche se, in questo caso, il trucco c’è. Le federazioni calcistiche centramericane sono in boicottaggio, dal momento che non è stata rispettata la presunta alternanza promessa da Rimet con riguardo ai continenti del Paese ospitante. Dopo l’Italia, è la Francia ad ospitare i mondiali.

Cuba ai mondiali su invito, mentre sull’isola c’è la selezione basca in torunée

Per ragioni di opportunismo legate al successo che il calcio assume nella retorica del neo-dittatore Fulgencio Batista, che dominerà l’isola fino all’avvento di Castro, Cuba accetta l’invito alla massima competizione iridata e organizza una spedizione di 15 atleti in Francia. Nello stesso periodo in cui a Cuba arriva una delle selezioni più gettonate dell’epoca, quella Euzkadi (Paesi Baschi).

Formata da calciatori di primissimo livello, come Isidro Lángara (capace di vincere tre volte il trofeo “pichichi” di miglior cannoniere della Liga con il Real Oviedo, nonché miglior realizzatore del campionato messicano e due volte argentino, col San Lorenzo, nel corso della sua carriera). José Iraragorri, leggenda dell’Athletic Club di Bilbao che si aggregherà con lo stesso Lángara e Angel Zubieta al San Lorenzo de Almagro in Argentina.

La selezione basca giunge a Cuba al culmine di una tournée mondiale che l’aveva portata ad allontanarsi dal proposito iniziale di raccogliere fondi per i combattenti anti-franchisti, per stabilirsi in America Latina. Contro una simile ricchezza di talento, la Joventud Asturiana riesce a pareggiare una partita con un rocambolesco 4-4, rimontando tre gol di svantaggio, grazie ad un tasso tecnico e una grinta non indifferenti.

L’avventura di Cuba ai Mondiali termina al secondo turno

L’avventura mondiale per Cuba, date le splendide premesse del livello del campionato locale, non sarà una semplice presenza scenica. Al primo turno i cubani si trovano di fronte la Romania, nazionale di grande esperienza internazionale, per aver già partecipato alle prime due edizioni. Il 5 giugno 1938 allo Stade Munnicipal di Tolosa, i cubani fanno il loro esordio ai Mondiali. I tempi regolamentari terminano sul 2-2, col risultato finale di 3-3 nei 120 minuti.

Curiosità, la FIFA attribuisce ufficialmente i gol cubani ad una doppietta di Socorro e ad un gol di Magriña. Nella realtà dei fatti è accaduto il contrario, secondo quanto riportano le cronache ufficiali cubane. Non essendo previsti rigori, si procede alla ripetizione della gara. Il portiere Carvajales, nonostante l’ottima partita d’esordio, viene sostituito dalla riserva Ayra. Carvajales non è neppure in panchina (non sono ancora possibili le sostituzioni), ma commenta la gara per una radio. Si troverà ad assistere dalle tribune al primo successo di una nazionale caraibica ai Mondiali. La Romania passa ancora una volta in vantaggio con Dobay, ma nella ripresa fra il 51’ e il 57’ Socorro e Fernández ribaltano il punteggio e qualificano Cuba al turno successivo.

Ad attendere gli isolani, fisicamente devastati da 210 minuti di battaglia contro i rumeni, c’è la solidissima Svezia, più esperta ma anche freschissima, dato che è giunta ai quarti di finale senza giocare il turno precedente. Gli svedesi avrebbero dovuto affrontare l’Austria, che aveva però subito l’annessione della Germania. Agli ordini dell’allenatore Tapia, che ha guidato Cuba per tutto il meraviglioso decennio dei ’30, Carvajales, Socorro e compagni cercano un nuovo miracolo. Ma il campo reso pesante da un acquazzone accentua la stanchezza dei cubani e ne limita il tipico “passing game”, con gli isolani che ben presto soccombono sotto gli otto gol della Svezia, nonostante un’altra discreta prestazione di Carvajales.

Epilogo e ritorno a casa

Poco male. Al ritorno a La Habana la selezione cubana viene accolta dal tripudio dei connazionali, accorsi in massa per salutare la squadra e organizzare un festante omaggio. Alle celebrazioni si unisce persino la squadra Euzkadi, rimasta sull’isola per tutta la durata della trasferta mondiale cubana, dopo aver accettato di attendere la nazionale locale per giocare ulteriori amichevoli.

Ennesima testimonianza di quanto il calcio fosse cruciale nell’economia dello sport cubano, e di quanto gli atleti dell’isola venissero rispettati da tifosi e squadre visitanti. Per motivi di precedente appartenenza coloniale, il rapporto con la Spagna è centrale nella storia del calcio cubano. Ed è per questo che vale la pena menzionare l’esperienza dei pionieri cubani in Spagna, in particolare al Real Madrid.

Cuba non ha mai più partecipato a un mondiale. La FIFA stima, secondo un censimento del 2006, che meno del 10% dei cubani si interessi al calcio. Lotta, atletica, pallanuoto, pallavolo, boxe e soprattutto baseball sono sport largamente più seguiti. In un Paese che fa dell’amateurismo una concezione inderogabile, sono pochi gli atleti che riescono a lasciare Cuba in cerca di contratti remunerativi. Ma tutto questo sta cambiando, anche grazie ai nuovi giornalisti sportivi. Come Alexander Ramirez Tapanes e il suo Gol Cuba, che segue il campionato locale e la nazionale costantemente.

Fino allo scorso anno, inoltre, questi atleti una volta lasciato il Paese non avrebbero più potuto far parte della nazionale. Oggi invece la federazione cubana ha finalmente concesso una deroga. I cosiddetti legionarios possono quindi tornare a far parte della nazionale. Oppure finalmente prendervi parte, come l’esterno offensivo Onel Hernandez, che ha giocato anche in Premier ed è cresciuto in Germania con la madre.

 

Parte del testo è estratto da Sottoporta Review n.3 – Il Posto del Fútbol a Cuba – dello stesso autore, edito da Urbone Publishing.

Immagine di copertina: FIFA.com