The Real Captain Tsubasa, Kazu Miura
Luglio 3, 2020Esiste, nella realtà, una storia simile a quella della fortunata serie di cartoni animati, conosciuta in Italia col nome di Holly e Benji (Captain Tsubasa)?
Esiste.
C’era una volta un ragazzetto con la passione per il calcio, che camminava con un pallone dal quale non si separava mai, neppure per andare a dormire…
Ok, stavamo scherzando.
“Hohayogosaimasu, watashi wa Kazu Miura desu”. Chissà come deve essere uscito fuori, nel 1982, al quindicenne Miura, “Bom dia, eu sou Kazu Miura”, quando si recò in Brasile per un provino con la Juventude de Sao Paulo.
Miura non era il cognome del padre. Bensì della madre.
In Giappone due cose sono certe: la connessione coi nipponici del Sudamerica, laddove in Brasile e Perù esistono le due più grandi comunità giapponesi all’estero, perfettamente integrate in una rete di politici e imprenditori con forti legami con Tokyo.
E il concetto di vergogna.
Il padre di Kazu era un affiliato della Yakuza.
Miura a calcio sa giocare. Magari non è cresciuto col poster di Maradona in cameretta (per ovvia vicinanza d’età), ma è un attaccante capace di crescere tecnicamente in Brasile, guadagnandosi contratti con Santos e Palmeiras.
Nel 1994, grazie alle generose donazioni degli sponsor nipponici (Kenwood), diventa il primo giocatore giapponese a giocare in seria A, sponda Grifone.
Fin qui, un pioniere. Ma è col suo gol nel derby della Lanterna (poi vinto dalla Samp 3-2) che Miura entra definitivamente nella storia del calcio.
Baresi gli spacca la mascella con un’entrataccia e di Miura in Italia si ricorderà poco altro. Ma è già tantissimo per un Paese ancora abbastanza chiuso come il nostro. Anche se, al termine della stagione, il Genoa retrocederà nello spareggio salvezza, ai rigori, contro il Padova. Nota a margine, fu questa l’ultima partita di Gianluca Signorini con la maglia rossoblù (passò al Pisa nella stagione successiva), scomparso tragicamente per SLA solo sette anni più tardi.
Senza Miura non esisterebbero i Nakata, il Giappone sarebbe solo un manga nelle mani di una ristretta cerchia di adolescenti.
Oggi Kazu non ne vuol sapere di appendere le scarpette al chiodo.
A 53 anni è diventato con lo Yokohama il più vecchio calciatore professionista al mondo. Oggi ha prolungato fino al 2022 col club nipponico, anche se non va in gol da 3 anni.
Captain Tsubasa, sta ancora percorrendo il verde prato manga nipponico.