Come giocherà Osimhen nel Napoli
Agosto 6, 2020Di Victor Osimhen, nigeriano classe ’98 che si prospetta come l’acquisto più caro dell’era De Laurentiis e, fino ad ora, di questa finestra di mercato dilatata nei tempi dal calendario europeo e dalla pandemia, avrete letto se non tutto, quasi tutto. Il Napoli l’ha prelevato dal Lille per circa 50 mln di Euro (più eventuali bonus) pagabili in 5 rate, più i cartellini (dal valore complessivo di 20 mln di euro, anche se suona assurdo) di Karnezis (terzo portiere) e dei giovani Claudio Manzi (difensore e capitano, classe 2000, di una selezione giovanile appena retrocessa in Primavera2), Ciro Palmieri e Luigi Liguori (attaccanti rispettivamente classe 2000 e ’98). Secondo quanto riferisce Gianluca Di Marzio, Osimhen guadagnerà dai 4 mln a salire. Dopo le cessioni di Leao e Pepè, al Lille, avranno stappato altro Champagne di certificata qualità.
Vi hanno già raccontato delle sue umili origini. Avete letto la storia di quando da bambino vendeva l’acqua in bottiglia ai semafori di Lagos per rimpinguare il reddito familiare. Vi siete strappati i capelli leggendo della sua sfortunata parentesi in Bundesliga al Wolfsburg, della malaria, di come ha perso i mondiali del 2018, della morte della madre quando aveva solo 6 anni.
I gol allo Charleroi gli hanno offerto una seconda chance in Europa. Ed è stato poi il Lille ad innamorarsene: prima della chiusura anticipata del campionato, Osimhen ha realizzato 13 gol in 27 partite di Ligue1, condite da 4 assist, sufficienti per lanciare i suoi al quarto posto in graduatoria, piena zona Europa League.
Attaccante centrale che ama allargarsi e attaccare gli spazi in profondità, avrà sicuramento bisogno di tempo per adattarsi alla serie A: in Italia non godrà certo delle ampie praterie concesse, soprattutto sulle fasce, dai campi francesi. Osimhen ha attirato l’attenzione del Napoli per due caratteristiche che gli Azzurri non possiedono (o quantomeno, non tutte comprese nello stesso prototipo di calciatore). La prima è la fisicità, che unita ad una velocità di punta che tocca i 35 km/h in campo aperto (la stessa, per dire, di Mbappè), lo rende merce estremamente rara anche a livello europeo.
In Ligue1 il nigeriano ha vinto in media 4.4 duelli aerei a partita (dati Whoscored). Tra gli attaccanti attualmente in rosa nel Napoli, Milik arriva a 1.6, ma va anche detto che i partenopei producono un calcio basato su passaggi corti e costruzione dal basso che potrebbe non esaltare questo fondamentale. Le sue capacità acrobatiche torneranno invece certamente utili sugli sviluppi dei calci da fermo.
Altra statistica che balza all’occhio (per quanto, personalmente, la trovo abbastanza aleatoria e troppo modaiola) è quella degli Xg: sono oltre 15 a fronte di 13 reti realizzate. In sostanza, Osimhen ha un ottimo indice di finalizzazione, di 15 gol (cumulati) attesi, ne ha marcati appunto 13 (compreso uno su rigore che va escluso dal computo). Non una roba da poco, visto che, come Mister Gattuso ha spesso sottolineato, il Napoli produce tanto ma segna meno di quanto potrebbe.
Fun fact: per comprendere appieno Osimhen, bisogna osservare il suo rendimento in campo sui 90 minuti. Gli highlights che girano in rete non sono tutti esattamente esemplificativi. Il giocatore, in quelli che dovrebbero essere una sorta di mixtape realizzati da suoi estimatori, appare spesso confusionario, addirittura impreciso sotto porta, e non elegantissimo palla al piede. Certo, quando prende campo in velocità ce ne vogliono tre per buttarlo giù, ma non ruba l’occhio, se non quando brutalizza i difensori avversari che cercano di ripartire dal basso, letteralmente sradicando loro il pallone dai piedi. E’ appunto questa un’altra delle caratteristiche che lo rendono un elemento futuribile all’interno del sistema improntato da Gattuso: la sua capacità di recuperare il pallone alto, costringendo spesso i difensori avversari a liberarsi della sfera in maniera frettolosa. Molto di quello che il nigeriano fa in campo non va nel box score della partita, ma viene valutato attraverso le advanced stats che vi abbiamo in parte sottolineato.
Il Direttore Giuntoli ha subito tenuto a chiarire che Osimhen farà segnare ai compagni molti più gol di quanto non sia in grado di realizzarne. Non siamo del tutto d’accordo. Vero è che, dopo l’esperienza di Lozano, il cui bottino è stato finora misero rispetto al costo del cartellino, non è più così immediata l’equazione “giocatore pagato caro” = “gol”. Osimhen è stato preso per fare il centravanti ed è quello il suo ruolo, ma nonostante la più che probabile cessione di Milik e la scarsa fiducia di breve termine di cui sembra godere l’altro nuovo acquisto Petagna (si dice Giuntoli volesse già metterlo sul piatto per un suo vecchio pallino, Kevin Lasagna), il posto di attaccante centrale nel 4-3-3 dell’allenatore di Corigliano Calabro è già occupato stabilmente da Dries Mertens, vale a dire il miglior cannoniere della storia azzurra.
Se c’è un posto parzialmente libero nello scacchiere, è quello lasciato da Josè Maria Callejon, arrivato al capolinea di una romantica storia d’amore col club durata sette anni. Già nelle ultime gare, il Napoli, quando non ha trovato spazi sugli esterni ha preferito orchestrare la manovra offensiva in maniera più centrifuga che centripeta. La grossa novità che Gattuso ha presentato spesso e volentieri, è stata quella di avvicinare Insigne al centro della trequarti avversaria, a ridosso delle punte, per non isolarlo sugli esterni, soprattutto in assenza di Mario Rui che garantisce sovrapposizioni più continue e di qualità superiore rispetto ad Hysaj.
Appare chiaro che una delle grosse sfide che Gattuso si è autolanciato (a detta di De Laurentiis, sia il Mister che Giuntoli hanno spinto parecchio per convincerlo a prendere Osimhen), sarà quella di far coesistere Mertens e Osimhen al centro dell’attacco, in una sorta di 4-3-1-2 in fase offensiva con Insigne libero di svariare su tutto il fornte dei 25 metri avversari. Ciò che conta, è la fase difensiva: sarà lì che il nigeriano dovrà interiorizzare tempi e modi di pressione all’interno di un meccanismo di squadra in cui la sua fisicità potrebbe rappresentare un plus non indifferente.
Osimhen tornerà infine molto utile per la sua capacità di lanciare il contropiede e attaccare la linea difensiva avversaria alle spalle. Nelle fasi in cui il Napoli difenderà basso, con maggiori difficoltà nella ripartenza, potersi appoggiare sul nigeriano lanciando lungo sarebbe una manna dal cielo. In questi frangenti Osimhen può scatenare tutti i suoi 185 centimetri e le sue lunghe leve per costringere gli avversari ad un forsennato ripiegamento.
Siamo certi che i napoletani e gli addetti ai lavori attendano questo nuovo acquisto per il suo apporto in termini di gol. Ma sono tante, come avrete ormai letto se siete arrivati fino a qui, le fasi di gioco in cui Osimhen può dare un contributo tangibile per le speranze del Napoli di rientrare fra le prime 4 della classe.
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