Narrami o Musa: è sempre più il Bologna di Barrow

Narrami o Musa: è sempre più il Bologna di Barrow

Luglio 20, 2020 0 Di Valerio Vitale

Barrow a Bologna ha trovato la sua dimensione. Dal Gambia alla città felsinea, passando per Bergamo, analizziamo la parabola dell’attaccante rilanciato da Mihajlovic.

 

Nell’enorme continente africano, il Gambia rappresenta uno dei suoi stati più piccoli. Poco meno di 11.300 chilometri quadrati, 1,9 milioni il numero dei suo abitanti, che la fanno collocare al 167° posto nel mondo per estensione e al 150° posto per numero di abitanti. Una striscia minuscola di terra, abbracciata dal Senegal, bagnata dall’omonimo fiume Gambia, sulle cui sponde il popolo gambiano vive in condizioni di grande povertà. Una nazione che vive principalmente di agricoltura, ma che ha dato i natali ad uno dei giocatori più in forma del momento.

Questo, sebbene l’incipit possa ingannare, non vuole né essere un trattato di geografia, né tantomeno un modo per raccontare le storiche condizioni di schiavitù e subordinazione degli abitanti di questa lingua di terra.

La storia da raccontare è un’altra. Quella di Musa Barrow è l’epopea di un attaccante che si sta prendendo le luci della ribalta, di un ragazzo che ce l’ha fatta, aggrappandosi con tutta la sua forza ad un sogno. Ma per arrivare fino alle cronache di oggi il giovane Musa ne ha dovuti rincorrere di palloni sui campi polverosi dove giocava con i suoi amici d’infanzia a Banjul, e ne ha dovuti percorrere di chilometri, ben più dei 4357 che dividono in linea d’aria la città dove è nato e Bergamo, la città dove è cresciuto calcisticamente.

Inizia a giocare giovanissimo, cresce nel periferico distretto di Kanifing Estate in Gambia, ha una valigia piena zeppa di sogni e tanta passione per l’amato pallone, come raccontò in un’intervista di qualche anno fa:

“Ho sempre sognato di diventare un calciatore. Una volta mi ammalai ed andai in ospedale e chiesi a mia mamma come regalo un pallone. Dormivo abbracciato con quel pallone. Il dottore che se ne accorse mi disse che con quella passione sarei diventato un calciatore”.

Ci aveva visto lungo. Musa segna, tanto, immaginando un futuro in Europa e provando ad emulare il suo idolo, Zinedine Zidane. È il febbraio del 2017 quando l’attaccante viene segnalato all’Atalanta. Il club bergamasco decide di fargli fare un provino e Musa si ritrova catapultato dalla sua calda terra alla fredda città lombarda. Mentre fuori fa freddo gelido, l’animo di Musa invece si scalda, di ardente passione, quella che serve per realizzare l’obiettivo di giocare in Europa. Il provino viene superato agilmente, Musa non sa parlare l’italiano ma conosce benissimo il linguaggio internazionale del gol: lì non servono attestati, né dizionari.

Al torneo di Viareggio è subito protagonista con 4 gol in 5 presenze; fa bene anche in campionato Primavera chiudendo la stagione con 9 gol in 11 apparizioni. La stagione 2017/2018 è quella della definitiva consacrazione con la Primavera orobica. In sole 18 presenze sono 23 i gol e 7 gli assist messi a referto. Numeri da capogiro che non lasciano indifferente il buon Gasperini. Un calciatore con quei numeri non può non essere aggregato in prima squadra ed è proprio così che vanno le cose. L’impatto è molto positivo, Musa sa farsi voler bene da tutti, ed al termine della stagione colleziona 10 presenze tra i grandi e ben 3 gol. Mica male, in poche settimane, per un giovane esordiente.

Sembra la nascita di una stella. La stagione 2018/2019 comincia con il piede giusto. Ben 4 gol nelle fasi preliminari di Europa League, che vedono l’Atalanta uscire sul più bello, ai rigori, contro il Copenaghen. Musa sta per esplodere. A Bergamo però arriva Duvan Zapata, che diventa inamovibile. Per Barrow il minutaggio si riduce drasticamente ed il giovane gambiano non riesce a brillare: solo un gol a fine stagione.

Non gli va meglio nemmeno fino allo scorso gennaio. L’attaccante non gioca quasi mai, la soluzione migliore per il suo sviluppo è mandarlo in prestito. Arriva la chiamata del Bologna, quella giusta. Coi rossoblu parte subito forte, come da abitudine: tre gol, fino al lockdown. Alla ripresa è ancora più forte: sei presenze e cinque gol, anche pesanti, contro Inter (dove, insieme all’altro Musa, Juwara, pure lui del Gambia, ribalta la gara) e Napoli. Barrow segna, a raffica, come se fosse ancora lì, con gli amici di sempre, nel caldo soffocante del Gambia.

Un ruolo decisivo lo ha avuto sicuramente Sinisa Mihajlovic in questa crescita che può sembrare improvvisa solo a chi non conosce davvero Musa. “Con lui parlo spesso, dovesse migliorare un po’ di cose dal punto di vista caratteriale potrebbe fare la differenza ovunque. Si prova con le buone, poi se non va si prova con le cattive…”.

Non si sa come glielo abbia detto il tecnico serbo, ma un proverbo africano dice: “Le parole buone sono come la pioggia che bagna il terreno”. Le parole dell’allenatore sono state proprio come pioggia, come acqua capace di placare la sete di gol del suo centravanti. Musa nel frattempo continua a correre ed impegnarsi, magari per tornare a Bergamo da protagonista, dove Gasperini e Co. lo seguono con affetto ed interesse, oppure, chissà, diventare protagonista altrove. Con la solita fame e passione di sempre, per volare sempre più in alto.