Romania-Argentina a USA ’94 è la sfida fra Hagi e Batistuta, reduci da una stagione in serie B, il primo al Brescia il secondo alla Viola.
Cos’hanno in comune Gheorghe Hagi e Gabriel Omar Batistuta? Una dolorosa retrocessione. Una rapida risalita. E gli ottavi di finale di USA ’94.
Il campionato di serie A 1992-93 si era concluso con Udinese, Brescia e Fiorentina a 30 punti. Viola giù, Udinese e Brescia allo spareggio in base alla classifica avulsa. In gara unica, i friulani ebbero la meglio per 3-1 sulle Rondinelle spedendo Hagi e compagni in B. La Fiorentina dominò la serie cadetta 1993-94 e Batistuta riguadagnò la chiamata nella Seleccion da protagonista. Hagi e il Brescia ebbero maggiori difficoltà, ma da marzo in poi il Maradona dei Carpazi entrò in forma mondiale e il Brescia fu promosso in A. Lo attendeva la chiamata della Romania e lo aveva voluto, per la stagione successiva, Cruijff a Barcellona.
Finalmente Gheorghe era tornato il fotbalista de rasa, soprannome che gli avevano affibbiato in patria ai tempi del regime di Ceausescu, quando Valentin, figlio altrettanto terribile del dittatore romeno, costrinse lo Sportul Studentesc a cederlo allo Steaua Bucarest, fresco campione d’Europa, per supportare la squadra nella Supercoppa Europea del 24 febbraio 1987 contro la Dinamo Kiev di Lobanovskij, in una partita in salsa esteuropea particolarmente sentita.
Hagi, allora ventunenne, firmò con un calcio di punizione di collo esterno sinistro da 30 metri, deviato dalla barriera, il gol che decise la Coppa.
Quando l’indomani lo Sportul reclamò indietro il suo calciatore, Valentin rispose che Hagi, adesso, faceva parte a titolo definitivo dello Steaua. Hagi fu decisivo nel portare la rivalità nell‘eternul derby di Bucuresti, con la Dinamo, dalla parte dei Rossoblu.
Argentina e Romania si erano già incontrate a Italia ’90. Un pareggio che consentì ad entrambe di passare il girone. In quell’occasione Hagi e Maradona si erano affrontati alla pari, a colpi di mancino. Il Maradona, quello vero, e la sua replica ben riuscita. Non fu lo stesso a USA ’94. L’efedrina riscontrata nel sangue di Diego, dopo la prova condita da due assist per Caniggia contro la Nigeria, risultò nella squalifica che avrebbe privato l’Albiceleste del suo totem. L’urlo alla telecamera in occasione del gol alla Grecia, l’urlo di chi reclamava il suo posto sul trono, si strozzò nella gola dei milioni di tifosi argentini.
Come Sansone privato dei suoi capelli, l’Argentina perse dapprima 2-0 contro la Bulgaria nella terza gara del girone, poi contro la Romania agli ottavi, grazie a due gol di Dumitrescu e a un gol di Hagi, con il buon Ilie che gli aveva restituito il favore in contropiede.
A nulla valsero il momentaneo 1-1 di Batigol su rigore generoso concesso per atterramento dello stesso bomber di Reconquista, e il 2-3 di Abel Balbo. Hagi (nella foto copertina FIFA.com mentre supera di forza Basualdo) fu il miglior giocatore di quella gara, e l’assist per il secondo gol di Dumitrescu è una perla con incise le iniziali di una leggenda.
La Romania si arrese ai quarti ai rigori contro la Svezia, tradita dal solitamente affidabile centrale Belodedici (uno che ha vinto la Coppa Campioni con due squadre come Steaua Bucarest e Stella Rossa Blegrado), autore per la verità di un gran bel torneo.
Per Hagi fu l’inizio di un bel rilancio di carriera. Tornato in Liga (dopo l’esperienza pre-rondinelle col Real Madrid) al Barcellona a 29 anni, concluse la carriera in Turchia al Galatasaray, vincendo Coppa Uefa e Supercoppa Uefa (quest’ultima contro il Real Madrid nel 2000), per poi ritirarsi al termine della stagione 2001.