L’Inghilterra ai mondiali 1950: il triste esordio dei maestri del gioco

L’Inghilterra ai mondiali 1950: il triste esordio dei maestri del gioco

Luglio 7, 2020 0 Di Luca Sisto

L’Inghilterra ai Mondiali del 1950 fece il suo esordio nella competizione, ma fu anche il momento in cui si rese conto di non essere il top.

Nella sconfitta di Wembley del ’53 per 3-6 contro l’Ungheria, gli inglesi si resero conto di avere molto terreno da recuperare per tornare ai vertici del football.
Ma le umiliazioni, in realtà, retrodatano alla seconda giornata del mondiale brasiliano del ’50. Gli Usa si erano presentati con una nazionale di dilettanti, fra i quali spiccavano personaggi come Frank Borghi, italo-americano autista di carri funebri, e uno studente haitiano della Columbia University, Joe Gaetjens, di sera lavapiatti in un ristorante creolo accanto al campus. Gaetjens non aveva neppure la cittadinanza americana, ma l’aveva richiesta: tanto bastava per la ben oleata burocrazia statunitense dell’epoca in fatto di Soccer.

Gli inglesi, alla loro prima partecipazione ai mondiali, competizione a causa della quale erano usciti dalla FIFA, per la paura, fondata, di togliere dignità alla disciplina calcistica alle Olimpiadi, avevano altresì convocato i migliori a disposizione. Fra questi, il futuro primo pallone d’oro Sir Stanley Matthews, e l’autore del gol che porta il suo nome, “alla Mortensen”, nello 0-4 contro l’Italia del ’48. Un’Italia con 6 elementi del Grande Torino. Stan Mortensen realizzò il primo gol di quella gara di esterno dalla linea di fondo con un angolo ritenuto impossibile da chiunque, Bacigalupo compreso, e da allora quel tipo di marcatura nel gergo italiano viene definita a partire da lui.
C’era pure Alf Ramsey, che avrebbe atteso 16 anni, diventando CT dell’Inghilterra e vincendo i mondiali di casa, per riscattare quel giorno.

Gli USA, dati 500-1 per i mondiali e 50-1 per quella partita, vinsero 1-0 con bel gol di testa di Joe (chi se non lui) Gaetjens.
Leggenda narra della telegrafica comunicazione del risultato in quel di Albione: la stampa inglese battè 10-1, sicura dovesse esserci un errore di comunicazione. Solo qualche ora dopo uscì con la versione definitiva: l’Inghilterra aveva perso 1-0. In realtà, di leggenda appunto si tratta: l’episodio non è mai accaduto, ma è assolutamente vero che i principali giornali sportivi inglesi non diedero troppo risalto alla partecipazione della nazionale ai Mondiali.

L’uscita di scena dell’Inghilterra ai Mondiali del 1950 e la tragica scomparsa di Gaetjens

Nella terza giornata bisognava battere la Spagna per accedere al girone finale, concepito per la cervellotica formula di quell’unico mondiale. La Spagna vinse però 1-0 con gol di Zarra e gli inglesi tornarono mestamente a casa.

Proprio gli spagnoli, nel girone finale, riuscirono a pareggiare 2-2 contro l’Uruguay, determinando le condizioni per cui, al Maracanã, al Brasile sarebbe bastato un pari contro la Celeste per diventare campione.

Mai era accaduto prima, e mai sarebbe successo in seguito, che i Mondiali si decidessero con una classifica di un gruppo finale e non con una finalissima vera e propria. Ma quella fra Brasile e Uruguay sarebbe stata, comunque, una finale atipica, col Brasile incapace di gestire il vantaggio e i due risultati a disposizione.

Joe Gaetjens non divenne mai cittadino americano. Lasciò il college e si trasferì in Francia per giocare a calcio. Pochi anni dopo fece ritorno ad Haiti, giocando anche per la nazionale locale, prima di diventare imprenditore.
La sua fortuna svanì con l’ascesa al potere del tirannico Francois Duvalier, che i fratelli di Gaetjens avevano osteggiato. Nel 1964 fu catturato e di lui non si seppe nulla, fino alla scomparsa del dittatore. Fu allora che una nota raggiunse la famiglia di Gaetjens, confermando la morte di Joe.

Immagine di copertina tratta dalla BBC.