Guida all’Europa League 2020-21: cosa aspettarsi da questa coppa?

Guida all’Europa League 2020-21: cosa aspettarsi da questa coppa?

Ottobre 22, 2020 2 Di Redazione

La guida all’Europa League 2020-21 con squadre favorite e possibili sorprese, approfondimenti e curiosità.

 

Dopo avervi presentato nei minimi dettagli le squadre che prenderanno parte alla Champions League 2020-21 (potete leggere la guida cliccando qui), concentriamoci per un attimo sulla seconda competizione europea per club, l’Europa League, con tre italiane ai nastri di partenza.

La Roma di Fonseca e della nuova prorpietà americana targata Friedkin, è inserita nel gruppo A con Young Boys, Cluj e CSKA Sofia, e direi che poteva andare peggio. Il Napoli, nel gruppo F, incrocerà la forte Real Sociedad e il pericoloso AZ Alkmaar, insieme ai croati del Rijeka. Non fortunatissimo anche il Milan, che nel gruppo H se la vedrà con Celtic, Sparta Praga e Lille in un girone che si preannuncia equilibrato, con tutte le contendenti in grado di passare il turno.

In generale, quasi tutti i raggruppamenti presentano incertezze più o meno riscontrabili, come possiamo vedere dal riquadro in basso, per una panoramica generale.

 

 

Porremo quindi l’attenzione sulle squadre favorite, le outsider, le possibili sorprese e, con riferimento alla nostra guida sulla Champions, le squadre indiziate alla retrocessione in Europa League, che potrebbero dare parecchio filo da torcere alle favorite sulla strada verso la finalissima di Gdansk, Polonia.

LE FAVORITE

 

  • Arsenal: gli uomini di Mikel Arteta sono reduci dalla vittoria in FA CUP e dalla Supercoppa di Lega strappata ai rigori contro il Liverpool. I Gunners hanno operato poche cessioni, tra le quali il portiere argentino Emiliano Martinez (protagonista delle vittorie in Coppa) all’Aston Villa, decidendo di dare fiducia al tedesco Bernd Leno, fin dal suo acquisto mai troppo convincente. I nuovi volti dei londinesi sono invece di tutto rispetto: in difesa il brasiliano Gabriel prelevato dal Lille per oltre 30 milioni, fa coppia con l’esperto e talvolta svagato David Luiz, con il diciannovenne franco-camerunense Saliba, arrivato dal Saint Etienne, che reclama spazio. A centrocampo Torreira è partito per lasciar spazio al ghanese Thomas Partey, in uno scambio non alla pari operato con l’Atletico Madrid. Dani Ceballos e Xhaka si giocano gli altri due posti con Joe Willock e Bukayo Saka, rispettivamente 21 e 19 anni, a testimonianza dell’attenta ricerca e dello sviluppo di talenti che sin dall’era Wenger contraddistingue i Gunners. Con Ozil fuori squadra, Arteta opterà sempre più spesso per un attacco a tre punte, in cui probabilmente il solo Aubameyang è sicuro del posto. Sugli esterni Reiss-Nelson, il criticatissimo Pepè e il nuovo acquisto Willian (ex Chelsea), si giocano il posto vacante, mentre l’esperto Lacazette, Nketiah e il brasiliano Martinelli completano un reparto numericamente affollato, con 7 giocatori per tre posti. Con una rosa del genere l’Arsenal, finalista contro il Chelsea due stagioni fa, non può che essere fra le candidate al titolo. Il gruppo B con Molde, Rapid Vienna e Dundalk non rappresenta alcun valido pericolo per i Gunners, che in Europa potranno giocare sul velluto fino ai giovedì di febbraio.

 

  • Bayer Leverkusen: i tedeschi allenati da Peter Bosz restano tra i favoriti del torneo, in virtù del gioco ultraoffensivo e freneticamente verticale praticato dall’allenatore olandese. I Farmacisti non sono partiti benissimo in campionato, ma si sa che le squadre della Bundes non prendono mai sotto gamba gli impegni continentali, anche di giovedì. Nel 4-1-4-1 di Bosz spiccano la qualità delle ali Moussa Diaby (francese ex PSG, visto fugacemente a Crotone da teenager) e del giamaicano Leon Bailey. L’argentino Alario e l’altra vecchia conoscenza della Serie A Patrick Schick si contendono la posizione di centravanti. Alle spalle di questo trio, Nadiem Amiri e l’astro nascente tedesco Florian Wirtz (classe 2003) garantiscono estro e rapidità, mentre capitan Aranguiz avrà il compito di ripulire i palloni che passeranno la prima linea dell’aggressivo pressing della squadra, coadiuvato nell’impresa da uno fra l’argentino Palacios e il tedesco Demirbay. Davanti al portiere finlandese Hradecky, agiscono generalmente i gemelli Lars e Sven Bender (rispettivamente terzino destro e centrale), con Jonathan Tah e Tapsoba a giocarsi l’altro spot di centrale, mentre Wendell (più offensivo) e Sinkgraven si fanno concorrenza a sinistra a seconda dell’assetto. Il brutto infortunio di Arias ha privato Bosz di una valida alternativa a destra, e in questo senso potrebbe tornare utile il rientro alla base del croato Tin Jedvaj. Slavia Praga, Hapoel Beer Sheva e Nizza non sono clienti da sottovalutare, ma ciò potrebbe anche tornare a vantaggio dei tedeschi, in quanto costretti a mantenere alta la concentrazione e a mulinare le gambe per passare agevolmente il turno.

 

  • Tottenham: Josè Mourinho ha già vinto questa competizione sia col Porto che con lo United e, come è noto, in Europa tende ad esaltarsi. Chiedere per referenze agli stessi lusitani e all’Inter del Triplete.
    Il Tottenham è costruito per vincere, sebbene, nella pazza Premier di inizio stagione, abbia già perso punti pesanti in casa contro l’Everton (0-1) e nel pirotecnico pareggio 3-3 con il West Ham (gli Spurs vincevano 3-0 a otto minuti dal novantesimo). La vittoria per 6-1 ad Old Trafford nella più gelida delle vendette mourinhane, è la dimostrazione che il Tottenham non teme rivali. Del resto, oltre ai già rodati e affiatati campioni Harry Kane e Son Heung-min, gli Spurs hanno aggiunto due esuberi di lusso (e che lusso) dal Real Madrid come Sergio Reguilon e Gareth Bale, con quest’ultimo tornato alla base dopo 7 anni. Ludogorets e Lask Linz si giocheranno presumibilmente la seconda piazza alle spalle dei londinesi. Al netto delle bizze del sorteggio e  delle squadre retrocesse dalla Champions, che possiamo prevedere solo con un’ardua approssimazione, è più che probabile che saranno i due club rivali del nord di Londra a giocarsi le maggiori  per la vittoria finale.

 

  • Napoli: gli azzurri allenati da Gattuso hanno prenotato l’accesso ai gironi di Europa League a giugno, con la ripresa delle ostilità calcistiche in Italia, vincendo la Coppa Italia. Da lì hanno completamente mollato, fino a riprendere a settembre il filo del discorso mostrando sensibili progressi in campionato. Al netto della sconfitta a tavolino con la Juventus e del punto di penalizzazione susseguente (ma attendiamo le sentenze di appello per un verdetto definitivo), il Napoli ha vinto e convinto nelle tre uscite ufficiali sul campo in stagione. Soprattutto sabato 17 ottobre al San Paolo gli azzurri hanno smantellato la macchina perfetta di Gasperini, battendo l’Atalanta con un 4-1 scarsamente appellabile alla forma dei vari nazionali orobici. Il Napoli è stato superiore ad una squadra che sta dominando in Italia e che ha messo paura in Champions al PSG finalista solo due mesi fa.
    La chiave di volta è la rinnovata fisicità del club di De Laurentiis, da sempre tallone d’achille degli azzurri insieme alle ben note difficoltà nell’approccio mentale alle gare. L’acquisto di Osimhen  ha completamente svoltato l’attacco, mentre la presenza di Bakayoko (in prestito oneroso dal Chelsea, pupillo di Gattuso) a centrocampo consente al Mister nativo di Corigliano Calabro di giocare con tutti gli effettivi in attacco nel 4-2-3-1, senza allungare troppo i reparti col rischio di lasciare praterie agli avversari. Le assenze di Insigne e quelle ben note per le vicende covid di altri due titolari o possibili tali come Zielinski ed Elmas, non hanno minimamente inficiato il gioco del Napoli, almeno sabato scorso, a testimonianza di una rosa più completa che mai, che si giova della riconferma in difesa di Koulibaly. I dubbi riguardano innanzitutto la difficoltà del girone, con Real Sociedad e AZ che daranno parecchio fastidio, sebbene l’esordio al San Paolo contro gli olandesi favorisca il Napoli, con l’AZ che arriverà in Italia nonostante 13 positivi al covid nel gruppo squadra. Ma soprattutto va verificata la tenuta mentale degli azzurri, da sempre allergici alle gare del giovedì, eccezion fatta per la stagione in cui Rafa Benitez si mise in testa di riportare un trofeo continentale a Napoli, salvo poi scontrarsi col Dnipro e con il guardalinee in semifinale.

 

LE OUTSIDER

 

  • Roma: i giallorossi di Fonseca si trovano in un girone abbordabile, come detto, il che potrebbe consentir loro di ruotare abbastanza calciatori per essere freschi la domenica in campionato. La rocambolesca riconferma di Dzeko, unita all’ottima forma di Pedro, rendono l’attacco della Roma particolarmente pericoloso, soprattutto vista la buona vena del solitamente discontinuo Mkhitaryan. L’infortunio di Zaniolo è giunto come un fulmine a ciel sereno per un calciatore fondamentale anche in ottica nazionale, che stava appena recuperando da un lungo stop. Dovrà essere Lorenzo Pellegrini, come con gli Azzurri, ad assumere il controllo delle operazioni nelle cuciture fra centrocampo e attacco, specialmente lungo l’out di sinistra. In difesa, il ritorno di Smalling in extremis garantisce il peso specifico necessario ad affrontare partite a livello internazionale. La Roma stavolta non dovrebbe (salvo harakiri andalusi in CL) trovare sulla sua strada il Siviglia pigliatutto, che l’ha bloccato sul più bello la passata stagione. Vedere i giallorossi giungere quantomeno in semifinale non è utopia.

 

  • Milan: con Ibra tutto è possibile. Seppur alla soglia dei 40, meglio non scherzare con lo svedese, anche il covid se ne è accorto. Gli uomini di Pioli sono primi in Serie A a punteggio pieno e hanno appena sconfitto i cugini interisti nel derby, grazie a una doppietta di God Zlatan, come attualmente ama definirsi (“Milano non ha mai avuto un Re, adesso ha un Dio”). L’ottimo inizio di Leao ha sopperito alla mancanza in zona gol di Rebic, mentre il centrocampo gira alla grande con Bennacer e Kessiè, e Calhanoglu sembra tornato ai livelli di Amburgo e Leverkusen. Donnarumma costretto agli straordinari dalla difesa sempre altina, per adesso non ha steccato. Il Milan tenterà di entrare fra le prime quattro in campionato, mentre l’Europa League sembra un obiettivo secondario, vista anche l’orrenda performance contro il Rio Ave nei preliminari, conclusasi con una lotteria infinita di rigori che, senza troppi meriti, ha premiato i rossoneri. Girone rischioso con Celtic (non in formissima), Sparta Praga e Lille, coi francesi che hanno sostituito il bomber Osimhen con il canadese Jonathan David, da tenere d’occhio.

 

  • Leicester: non sono più così lontani i fasti della vittoria in Premier sotto la gestione Ranieri, la più bella favola calcistica degli ultimi vent’anni (insieme alla Grecia del 2004). Il Leicester ha mancato di un soffio il piazzamento Champions nella scorsa stagione, bruciato sul fil di lana da United e Chelsea, dopo essere rimasto a lungo terzo a distanza di sicurezza, che a quanto pare tanto sicura non era. Jamie Vardy ha ripreso a segnare dopo essere diventato capocannoniere a 30 anni suonati, ed è senza dubbio uno dei migliori giocatori della competizione. Leicester completo in ogni reparto, con pochissimi titolari rimasti della squadra che fece sognare il mondo intero nella stagione 2015-16. Oltre a Vardy, infatti, sicuro del posto il solo Kasper Schmeichel in porta. Nonostante le difficoltà del girone, con Braga, AEK e gli ucraini del Luhansk che possono infastidire gli inglesi, il Leicester visto in campionato, in particolare nel 5-2 all’Etihad inflitto al City, è una delle squadre che possono piazzarsi subito dietro alle favorite e, perchè no, arrivare fino in fondo.

 

  • Benfica: i portoghesi sono qui per ovvi demeriti. Tanto è vero che i greci del PAOK, che hanno eliminato il Benfica nei preliminari di Champions League, non figurano nemmeno fra le papabili a passare il turno (girone con PSV, Granada e Omonia). Vogliamo però dare fiducia al club di Lisbona, attualmente primo in campionato a punteggio pieno. Rui Costa ha fatto un gran lavoro sul mercato per dare a Jorge Jesus una squadra forte, poi in campo, come sempre, ci vanno i giocatori. Grazie alla cessione da 68 mln di euro di Ruben Dias al City di Guardiola, il Benfica ha autofinanziato un mercato stellare con Otamendi (ex City) e Vertonghen (dagli Spurs) in difesa, le ali brasiliane Everton dal Gremio e Pedrinho dal Corinthians, gli attaccanti Darwin Nunez dall’Almeria e Luca Waldschmidt che ha incantato a Friburgo in Bundes. Non lasciamoci fuorviare dallo stop contro il PAOK, il Benfica ha tutto per vincere questa competizione.

 

  • PSV: gli olandesi di Roger Schmidt hanno cominciato benissimo in Eredivisie, con 4 vittorie e un pareggio, guadagnandosi il primato momentaneo davanti all’Ajax. Sono almeno due stagioni che i Boeren non riescono ad imporre la propria filosofia in patria, ed ecco che il Mister tedesco è arrivato a farsi portavoce di un calcio totale fatto di pressing e gegenpressing, ritmi indiavolati e difesa altissima, proprio come ai tempi del Bayer Leverkusen e, prima ancora, del Salisburgo. Il PSV ha dato fiducia a Mario Gotze fra gli svincolati, e l’ex giustiziere dell’Argentina nella finalissima mondiale di Brasile 2014 l’ha ripagato, per adesso, segnando dopo soli nove minuti dall’esordio nel 3-0 contro il PEC Zwolle. Le stelle della squadra sono due giovanissimi: il diciottenne trequartista Mohamed Ihattaren e l’attaccante olandese (di origini surinamesi) Donyell Malen, il quale a 21 anni è già una realtà degli Oranje di Frank de Boer, avendo partecipato negli ultimi dodici mesi a 4 partite della nazionale con un gol. L’esordio contro il Granada, mina vagante del girone e della competizione, ci dirà di più sulle ambizioni del club di Eindhoven.

 

  • Villareal: il Villareal, che guida la Liga insieme alla Real Sociedad, è una squadra apparsa molto in forma in questo avvio di stagione. Il sottomarino giallo è ormai un habitué dell’Europa League e in panchina siede l’allenatore che detiene il record di successi, Unai Emery, artefice del tris con il Siviglia. La rosa è di buon livello, la difesa è guidata dagli esperti Albiol e Mario Gaspar mentre a centrocampo il leader indiscusso è Dani Parejo arrivato in estate dai cugini del Valencia, dopo un’intera carriera praticamente giocata al Mestalla, che domenica ha deciso il derby da ex con la rete del 2-1. La solidità si conferma anche in attacco con l’attuale “Pichichi” Paco Alcacer che vuole dimostrare di essere ancora un giocatore da top club e Gerard Moreno, che dopo i 18 goal della scorsa stagione vuole riconfermarsi su quei livelli e guadagnare la convocazione per gli Europei con la Roja. Il girone I con Qarabag, Maccabi e Sivasspor è tra i più abbordabili, difficile che il Villareal non passi il turno e affrontarlo nella fase a eliminazione diretta sarà molto dura, soprattutto se nel 2021 la situazione Covid sarà alle spalle e il Madrigal, vero catino, tornerà ad infuocarsi.

TERZA FILA

 

  • Real Sociedad: i baschi sono partiti fortissimo quest’anno e hanno guadagnato la vetta in campionato dopo lo 0-3 a Siviglia contro il Betis. Imanol Alguacil sa che benissimo che il punto di forza della squadra è l’attacco con Portu, Oyarzabal, l’ex giovane promessa dello United Januzaj e la ciliegina sulla torta rappresentata da David Silva, che in estate sembrava vicinissimo alla Lazio salvo poi accasarsi a San Sebastian, anche per stare più vicino alla famiglia. La stagione europea della Real dipenderà molto dall’andamento in campionato, se dovesse confermarsi fra qualche mese ai vertici della Liga, con la possibilità di qualificarsi alla Champions, è evidente che le energie verranno concentrate maggiormente sulla competizione domestica, non avendo una rosa adeguata per sostenere il doppio impegno. In un girone insidioso con Napoli, Az e Rijeka non è però così scontata la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta, per quanto la variabile covid abbia già tagliato le gambe a mezza squadra dell’AZ per la trasferta di Napoli, e risulta davvero complesso fare previsioni sul lungo periodo.

 

  • Hoffenheim: chi è l’attaccante più in forma d’Europa e dove gioca? Si Chiama Andrej Kramaric, croato, è in forza all’Hoffenheim ed ha già segnato 6 gol in 4 partite. I tedeschi di Hoeness hanno ottenuto due vittorie e due sconfitte dall’inizio della Bundes, ma si sono segnalati per aver asfaltato il Bayern Monaco, che non perdeva da 10 mesi, 4-1. Hanno sostituito sulla trequarti Bittencourt (passato al Werder) con Gacinovic, prelevato dall’Eintracht Francoforte. Il gradito ritorno in prestito di Sebastian Rudy in mediana e la presenza del giovane Ryan Sessegnon a sinistra (anche lui in prestito, dagli Spurs), hanno puntellato una squadra completa e bilanciata, che da anni fluttua fra la prima e la seconda competizione continentale. L’attaccante israeliano Munas Dabbur e l’esterno danese Robert Skov sono calciatori di livello internazionale. L’Hoffenheim è inserito nel girone L con Gent, Stella Rossa e Slovan Liberec. Non facilissimo, ma riteniamo i tedeschi in grado di passare senza troppi patemi d’animo, con gli altri tre club a giocarsi una probabile seconda piazza. L’Hoffenheim potrebbe addirittura inserirsi fra le prime otto della competizione. Staremo a vedere.

 

  • Feyenoord: la cura Advocaat ha dato immediatamente i suoi frutti. Il tecnico olandese ha preso la squadra al dodicesimo posto e in poco più di 4 mesi l’ha condotta al terzo posto, prima dello stop dell’Eredivise per coronavirus, a soli sei punti dalla coppia Ajax e AZ, risultato sufficiente per disputare la fase a gironi dell’Europa League. Il lungo stop sembra un po’ aver inceppato i meccanismi e in questa stagione al De Kuip sono arrivati già due pareggi, l’ultimo nel derby contro lo Sparta Rotterdam, e un solo successo. Il bomber Berghuis si conferma il valore aggiunto della squadra con già 6 reti messe a segno in Eredevise, dove raggiunge la doppia cifra da 3 stagioni consecutive. Superare il turno non sarà facile ma il Feyenoord sembra il favorito del gruppo K e Dick Adovcaat, dopo l’impresa con lo Zenit nel 2008, è l’uomo giusto per inseguire una vittoria che manca da tanti anni (Coppa Uefa 2002), visto che il Feyenoord da anni risulta deludente nelle competizioni europee.

 

POSSIBILI SORPRESE

 

  • Rangers Glasgownove anni senza un trofeo in bacheca sono un’eternità per un club glorioso come i Rangers. Sfiorato il titolo nella scorsa stagione, quest’anno mister Steven Gerrard non ha alcuna intenzione di prendersi le briciole lasciate dagli odiati rivali del Celtic. I Rangers sono partiti fortissimo sia in campionato che nei preliminari di coppa e sabato hanno vinto l’old firm provando il primo mini allungo in vetta alla classifica. Gli scozzesi, come da consuetudine delle squadre d’oltremanica, giocano un calcio aggressivo e fisico con il figlio d’arte Hagi, ex Fiorentina, chiamato a dare un pizzico di qualità ed inventiva là davanti in attesa del rientro del sempreverde Defoe. La lotta per il passaggio del turno sarà molto probabilmente con lo Standard Liegi, che affronteranno all’Ibrox alla penultima giornata, mentre il Benfica dovrebbe essere la favorita del girone.

 

  • Dinamo Zagabria: dopo il discreto risultato nella fase a gironi della passata edizione della Champions, essere qui per la Dinamo quest’anno non è di certo un vanto. Estromessa dai preliminari a sorpresa dal Ferencvaros, che ha vendicato la sconfitta della scorsa stagione, i croati possono essere una delle sorprese della manifestazione e migliorare il risultato di due stagioni fa quando si arresero, negli ottavi di finale, solo ai supplementari al Benfica. In patria anche quest’anno la squadra di Zoran Mamić sembra non avere rivali e potrà concentrare le energie sulla coppa. Il problema principale per la Dinamo sarà superare la fase a gironi, essendo stata inserita in un girone ostico con Feyenord, CSKA Mosca e Wolfsberger.

 

  • CSKA Mosca: il CSKA a differenza dei cugini del basket non è una delle grandi del calcio europeo, candidata ogni anno alla vittoria finale, anzi sembra anche in patria abbia perso non la leadership, quella già da anni nelle mani dello Zenit, ma il ruolo di contender numero uno. Lokomotiv e Krasnodar sembrano essere superiori, dato che sono due anni che ormai estromettono l’ex squadra dell’armata rossa dalla Champions. La seconda competizione continentale quindi può rappresentare un’ancora di salvezza ma non sarà facile, visto che il gruppo K potrebbe essere una vera e propria scheggia impazzita con risultati difficili da pronosticare.

 

  • Ludogorets: il club di Razgrad, da quando è stato rifondato nel 2001, ha frantumato ogni record del calcio bulgaro, partendo dalla quarta divisione. Nel 2011 l’approdo in massima serie, per la prima volta, e a fine stagione arriverà anche il titolo insieme alla coppa nazionale. Il Ludogorets rappresenta un unicum nel calcio europeo, avendo vinto tutti i campionati di massima serie disputati: il titolo di campione di Bulgaria dal 2011 è ancora, nove anni dopo il primo successo, ininterrottamente ad appannaggio dei neroverdi. Il difensore romeno Cosmin Moti (meteora a Siena) è un’autentica bandiera del club, famoso per aver parato due rigori nel preliminare di Champions contro la Steaua Bucarest, decisivi ai fini della prima storica qualificazione nella massima competizione continentale. In campo europeo il miglior risultato sono stati gli ottavi di finale del 2014, persi contro il Valencia, con i bulgari avevano eliminato precedentemente la Lazio. Il girone non è fra i più complicati e avranno le loro chanche di giocarsi la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta, che sarebbe già un grande risultato.

 

PROBABILI PERICOLI DALLA CHAMPIONS

 

  • Salisburgo: i campioni d’Austria cari alla Red Bull hanno grande potenziale, ma anche poche chance di superare nel proprio girone colossi come Bayern e Atletico Madrid. In Europa League potrebbero però lanciarsi agevolmente fino ai quarti..

 

  • RB Lipsia: ancora una Red Bull, stavolta dal lato orientale della Germania, potrebbe essere una mina vagante non solo in Champions (dove ad agosto si spinse fino in semifinale) ma anche in caso di retrocessione in Europa League. Il girone con PSG e Manchester United non la favorisce.

 

  • Ajax: in questo caso bisogna chiedere permesso ad Atalanta e Liverpool. Siamo sicuri che, chi fra gli ajacidi e gli orobici dovesse scendere nella seconda competizione europea, sarebbe automaticamente tra le favorite al titolo.

 

  • Zenit: in questo caso vogliamo essere ottimisti: la Lazio dovrebbe essere in grado di estromettere i russi dalla Champions, in un girone in cui il Dortmund dovrebbe spuntarla al primo posto (nonostante l’esordio shock all’Olimpico di martedì scorso). In caso contrario, gli uomini di Simone Inzaghi, visto come hanno approcciato al giovedì di coppa nella passata stagione, andrebbero valutati di volta in volta per comprendere le loro reali ambizioni. Ma questo è un discorso prematuro.

 

  • ‘Gladbach: l’altro Borussia contenderà ad Inter e Real Madrid la qualificazione agli ottavi di Champions, ma potrebbe anche arrivare quarto in un girone che conta la presenza degli ucraini dello Shakhtar (che nella prima giornata hanno espugnato clamorosamente il Bernabeu), semifinalisti della passata stagione in cui ebbero la sfortuna di incrociare (accadrà di nuovo) un’Inter in serata di grazia.

 

  • Marsiglia: i francesi potrebbero anche qualificarsi agli ottavi di Champions, ma hanno cominciato malissimo perdendo al ’90 in casa dell’Olympiakos. Resta da vedere la forma del Porto, che ha cominciato un po’ a singhiozzo la stagione. Una delle tre squadre si unirà al treno Europa League dai trentaduesimi di finale, rappresentando un pericolo per tutti.

 

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