Argentina-Germania Ovest, Messico ’86, è stata una finale non particolarmente spettacolare, ma senza dubbio tra le finali più emozionanti e cariche di tensione della storia.
Antefatti e soluzioni tattiche
I tedeschi hanno scommesso su
Burruchaga e
Valdano, ingabbiando
Diego Maradona come piano partita.
Diego aveva infatti distrutto letteralmente da solo la difesa belga in semifinale, infilando due volte il portierone dai guanti giganti,
Jean Marie Pfaff: primo gol con uno scatto in profondità e pallonetto d’esterno sinistro su assist di Burruchaga; il secondo mettendosi in proprio, saltando netto un avversario, aggirando altri due difensori e superando Pfaff con un gran diagonale. Aveva inoltre sfiorato la tripletta sempre con un’azione personale e aveva servito, dopo l’ennesima straordinaria giocata a spaccare la difesa, un assist a Valdano meraviglioso, con quest’ultimo che spediva alto a porta vuota.
Il CT Beckenbauer invece, aveva portato in finale i tedeschi, superando di misura il Marocco agli ottavi, il Messico ai rigori e la Francia per 2-0 in semifinale.
Argentina e Germania Ovest presentano un assetto tattico abbastanza simile. Difesa albiceleste con, davanti al portiere Pumpido, due marcatori come Ruggeri e Cuciuffo e il compianto Tata Brown libero. Difesa obbligata da inizio competizione complice l’infortunio occorso a Passarella. Centrocampo con Batista e Enrique interni, Olarticoechea a sinistra, Giusti a destra, el Diez ad innescare Valdano e gli inserimenti di Burruchaga. Una squadra solidissima che affidava la fase offensiva completamente al genio di Diego.
Risponde la Germania Ovest con
Lothar Matthaus e
Eder che controllano da molto vicino Maradona. Difesa a 5, davanti a
Schumacher con, da destra verso sinistra,
Berthold, Jakob, Forster, Briegel e Andreas Brehme; il 10 è
Felix Magath che ha il compito di servire
Rummenigge e Allofs.
Rudi Völler, autore del secondo gol contro la Francia, parte dalla panchina.
La partita
La tattica attendista dei tedeschi non paga.
Dopo 20 minuti bloccati, da una punizione di Burruchaga nasce il cross del vantaggio argentino: Schumacher esce a vuoto e Brown di testa fa 1-0.
La situazione non cambia per il resto della prima frazione. Nel secondo tempo Beckenbauer alza il baricentro e dà più peso offensivo inserendo l’allora bomber del Werder, Völler, al posto di uno spento Allofs. Ma è l’Argentina a trovare il doppio vantaggio al ’73 con un contropiede che Valdano finalizza alla perfezione battendo il portiere tedesco con un diagonale in uscita.
L’Albiceleste stacca un po’ la spina e pensa solo a difendere. Ma dare per morta la Germania Ovest è un errore da evitare, sempre.
Su due azioni d’angolo fra l”81 e l”84, prima Rummenigge accorcia poi Völler, sempre di testa, fa zweite-zweite.
Quando sembrano materializzarsi i supplementari,
Maradona, annullato quasi completamente per tutta la gara, si gira nel cerchio di centrocampo in un fazzoletto e, fra quattro avversari, serve
Burruchaga (nella foto copertina) in profondità con un passaggio geniale. Il n.7 supera Schumacher con un tiro che passa sotto le gambe del portiere tedesco proteso in uscita disperata.
È il 3-2 che consegna la Coppa agli argentini e
consacra Diego Armando Maradona ad eroe nazionale e calciatore più forte al mondo.
Dopo Argentina-Germania Ovest di Messico ’86: l’eredità calcistica di Diego
Tornano in mente le parole di Bochini, convocato ai mondiali come riserva di Maradona. Bochini era il giocatore preferito del padre di Diego e, di conseguenza, del Diez. Sul pullman diretto al ritiro albiceleste, i giocatori si erano rivoltati contro il CT Carlos Biliardo, reo di aver vietato l’ingresso alle donne in sede. Bochini, saggiamente, prese la parola e placò gli animi in modo molto semplice:
“ragazzi, invece di lamentarvi, pensate che se vinciamo i mondiali potrete scoparvi tutta l’Argentina…”
Ma questa, come già sapete, è un’altra storia.
Immagine di copertina tratta da Wikipedia – origine dalla rivista El Gráfico
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