Gli effetti del Covid sul calcio: la stagione degli asterischi
Luglio 15, 2020Il ritorno dello sport fermato dalla pandemia dovuta al Covid, quantomeno quello i cui interessi economici incidono sul PIL, non ha spento i dubbi e le polemiche sulla ripresa delle attività post-lockdown.
Non l’ha fatto in Italia. Ma altrove, specialmente fuori dall’Europa, non sono messi meglio.
Lo Sport Americano e l’anologia fra lockout e lockdown
La parola lockout, di matrice semantica non troppo dissimile a lockdown, è ricorrente, per altri motivi, soprattutto negli sport americani. I più anziani ricordeanno, dopo il secondo threepeat dei Bulls, che la regular season del 1999 fu dimezzata a causa delle controversie relative al collective bargaining agreement (ovvero, in parole povere, il mancato accordo sulle clausole e sui limiti salariali fra giocatori e franchigie NBA). I playoff videro il primo titolo della futura dinastia Spurs, guidata da Tim Duncan, David Robinson e Coach Popovich. Accanto a quella regular season, compare, nella gran parte degli almanacchi, un asterisco.
Va anche detto che si tratta di una questione molto diversa da quella che stiamo vivendo oggi e che, per la cronaca, si sarebbe puntualmente verificata in diverse occasioni negli sport professionistici americani, arrivando a cancellare, parzialmente o per intero, diverse stagioni della MLB (Baseball) e della NHL (Hockey su ghiaccio).
Nei casi in cui le stagioni sono state portate a termine, compare quel maledetto asterisco.
Nella NBA, il Commissioner Adam Silver ha deciso, in accordo con franchigie e sindacato giocatori, di finire la stagione e assegnare il titolo ai playoff nell’ormai famosissima “bolla” di Disneyworld, Orlando, Florida.
Peccato che, ancor prima di entrare in questo circuito non esattamente chiuso, molti dei giocatori delle franchigie invitate siano risultati positivi, col serio rischio di non potersi più unire ai compagni. Tra questi, anche fuoriclasse del calibro di Russell Westbrook, guardia dei Rockets, e Nikola Jokic, centro dei Nuggets, probabilmente contagiatosi insieme a Djokovic e a tutte le persone coinvolte nei tornei tennistici d’esibizione, con pubblico e spettacoli post-match, organizzati dal n.1 serbo. Una pessima idea.
La situazione dei Campionati Europei
Gli interessi dietro la ripresa hanno prevalso, pur abbozzando un finale di stagione tutto da verificarsi nella sua fattibilità. Un focolaio Covid (improbabile, ma assolutamente possibile), all’interno della bolla potrebbe porre fine anzitempo e definitivamente alla stagione, col risultato della non assegnazione del titolo. Come direbbe il premier Conte, “diciamocelo chiaramente, il rischio c’è”.
Pur in assenza di pubblico sugli spalti di palazzi dello sport, stadi e circuiti di F1, non sempre gli ascolti hanno fatto da contraltare allo spettacolo tecnico in sè. In Bundesliga, il Bayern Monaco ha ripreso da dove aveva interrotto, arrivando in maniera rapida ad un titolo che sembrava difficile, prima dell’arrivo di Flick. Nè il Dortumund di Håland , Reus e Sancho, nè il Lipsia di Nagelsmann hanno tenuto il passo. In Serie A la Juventus, pur balbettando in Coppa Italia (persa contro il Napoli) e in campionato (sconfitta dura contro il Milan e pareggio arraffato di rigore contro l’Atalanta), ha ormai preso il largo nei confronti di Inter (in crisi per troppe gare) e Lazio (che prima dello stop sembrava inarrestabile, mentre ora è crollata), consentendo alla sola macchina perfetta bergamasca di riavvicinarsi.
Nella Liga, Sergio Ramos e Benzema, sotto la sapiente guida di Zidane, sono in missione per dimostrare che il Real non era CR7 dipendente. La pareggite del Barcellona ha consentito ai Merengues di sorpassare i blaugrana e mettere fra le due squadre un rassicurante margine di 4 punti. Altre due W e il Real sarà campione.
Come ripartiranno le Coppe Europee
La Champions League con la Final Eight di Lisbona si prospetta imprevedibile. Chiunque, dall’Atalanta (già ai quarti) al Manchester City (che parte dal vantaggio degli ottavi per 2-1 maturato al Bernabeu) può legittimamente aspirare alla vittoria.
Il cambio di formula, come per la NBA, ci costringe a considerare la presenza di quel famoso asterico di cui parlavamo all’inizio. Ma crediamo, in base alle tempistiche e alle modalità scelte, che sia questo l’unico modo per assegnare i maggiori trofei continentali. Eppure, in che condizione arriveranno Lione e PSG, con la Ligue 1 assegnata a marzo e ferma da 5 mesi quando la Champions riprenderà? Vi sembra una condizione di equità? Da sportivo, a me no.
Come abbiamo scritto altrove, questa è la nostra vita in tempi del Covid. In Italia il picco è stato superato a differenza di USA e, soprattutto, della stessa Florida dove si terrà la parte finale della stagione NBA. Ma il Covid ci ha restituito uno sport monco, privo del pathos generato dai tifosi e per i tifosi. La necessità di far contenti i media e di far quadrare i bilanci, potrebbe non bastare ai fini della regolare assegnazione dei trofei e delle varie promozioni, retrocessioni e piazzamenti UEFA. O, quantomeno, nell’albo d’oro di riferimento dovremmo inserire un asterisco, ad imperitura memoria di ciò che stiamo passando.
Concludiamo ponendoci un ulteriore quesito: siamo sicuri che questi asterischi riguarderanno/riguarderebbero solo questa stagione? O è arrivato il momento giusto per ripensare lo sport nella sua totalità? Solo la fine del rischio pandemico da Covid, ci dirà se siamo pronti ad affrontare il futuro con rinnovata audacia e serenità.