Primo maggio, festa dei lavoratori. I diritti sindacali nel calcio
Luglio 1, 2020In occasione del primo maggio, la festa dei lavoratori, affrontiamo la tematica dei diritti sindacali dei calciatori professionisti, ripercorrendo le varie tappe che hanno portato al riconoscimento normativo del calciatore come una professione.
Nell’estate 2011 il campionato di Serie A ha posticipato la data di inizio del campionato a causa di uno sciopero indetto dall’ AIC. Per comprendere il significato dello sciopero del 2011 è necessario fare qualche passo indietro nel tempo.
Innanzitutto è opportuno precisare che l’ordinamento costituzionale italiano riconosce il diritto di scioperare dal lavoro all’articolo 40 della costituzione, rubricato nel titolo terzo rapporti economici. Sostanzialmente oggetto dello sciopero è un’ astensione collettiva dal luogo di lavoro al fine di sollecitare condizioni migliori dell’attività lavorativa.
Excursus Storico
Il riconoscimento di un calciatore come atleta professionista è datato ancor prima della nascita della Repubblica. La Carta di Viareggio 1926 oltre ad aver strutturato il calcio italiano nel modo in cui lo conosciamo oggi, ha anche aperto la via al riconoscimento degli atleti come professionisti. L’intento non era quello di riconoscere diritti di libertà tra cui anche sindacali dei calciatori, vista la delicata questione politica del momento storico, ma porre un argine al calciomercato con cui le squadre più ricche acquistavano calciatori, creando deiveri e propri scandali.
Bisognerà attendere oltre 40 anni dal riconoscimento per il primo –timido- episodio di protesta nel calcio italiano. L’undici maggio del ‘69 (giorno in cui la Fiorentina raggiunse il suo secondo e ancor’ultimo scudetto) i calciatori minacciarono uno sciopero. Ottenendo l’abrogazione della norma che permetteva alle società di ridurre gli emolumenti del 40% se i giocatori non avessero raggiunto un determinato numero di presenze. Non è un caso che il primo sciopero sia avvenuto in quegli anni, probabilmente da impulso fece la rivoluzione culturale del ’68.
Negli anni non mancarono altri esempi ma la protesta era sempre di ritardare l’inizio degli incontri. La data spartiacque fu il weekend del 16-17 marzo 1996. Per la prima volta nella storia del calcio italiano una giornata di serie A fu rinviata per sciopero. Il tratto comune fra gli scioperi del 96 del 2011, gli unici momenti in cui il calcio italiano si è fermato, è la tutela dei più “deboli” della categoria: i calciatori dei campionati minori. La visibilità e il clamore mediatico dei colleghi del “piano di sopra” hanno portato all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica le loro istanze. Perché il calcio non è fatto solo di superstar mega miliardarie ma è anche piccoli mestieranti che portano avanti famiglie. Buon primo maggio a tutti i lavoratori.