L’attentato alla nazionale del Togo durante la Coppa d’Africa 2010

L’attentato alla nazionale del Togo durante la Coppa d’Africa 2010

Luglio 4, 2020 0 Di Luca Sisto

L’attentato alla nazionale del Togo in Coppa d’Africa del 2010, che causò 3 morti. I ricordi di Adebayor e le motivazioni politiche.
Gli Sparvieri di Capitan Adebayor sono a fine ciclo. Dopo la partecipazione ai Mondiali del 2006, prima nella storia, mancano quella per i Mondiali Sudafricani, ma nel gennaio 2010 prendono parte alla Coppa d’Africa in Angola, inseriti nel complicato gruppo B con la Costa d’Avorio di Drogba e il Ghana di Essien.
L’allora bomber del Manchester City ricorda:
“abbiamo fatto la preparazione a Pointe Noir, in Congo (Brazzaville), da lì l’8 gennaio ci siamo spostati verso il confine”.
Il gruppo del Togo prevede che le partite si tengano a Cabinda, nell’omonima regione, enclave angolana fra Congo Brazzaville e Rep. Democratica del Congo (Congo Kinshasa, ex Zaire). Nella zona di confine, si attraversa una strada che taglia la foresta. È un’area pericolosa, dove si combatte da decenni una guerriglia fra le forze regolari angolane e il Fronte di Liberazione dell’Enclave di Cabinda (FLEC). Quest’ultimo è formato da attivisti, politici, intellettuali e da alcune frange di lotta armata che non rispondono ad un’unica testa. Ciò lo rende imprevedibile ma anche meno unitario e più facile da tenere a bada. Sin dal momento in cui il Portogallo ha riconosciuto la Regione come appartentente all’Angola, a fine anni ’50, si sono registrati scontri con il governo centrale di Luanda.
Il FLEC insiste molto sull’aspetto dell’approvvigionamento delle risorse petrolifere da parte di Luanda, condotto in un regime di sfruttamento e repressione. Essenzialmente, Cabinda, viene concepita come una colonia, senza alcun beneficio per gli abitanti della Regione. Il 60% delle risorse petrolifere dell’Angola viene da Cabinda, facendo del Paese il secondo esportatore di petrolio africano dopo la Nigeria.
Con queste premesse, la CAF (il massimo organo confederale calcistico africano) ha raccomandato di utilizzare aerei per spostarsi dentro e fuori dal Paese durante la Coppa d’Africa.
La Federazione Togolese, trovandosi Pointe Noir a 100 km da Cabinda (si badi bene, è comunque un tratto di strada che nulla ha a che vedere con il nostro concetto di strada), decide di spostarsi in pullman.
Nonostante non fosse stata ufficialmente autirizzata la manovra, i togolesi si procurano una scorta privata di blindati con 10 uomini che li attendono al confine.
I giocatori non sospettano nulla. C’è un clima di festa a bordo, alcuni hanno le cuffie per la musica, altri giocano a carte in fondo al pullman.
Non passano più di 15 minuti di cammino che, ricorda ancora Adebayor
“udimmo alcuni spari provenienti dalla foresta, ci mettemmo a ridere – ma di lì a poco ci rendemmo conto di essere sotto tiro”.
Un sotto-apparato militare del FLEC avrebbe rivendicato l’attacco. Circa 15 uomini armati cominciano a sparare con mitra all’indirizzo di pullman e blindati. Giocatori e staff si fiondano a terra sotto i sedili, ma per alcuni a bordo è gia tardi. L’autista angolano è ferito a morte. Muoiono per le ferite riportate anche l’allenatore in seconda e l’addetto stampa. Il portiere Obilale e il difensore Agakpo restano gravemente feriti.
Il fuoco dei guerriglieri si concentra però maggiormente sul pullman che trasporta i bagagli: fu questo, oltre all’intervento tempestivo della scorta, a salvare molte vite.
Rodrigues Mingues, uno degli uomini di punta del FLEC, sostiene che il vero obiettivo fossero i militari e che non c’era una reale intenzione di colpire i calciatori.
Adebayor racconta:
“siamo stati bersagliati da colpi di mitra per 30 minuti almeno – vedevo compagni a terra in una pozza di sangue, ovunque mi girassi, feriti più o meno gravi – presi il telefono e chiamai mia moglie, incinta, grazie al cielo rispose subito – le dissi ascolta bene! Potremmo non rivederci più, se è maschio chiamalo Emmanuel Jr., se è femmina Princess Emmanuela” – mi rispose “ma di cosa diavolo stai parlando?” – quando udì gli spari la sua voce ruppe nel pianto e le dissi “questo è un addio”.
In un tempo che verosimilmente va dai 15 ai 30 minuti i guerriglieri vengono messi in fuga.
Nelle ore immediatamente sccessive vengono arrestate un totale di 10 persone fra paramilitari e attivisti del FLEC. Il governo angolano ne ha approfittato per un ulteriore giro di vite sul dissenso nella Regione.
I giocatori del Togo raggiungono finalmente i loro alloggi e viene indetta una riunione per decidere il da farsi. Ma interviene la Federazione togolese e toglie tutti dall’imbarazzo della scelta: si torna a casa, stavolta in aereo.
Il Togo viene squalificato e subisce sanzioni che si ripercuoteranno sul quadriennio successivo. Adebayor lascia momentaneamente la nazionale. Alcuni smettono di giocare per lo shock. Altri, come Obilale, salvo per miracolo, portano ancora nello stomaco frammenti di proiettili e i segni di profonde ferite.
Per l’autista angolano Mario Adjoua, l’assistente allenatore Abalo Amelete e l’addetto stampa Stanislas Ocloo, invece, non ci fu nulla da fare.
Nell’immagine copertina della BBC, Adebayor negli istanti immediatamente successivi all’attacco.