Brasile-Danimarca 1998 in Francia, fu probabilmente la partita più bella di quell’edizione. L’ultima di Michael Laudrup con la maglia danese.
Quarto di finale fra i verdeoro del CT Mario Zagallo e gli scandinavi guidati da Mister Bo Johansson.
Entrambe le squadre sono reduci da un ottavo superato in scioltezza, con un poker in bello stile rifilato rispettivamente a Cile e Nigeria.
Il Brasile scende in campo col suo consolidato 4-2-2-2. Davanti a Taffarel, linea a 4 con Cafu, Aldair, Baiano, Roberto Carlos. Doble pivote con capitan Dunga e l’inconsueto bomber Cesar Sampaio, reduce dalla doppietta al Cile dopo aver steso praticamente da solo la Scozia nella gara inaugurale. Rivaldo e Leonardo agiscono alle spalle delle punte, Ronaldo (che verrà eletto miglior giocatore della competizione) e Bebeto, altro reduce della vittoriosa spedizione americana.
La Danimarca è al canto del cigno di una generazione dorata, che a partire dall’ottima figura di Messico ’86, si è presa la medaglia d’oro, da ripescata (al posto della disintegrata
ex Jugoslavia) agli
Europei del ’92.
Davanti al miglior portiere del mondo, Peter Schmeichel, difesa a 4 con Colding, Rieper, Hogh e Heintze; mediana a 3 con Nielsen, Helveg e Jorgensen; sulla trequarti agisce capitan Michael Laudrup (all’ultima gara con la nazionale e in carriera), pronto ad innescare il fratello Brian e Möller, preferito a Sand.
Pronti via, dopo due minuti, sugli sviluppi di un calcio di punizione battuto corto, Brian Laudrup scatta sul fondo e pesca al centro Jorgensen, trovando impreparata la retroguardia brasiliana. 1-0 Danimarca.
Dopo il gol i danesi stringono le maglie intorno a Ronaldo.
Zagallo a questo punto, chiede al Fenomeno di agire qualche metro più indietro, per creare superiorità numerica sulla trequarti e liberare gli inserimenti di Rivaldo, lasciando a Bebeto il compito di dare profondità.
Alla prima occasione, Ronaldo in mezzo a tre avversari regala a Bebeto un assist maradoniano, con un sinistro in controtempo. Bebe scatta sul filo dell’offside e pareggia i conti.
Ronnie si ripete poco dopo. Dunga ruba palla ad un Thomas Helveg troppo audace in fase d’impostazione, la palla arriva tra i piedi del Fenomeno che serve l’inserimento di Rivaldo: lob in corsa sull’uscita di Schmeichel, 2-1 Brasile.
Nel secondo tempo la partita resta bellissima.
Il Brasile come suo solito fa e disfa, ma la Danimarca è squadra vera. Su un campanile in area, Roberto Carlos tenta un’improbabile rovesciata ciccando il pallone: Brian Laudrup non si fa pregare, addomestica la sfera e spara sotto l’incrocio battendo Taffarel sul primo palo.
I danesi sembrano poter sfruttare l’inerzia della gara, ma Rivaldo in versione deluxe non è d’accordo. Il 10 del Barça sfugge alla marcatura di un pessimo Helveg e spara un sinistro radente dai 25 metri. Il portiere dello United, non esente da carenze di piazzamento, sfiora senza deviare la traiettoria che si insacca nell’angolino basso.
Prima Taffarel è costretto agli straordinari sul subentrante Sand, poi è il difensore Rieper, a ridosso del ’90, a centrare il legno di testa, vanificando l’ultima chance per gli scandinavi.
La Danimarca esce da France ’98 a testa altissima. Michael Laudrup lascia la nazionale, che non vivrà più i fasti di un tempo.
Il Brasile trova l’Olanda in semifinale.
La grande prova di Ronaldo è sufficiente per portare una bella gara fino ai rigori, che sorridono alla Seleçao.
Le convulsioni di Ronaldo alla vigilia della finalissima con la Francia, sono il presagio che precede la disfatta.
Il Fenomeno, incalzato da media e sponsor, convince Zagallo a schierarlo titolare, ma il suo sguardo basso e spento tradisce le reali condizioni fisiche.
Il Brasile resta negli spogliatoi, e
cede sotto le testate di Zidane. Emmanuel Petit chiuderà i conti per il 3-0 finale, che regala ai transalpini la prima gioia mondiale della loro storia.
Si ripeteranno 20 anni dopo in Russia.
Ma questa, è un’altra storia.