Arrigo Sacchi, il Profeta di Fusignano e un rapporto difficile col padre
Luglio 1, 2020Per Lunedì Proletario, raccontiamo il rapporto conflittuale fra Arrigo Sacchi, il Profeta di Fusignano, e il padre. Alla fine avrà ragione Arrigo.
Amsterdam, 1972.
“Pronto papà, sono Arrigo. Senti volevo dirti che qui ad Amsterdam ho….”
“Ah sì lo so, bravo anzi bravissimo. Gli affari della nostra azienda all’estero stanno andando alla grande ed è tutto merito tuo, hai talento in questo settore.”
“Grazie. Però volevo dirti che in queste settimane qui spesso sono andato allo Stadio (De Meer) a vedere l’Ajax di Cruijff e ho delle idee in testa che secondo me se facessi l’allenatore potrei sviluppare con grandi risultati.”
“Ancora con questo calcio!? Capisco che ami questo sport ma fidati di me non sei portato per il calcio, già quando giocavi eri una schiappa e ora vuoi metterti a fare l’allenatore. Il tuo futuro è nella nostra azienda di scarpe sono sicuro che otterrai grandi soddisfazioni”
“Papà probabilmente hai ragione. Ma così non mi sento felice, non mi sento stimolato, sento la necessità di provare questa esperienza, sono sicuro che dando il massimo riuscirò a diventare un allenatore professionista. Ho già deciso il mese prossimo torno a Fusignano e vedo se posso cominciare ad allenare. E poi per diventare un buon allenatore non bisogna essere stati, per forza, dei campioni; un fantino non ha mai fatto il… cavallo. Ora devo andare ci sentiamo domani buonanotte.”
“Come preferisci Arrigo la vita è tua. Ciao!”
Nel 1973 Arrigo Sacchi diventa l’allenatore del Fusignano in seconda categoria Emiliano Romagnola.
Dopo 15 anni, e tanta gavetta, nel 1987 Silvio Berlusconi lo chiama alla guida del Milan aprendo uno dei cicli più vincenti della storia rossonera, conquistando tra le altre cose: 1 Scudetto, 2 Coppe dei Campioni (Champions League), 2 Intercontinentali. Non era un caso che, tra le tante stelle di quella squadra, spiccasse il trio olandese Van Basten, Gullit e Rijkaard.