Per la rubrica Lunedì Proletario, La storia di Hector Castro El Divino Manco, che nonostante la menomazione alla mano, tagliata per un incidente sul lavoro, divenne campione mondiale con l’Uruguay nel 1930.
“Torito, veloce con quella sega, non vogliamo mica star qui fino a domani per finire il lavoro!”
“Perdone Patròn, faccio più in fretta che posso.”
“Eppure i ragazzini come te, che hanno visto la fame, dovrebbero essere più svelti. Parlerò con la tua famiglia, hai bisogno di una bella raddrizzata! Tu vuoi solo giocare a calcio, non ti interessa lavorare. E allora sbrigati, così potrai giocare con quella cavolo di palla di pezza con quei mangia-polvere dei tuoi amichetti!”
“Hector! Hector! Dannazione! Cosa hai combinato!”
“Patròn, ho bisogno di un dottore…”
Hector Castro, di origini galiziane, cresciuto in uno dei quartieri più poveri di Montevideo, è considerato uno dei più grandi calciatori uruguayani di tutti i tempi.
Di origini estremamente umili, alternava il lavoro con la passione per il calcio, fino a quando, a 13 anni, perde una mano utilizzando una sega.
A questo punto, il potere salvifico del pallone, unito al suo talento, lo porta a diventare il fulcro offensivo del Nacional e della Celeste. Per via della sua menomazione, verrà soprannominato prima El Manco (Il Monco) e poi, grazie alle sue doti calcistiche, divenne per tutti Hector Castro El Divino Manco.
Castro vince con la nazionale le
Olimpiadi di Amsterdam 1928 [vero mondiale ante-litteram, in un’epoca in cui il professionismo non era affatto comune, tant’è vero che l’Uruguay porta 4 stelle sulla maglia, relative agli ori Olimpici del ’24 e del ’28 oltre che ai due Mondiali] e la prima
Coppa Rimet, da Paese ospitante, nel 1930
realizzando il gol della staffa nel 4-2 finale contro l’argentina.
Con lui la Celeste vince due volte la Copa America (nel ’35 apre le marcature per il 3-0 all’Argentina in finale) e una volta arriva seconda. Il Nacional conquista tre titoli di campione d’Uruguay. Tornato da entrenador nel suo amato club, vince 5 titoli, di cui quattro durante gli anni quaranta e uno nel ’52.
Giunge fino alla guida dell’Uruguay, ma deve abbandonare per problemi di salute. Morirà il 15 settembre 1960, a soli 55 anni, per complicazioni cardiache.
Immagine di copertina tratta da Wikimedia Commons.
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