Lev Jašin, la nascita del Ragno Nero
Ottobre 23, 2020Lev Jašin e gli inizi in fabbrica
Lev Jašin il Ragno Nero, ha alle spalle una storia molto particolare. Per capirla, ci immergiamo in un dialogo all’interno di una fabbrica di armamenti russa durante la seconda guerra mondiale, nella quale il futuro portiere sovietico prestava servizio.
Mosca, 1944
In piena Seconda Guerra Mondiale, i ragazzini non ancora pronti per il fronte sostituivano gli uomini di maggiore età nelle fabbriche di metalli pesanti e armamenti.
“Compagno Lev, prendi questo!”
“Compagni, i bulloncini leggeri li blocco con un dito…potete fare di meglio!”
“Ma compagno Lev, questi pesanti sarebbero troppo difficili da scagliare con una certa forza!”
“Beh, se questo è il massimo che riuscite a fare e siete vicini all’età da guerra, io che ho 15 anni sono più forte di voi. Diventerò una leggenda dell’Unione Sovietica come soldato e portiere di Hockey sul ghiaccio!”
“Compagno…l’Hockey è popolare solo qui nei Paesi freddi. Prova col calcio e potrai diventare immortale!”
“Non sono portato per il calcio, anche se è uno sport molto proletario, ai compagni del Ministero forse darebbe più gusto. Avete visto il portiere che si allena con la Dinamo, Alexey Khomich? Lo chiamano la Tigre! È un fenomeno, stritolerebbe un nazista a mani nude!”
“Sarà, compagno. Anzitutto usciamo da questa guerra, poi penseremo al calcio, hai ragione”.
Il più grande portiere del XX secolo
Nato il 22 ottobre 1929 a Mosca, Lev Ivanovic Jašin, il Ragno Nero, è considerato dalla FIFA il più grande portiere del XX secolo. Cominciò con l’hockey poichè, alla Dinamo Mosca, il posto di portiere titolare era occupato da Alexey Khomich. Dopo aver vinto da portiere di hockey una coppa dell’URSS nel 1953, fu chiamato a difendere, dal 1954, i pali della Dinamo in versione calcistica dopo un infortunio occorso a Khomich, che non riguadagnò più il posto e più tardi si accasò alla Dinamo Minsk.
Lev Jasin con la Dinamo Mosca vinse 5 campionati URSS e 3 coppe. Con la nazionale sovietica si prese l’oro olimpico a Helsinki 1956 e il campionato europeo del 1960, noto all’epoca come Coppa Henri Delaunay. Unico pallone d’oro nel ruolo di portiere, riconoscimento assegnatogli nel 1963, fece in tempo a parare un rigore (sua grande specialità) decisivo a Sandrino Mazzola (“mi ipnotizzò, la palla andò esattamente dove voleva lui”, disse Mazzola) nelle qualificazioni a Euro 1964, in cui l’URSS giunse seconda alle spalle della Spagna.
“Di tutte le cose, non rimpiango il denaro e di non aver mai lasciato l’Unione Sovietica”
Ebbe a dire a fine carriera.
L’incontro con Puskas
Pagato dal Ministero dell’Interno, alle cui dipendenze erano tutti gli atleti della Polisportiva Dinamo, Jašin non guadagnò mai somme ingenti. Un giorno, a Parigi, dopo una cena col suo amico Puskas (il fuoriclasse dell’Aranycsapat ungherese) oltre la cortina di ferro, si accorse che il conto era completamente fuori dalle sue possibilità. Il buon Ferenc, che la cortina l’aveva attraversata da tempo per fare le fortune sue e del Real Madrid, tirò fuori dal portafogli una serie interminabile di banconote e lo rassicurò, pagando il conto. “Non avevo mai visto tanti soldi in vita mia”, disse Jašin.
Se ne è andato a causa di un male incurabile, segnato dalle malattie e dall’amputazione di una gamba, il 20 marzo 1990 nella sua Mosca, testimoniando con la sua fine l’ormai prossima e definitiva dissoluzione del mondo da lui conosciuto.
La sua interpretazione del ruolo e la capacità di uscire dalla porta per giocare il pallone con i difensori, le sue mani d’acciaio e i riflessi di una pantera, ne fanno uno degli interpreti più rivoluzionari e conosciuti della storia del gioco.