Dov’è finito lo stile Juve

Dov’è finito lo stile Juve

Agosto 10, 2020 0 Di Valerio Vitale

“Incolpare gli altri dei propri mali è tipico di chi non ha educazione filosofica; chi l’ha intrapresa incolpa se stesso; chi l’ha completata non incolpa né gli altri né se stesso”.

Lo scriveva Epitetto, filosofo greco nato nel 50 d.C., vissuto sino al 135. Traslando la sua massima tratta dal “Manuale” di grande successo del filosofo, 2000 anni dopo circa, possiamo affermare senza timore di smentita che Agnelli, Nedved e Paratici non abbiano educazione filosofica. Lo dimostrarono già un anno orsono, quando comunicarono l’esonero di Massimiliano Allegri. Lo hanno confermato sabato, quando, in modo ancora più repentino e netto hanno esonerato Maurizio Sarri, sconfessando la ricerca di quel bel gioco che tanto avevano provato a raggiungere solo un’estate fa scegliendo il tecnico di Figline-Valdarno. Poi vedremo perché. Prima è necessaria una digressione.

Maurizio Sarri e proprio Epitetto, sembra strano a dirlo, hanno tanto in comune. Uno nato schiavo, Maurizio invece schiavo del lavoro in banca in giacca e cravatta. Ambedue diventati in seguito liberi, trovando il loro posto all’interno dell’alta società, prima di essere espulsi dalla stessa. Ma le analogie non terminano qui. Entrambi filosofi, uno stoico, Maurizio, in un certo senso, pure, che con lo stoicismo condivide l’ideale del dominio sulle passioni o apatìa che permette allo spirito il raggiungimento della saggezza. Ne dimostrò tanta di apatia quando decise di firmare per la Juventus, rinnegando in un certo qual modo il suo passato da rivoluzionario, pronto ad affrontare, come da lui definito, il palazzo con la N azzurra sul petto che portava con fierezza.

Ha provato a raggiungere la saggezza, ovvero la definitiva promulgazione e consacrazione del Sarrismo ad altissimi livelli. Ci è riuscito in parte, vincendo una Europa League con il Chelsea, ed uno scudetto con la Juventus, ma non è bastato. Perché lo scudetto può far esplodere di gioia il popolo napoletano, ma lì in Piemonte è ormai abitudine, come la colazione alla mattina, lì non si accontentano, non c’è spazio per le seconde chance, o fai bene o via, lì è la porta.

E’ stato accompagnato, per utilizzare un eufemismo, il buon Maurizio alla porta, ma alla fine: è solo responsabilità sua? Ecco, qui si manifesta la mancanza di educazione filosofica della dirigenza bianconera, che hanno incolpato dei propri mali Sarri, lavandosene le mani. Indubbiamente la Juventus non ha espresso quel gioco magnifico ammirato dapprima ad Empoli e poi nella sua forma più elevata a Napoli, ma le colpe, come in ogni storia d’amore che finisce, non sono tutte del tecnico fresco di licenziamento. Innanzitutto la mancanza di disponibilità dei strapagati calciatori della Juventus. E’ stato chiaro che, una buona parte del gruppo, non seguiva le idee di Sarri. Forse fuori posto dinanzi a quei pluricampioni, che probabilmente pensavano di saperne di più. Sarri lo ha manifestato, in modo velato, ma lo ha fatto: “Loro si sono schierati così”, disse con la sua schiettezza tutta toscana, quando gli chiesero del perché Dybala e Ronaldo avessero giocato in un determinato modo nella sfida di Coppa Italia contro il Napoli.

Andando oltre il discorso giocatori, il mercato della Juventus è stato del tutto fallimentare. Sulle fasce ci sono problemi enormi: Alex Sandro, De Sciglio e Danilo non sono giocatori con i quali poter pensare di vincere la Champions. Il solo Cuadrado ha fatto bene, anche se non nasce come terzino. Il centrocampo poi è stato il vero punto dolente della stagione bianconera. Rabiot e Ramsey si sono rilevati due colpi del tutto sbagliati. Nessuno dei due è riuscito ad apportare qualcosa di positivo alla Juventus. Pjanic, forse con la testa già a Barcellona, non ha vissuto una buona stagione ed alla fine l’unica nota lieta dalla mediana è giunta da Bentancur. In attacco, invece, Costa ha passato più tempo in infermeria che in campo, Bernardeschi non è sembrato un calciatore all’altezza del compito, mentre Higuain, tranne sporadici lampi, è un vecchio ricordo di quello ammirato all’ombra del Vesuvio.

Insomma, la rosa è sicuramente valida per trionfare in Italia dove il livello degli avversari non era elevatissimo, ma in Champions non era assolutamente facile. Lo sembrava forse ad Agnelli e Paratici, o magari all’equipe di giornalisti di Sky, ma Sarri ha avuto tra le mani la peggior Juventus degli ultimi anni. In un mondo normale il primo a svuotare l’armadietto avrebbe dovuto essere Paratici. Invece, nel nostro mondo che di normale non ha nulla, è lì su Sky, 10 minuti prima di Barcellona-Napoli, a parlare della scelta di affidare la panchina ad Andrea Pirlo, come se fosse frutto di un ragionamento progettuale e non una scelta di ripiego, magari per risparmiare qualcosa sul monte ingaggi. All’ultima cena della Juventus il conto è salato ed a pagarlo è Sarri, per tutti, ingiustamente.