Essendo uno Stato abbastanza anziano, quindi, non ha vissuto in maniera diretta la dicotomia colonizzato/madrepatria. Solo il 2.5% della popolazione attuale è di etnia afroamericana e lingua madre inglese.
Perché allora la Liberia è da 40 anni uno degli stati più poveri d’Africa? Una delle ragioni va ricercata nel susseguirsi di colpi di stato militari e guerre civili che l’hanno dilaniata, costringendo centinaia di migliaia di profughi a lasciare Monrovia per paura di ritorsioni etniche e politiche, riducendo l’economia ad un colabrodo. Le importanti risorse del sottosuolo, vengono invece sfruttate da aziende americane.
In questo momento, l’atleta liberiano più in vista è il cestista NBA Eric Paschall, nato negli Usa da profughi liberiani. Da una stagione gioca per i Golden State Warriors.
Ma l’uomo più importante del Paese, il Presidente, è stato inserito dalla FIFA nel 1999 al primo posto fra i calciatori africani del Secolo Breve. Il Pallone d’Oro 1995, George Weah.
Nato in una delle baraccopoli più povere della periferia di Monrovia, la storia di King George può essere considerata una battaglia d’amore e resilienza. Amore per il suo Paese (il motto dei coloni della nazione liberiana è “l’amore per la libertà ci ha condotti qui“) e sete di cultura (durante la sua carriera di calciatore Weah ha conseguito una laurea in amministrazione sportiva a Londra e ricevuto un dottorato onorario in Scienze Umanistiche in Liberia).
Presidente dal 22 gennaio 2018, ha vinto le elezioni dopo due tentativi precedenti andati a vuoto. La sua politica interna è improntata alla pacificazione dei conflitti fra gruppi etnici, alla concessione della nazionalità liberiana ai “bianchi” e al miglioramento dell’economia agricola. In politica estera, grazie al suo immenso carisma, ha portato avanti rinnovate relazioni internazionali con Paesi vicini e stretto una partnership col Senegal.
Il suo unico rimpianto, afferma, è di non essere mai riuscito a portare la Liberia ai Mondiali. Avrebbe potuto scegliere la Francia o gli Usa (come suo figlio Timothy, acquistato dal PSG), ma ha preferito restare fedele al suo Paese, conducendolo comunque a due edizioni della Coppa d’Africa.
Dal punto di vista sportivo, Weah ha dimostrato a più riprese una tecnica, potenza e forza atletica innate.
Come quando, reduce dall’aver contratto la malaria al suo ritorno a Parigi dopo una visita ai familiari in Liberia, fu costretto dal presidente parigino a viaggiare con la squadra per la trasferta di Coppa Uefa al San Paolo di Napoli. Con 38.5 di febbre, Weah segnò due gol con una furia agonistica mai vista, eliminando i partenopei.
Oppure come quando, alla sua prima presenza nel
Milan,
segnò dopo 6 minuti al Padova e diede l’assist per il secondo gol di
Baresi, che dirà di lui
“insieme a Van Basten è l’attaccante più forte con cui ho giocato”.
Durante le qualificazioni al mondiale di Corea e Giappone, la Liberia esordisce male contro il Sudan in un girone di ferro che conta anche Nigeria e Ghana.
Dopo la sconfitta di Khartoum, Weah raccoglie i suoi in preghiera e promette: “fidatevi di me, vi porterò ai mondiali”. Chiede all’allenatore di spostarlo a centrocampo, davanti la difesa, col cugino Wreh unica punta.
La Liberia batte la Nigeria e vince in Ghana.
Sembra fatta. A due giornate dal termine ai liberiani basta un pari con la Nigeria. Ma a Lagos le Aquile si impongono 2-0.
Si arriva alla partita con il Ghana a Monrovia, con un intero Paese in fervente attesa. Serve una vittoria per superare i nigeriani. La Liberia è costretta a sbilanciarsi e perde le redini della difesa. In contropiede il Ghana segna due gol ed elimina Weah e compagni, che mancano la Coppa del Mondo per un punto.
A 51 anni King George torna in campo in amichevole contro la Nigeria, per celebrare la sua carriera e ritirare il numero 14 dalla nazionale.
Chiude con 2 Scudetti al Milan e uno in Francia col PSG, più svariate coppe nazionali, titoli liberiani e un campionato camerunense.
In occasione delle votazioni per l’edizione 2026 dei Mondiali, si schiera contro i Paesi africani (che votavano in massa il Marocco), sostenendo la triplice candidatura Usa Canada Messico e il mondiale a 48 squadre voluto da Infantino.
Il ragazzo arrivato in Italia col tormentone “ciao a tutti belli e brutti”, che ha posato per famosi marchi d’abbigliamento e reso l’Africa uno stile di vita apprezzato anche dal bigottismo occidentale degli anni Novanta, è ora uno degli uomini più importanti del suo continente.
Una bella rivincita per George Weah, Presidente della Liberia, nato nella baraccopoli di Clara Town, Monrovia.