Brasile-Olanda 1994: un quarto di finale pirotecnico

Brasile-Olanda 1994: un quarto di finale pirotecnico

Luglio 11, 2020 2 Di Luca Sisto

Brasile-Olanda 1994 è una delle migliori sfide dei mondiali americani. Romario, Bebeto, Bergkamp e altri grandi talenti per un quarto di finale fantastico.

Un vero turning point del mondiale verdeoro

Il 9 luglio 1994 è il vero turning point della manifestazione in terra nordamericana.
Bebeto, attaccante in forza al Depor in Liga, è diventato padre di Mattheus (anche lui calciatore, oggi allo Sporting) da due giorni e scende in campo con la nazionale Verdeoro in coppia con la leggenda Romario, a quel tempo reduce dalla finale di Coppa Campioni persa contro il Milan, e che era abituato a giocare con un certo Stoichkov sotto Mister Cruijff al Barça.
Il Brasile affronta ai quarti l’Olanda di Dennis Bergkamp, un’esperienza poco fortunata all’Inter in Italia ma con all’attivo la Coppa Uefa appena vinta da capocannoniere della competizione. “L’olandese non volante” era la punta di diamante di un’Olanda giovane che avrebbe ben figurato in campo internazionale per oltre un decennio. Come noto, tale soprannome (gioco di parole in contrapposizione con “L’olandese volante”, opera di Richard Wagner sulla leggenda del vascello fantasma, ripresa poi nel film Pirati dei Caraibi) fu coniato a causa della sua paura di volare, che pare essersi originata proprio nel ’94.
L’Inter, a detta dell’attaccante, era solita andare in trasferta in Europa su piccoli jet privati piuttosto traballanti. Inoltre, proprio durante gli spostamenti per i mondiali, un aereo su cui viaggiava la nazionale ebbe un problema al motore. In seguito, l’episodio che fece perdere definitivamente la cognizione del volo a Dennis, si registrò allorquando un aereo rimase a terra a causa di un passeggero un po’ matto, che con poca simpatia aveva urlato “c’è una bomba su quest’aereo!”

Brasile-Olanda 1994: la partita

Ma torniamo a noi. Il Brasile è squadra solida, l’abbiamo ripetuto spesso. Ma è anche nel corso di una siccità mondiale che dura da Messico ’70. La Seleçao abbandona quindi nuovamente il mito dello “ginga”, lo stile di gioco tipico del futebol bailado di strada caro alla generazione di Pelé, e viene disegnato con un atteggiamento più contratto ed europeo dal CT Carlos Alberto Parreira.
Nella formazione tipo, la stessa che abbiamo descritto contro l’Italia, non c’è più Leonardo espulso contro gli USA agli ottavi, mentre Jorginho sulla destra viene preferito a Cafu, per spingere maggiormente a sinistra con Branco, antesignano del terzino sinistro con qualità di ala aggiunta che, come ruolo alla brasiliana, verrà perfezionato da Roberto Carlos (e che in Italia abbiamo visto sublimato prima con Facchetti, poi con Maldera, uno degli eroi dello Scudetto della stella col Milan nel ’79).
Con questo assetto viene premiato il gioco di squadra, calmo e ragionato, dal momento che, a parte Romario, non ci sono calciatori in grado di saltare l’uomo. Forse un altro c’è, ma ha solo 18 anni e non giocherà neppure un minuto in quel mondiale.
Dopo un primo tempo a reti inviolate, il Brasile parte fortissimo nella ripresa con un uno-due Romario-Bebeto che tramortisce gli Orange. In occasione del gol di Bebeto, l’attaccante, nella foto copertina con Romario e Mazinho (ex Lecce, per intenderci, il papà di Thiago Alcantara e Rafinha Alcantara), mostra in mondovisione l’esultanza del bebè dedicata al figlio.
L’Olanda rimonta inopinatamente con Bergkamp e Aaron Winter. Ma tocca a Branco, con una bomba su punizione, realizzare il gol del definitivo 3-2 e regalare alla storia questo grande Brasile-Olanda 1994.
Il Brasile andrà avanti fino a dedicare la vittoria dei mondiali ad Ayrton Senna, ed inaugurerà un ciclo di successi in campo sudamericano e mondiale, con l’argento di France ’98 e l’oro quattro anni più tardi in Corea e Giappone.