Sogno Granata: Tosatti e il Grande Torino di Ferruccio Novo

Sogno Granata: Tosatti e il Grande Torino di Ferruccio Novo

Luglio 7, 2020 1 Di Luca Sisto

Sogno Granata, Tosatti e il Grande Torino di Ferruccio Novo: il nostro omaggio onirico a partire dalla cartolina spedita dal padre a Giorgio da Lisbona e ripubblicata dai familiari come inestimabile cimelio.
“Ciao Giorgio, ben arrivato”
“Papà…?”
“Prego entra pure, ti stavamo aspettando…”
“Siete tutti più giovani di me, eppure…” sibillò Giorgio, come se non capisse perché si trovava lì. Prese posto di fianco a Renato, suo padre. Intorno, seduti ben composti, poteva riconoscere il volto fiero della storia del giuoco del calcio.
C’erano tutti. Da Valentino Mazzola al direttore tecnico Erbstein. Loik, Gabetto, i fratelli Ballarin (Gandolfi ce l’aveva ancora con loro per averlo lasciato a Torino), Maroso, Rigamonti, Menti, Ossola, Bacigalupo, Ossola, Grezar, Martelli, Castigliano… Tutti i membri del Grande Torino. E c’erano, seduti accanto, il presidente Ferruccio Novo e Vittorio Pozzo, proprio loro! “E dire che non si stimavano”, pensò fra sè Giorgio, tanto che Pozzo non partì per Lisbona, gli fu preferito Cavallero. “Toh guarda, ci sono anche lui e Casalbore! Sapesse che fine hanno fatto fare al suo giornale…”
“Giorgio, caro, hai portato la cartolina?”
“Quella che mi hai spedito da Lisbona? Sì, l’ho presa dal cassetto e l’ho mostrata a Marco, prima dell’operazione”.
“Bravissimo, come immaginavo sei un uomo intelligente”.
“Ti ringrazio, non me l’hai mai detto, ma ero certo fossi fiero di me. Eppure, un’estate fa, prima di vincere i Mondiali, sembravano averlo dimenticato. Sai, era diventato un tutti contro tutti. Pensa, io che sono cresciuto con i tuoi principi, mi hanno tirato in ballo…”
“Non importa Giorgio. Lo sai come sono i giornali. Ai miei tempi non sarebbe successo, almeno non così”.
“Giorgio – intervenne il Dott. Pozzo – te l’ho detto che li abbiamo giocati poi?”
“Egregio Dott. Pozzo, è proprio Lei? Mi onora vederla qui ad accogliermi…”
“È il minimo, tanti bei momenti…ma dammi del tu, qui i convenevoli non contano. Ti dicevo, siamo partiti in aereo per il Brasile nel ’50, col blocco del Grande Torino scelto da me..”
“Avresti dovuto vedere Valentino…ha dominato i mondiali…- fece Novo – Peccato non aver potuto giocare 4 anni prima, non ci sarebbe stato nulla da fare per nessuno. Abbiamo pareggiato con Brasile e Uruguay, poi sai com’è andata. Gli uruguaiani hanno battuto il Brasile e si sono laureati campioni del mondo. Ero lì, I brasiliani erano disperati. Noi secondi, ci credi?”
“Papà, Vittorio, Ferruccio, non capisco, quel 4 maggio…”
“Giorgio, non c’è nulla da capire – disse Renato – Qui il tempo non esiste. Non c’è nessuna Superga, a parte la collina con la Basilica. Qui, solo pace”.
“E bel gioco!” Aggiunsero in coro Erbstein e Lievesley.
“E bel gioco…!” Gli diede spago Mazzola.
“Mi sembra di sognare. Ma adesso, pregherei Lorsignori di lasciarmi un momento da solo con Renato”.
“Un momento? Caro Giorgino, qui non esistono momenti. Il tempo è un concetto relativo alla Terra. Questa è un’altra dimensione. Vieni, ti spiego…”
“Ok, papà, come tu vuoi”.
Tutti uscirono dalla stanza, colmi di un sorriso beato, come angeli che non smettono di volare.
E Giorgio comprese quanto valore potessero avere pochi minuti, nell’eternità di un attimo.
4 maggio 1949, ore 17.03. Per sempre Toro.
(foto copertina tratta da Il Secolo XIX) si ringrazia Marco Tosatti per aver mostrato al mondo questo prezioso e intimo cimelio.