Serie A: il punto del Dott. Solone vol. 4
Ottobre 26, 2020Gentili lettori che piacere ritrovarsi, che piacere per voi, intendo. Mi perdonerete l’assenza della scorsa settimana ma con gli ultimi spicci del bonus vacanza ho fatto un viaggio in Valle D’Aosta per ricercare nuovi talenti da proporre ai grandi club, ma mi sono ricordato che oltre a Pellissier la Valle D’Aosta offre ben poco a livello calcistico, in compenso ho assaggiato degli ottimi formaggi. Poi, ritornato alla mia base, mi sono dilettato con due giri in bici elettrica, acquistata con l’eco bonus e mi è proprio sfuggito di mente del nostro appuntamento. Che poi pensavo con tutti questi bonus perché la gente protesta? Chissà come mai… Beh, non è una puntata di Porta a Porta e fregandocene dell’ennesimo dpcm di Conte e della 118esima autocertificazione che serve in Campania (a proposito dove si stampa?), cerchiamo di parlare dell’unico raggio di libertà che ci è rimasto: il caro amato calcio.
Italia, terra di santi e poeti, un tempo di difensori. Ma dove sono finiti?
Gol a grappoli, a palate, copiosissimi, anche più del numero di autocertificazioni diverse. Assurdo. “In Italia è più difficile segnare…” Balle. Vivere nel passato non serve a niente, in verità non si sa più marcare. Non mi spiego altrimenti tutti i gol realizzati da alcuni attaccanti che non voglio citare per non ricevere l’ennesima querela, del resto di questi tempi presentarsi in tribunale è un bel rischio per la mia salute già cagionevole. Sassuolo e Torino nell’antipasto ricco del venerdì ci regalano 6 gol. Giampaolo si è scordato come si fa a difendere, o forse non lo ha mai saputo, mentre De Zerbi basta che in avanti segnino ed è contento così. Anche noi? C’è chi dice che lo spettacolo del calcio risieda nel vedere partite ricche di gol. Babbani. Io trovo più spettacolari quelle partite tiratissime, con le difese super organizzate e magari finisce 1 a 0 con un gol in mischia al 93 esimo. Punti di vista. Dalla nebbia di Sassuolo a quella di Bergamo, con Gasperini annebbiatissimo, più del grigio del suo folto ciuffo. L’Atalanta si è bloccata. I malpensanti diranno che è finita la pozione di gatorade magico bevuta dai nerazzurri. La verità è che chi vuole fare lo scienziato pazzo nel calcio spesso fallisce. La formazione schierata dal primo minuto non ha senso. Nemmeno alla play station. Questi sono poi i frutti che si raccolgono. Discorso analogo per Ranieri, che invece dall’alto della sua saggezza ha messo in campo una squadra quadrata, con i giocatori giusti nel posto giusto, senza inventarsi niente. Il vintage che piace, perchè non sempre moderno è bello, anzi spesso moderno è sinonimo di schifo.
L’Inter di Conte continua a vincere con la sua idea di calcio spettacolare: palla a Lukaku e che Dio ci aiuti. Big Rom è il salvatore della patria e scommetto che Conte, quello col parrucchino e non quello col ciuffo che tanto piace alle ragazzine su instagram, lo conservi in una teca di cristallo purissimo, sotto gli occhi dell’allenatore. In tempi di Covid non sia mai a Romelu salti in mente di uscire di casa, dopo non basterebbero 10 pacchetti di fazzoletti Tempo acquistati al supermercato per placare le lacrime di mister Agghiacciante. Simone Inzaghi ritorna a sorridere, spiace per Sinisa. Lo fa sempre grazie a Luis Alberto ed Immobile, se loro non girano la Lazio si ferma. A Cagliari un altro festival del gol, ancora per la serie difese da incubo, prossimamente su Real Time.
I fratelli Insigne sono il bello della domenica pomeriggio, due fratelli, due scugnizzi, protagonisti in A. Alla faccia degli invidiosi, ce ne sono tanti, sempre pronti a colpevolizzare Lorenzo. Il brutto della domenica beneventana è invece Filippo Inzaghi. Togliere il migliore in campo Caprari al minuto 51 è follia pura. L’ex Sampdoria e Parma esce dal campo farfugliando tante parole, di certo non complimenti, diseducativo, ma onesto ed ha ragione al cento per cento. Iachini ed il suo cappellino si salvano e dovrà offrire più di una cena al buon Castrovilli. Okaka prova a rovinare la festa ma ci riesce a metà. Il culmine la domenica sera.
Su Real Time, prossimamente, ci sarà anche un’altra serie: non sapevo di essere allenatore. Protagonista, Andrea Pirlo. Ad un certo punto ho visto la difesa a 3 Demiral, Danilo e Frabotta e mi è venuto in mente il titolo della prossima serie dedicata a Francesco Totti: “Speravo de morì prima”. Chissà quanti tifosi bianconeri lo avranno pensato. Ma oggi l’immagine conta di più dell’essere, meglio un vestito elegante ed una formazione a capocchia (citando il nostro padrone, pardon presidente, De Luca). E così la Juve per la terza volta consecutiva non vince. Ecco, ritornando al discorso di alcune righe sopra, non bisogna inventare niente, ma fare le cose logiche. Checchè ne vogliano i telecronisti di Sky che per 45 minuti del primo tempo hanno pensato soltanto a parlare di Bonucci che saliva a centrocampo. Oh che novità, una cosa mai vista. Mai visto una squadra che con una difesa a 3 porta un uomo in avanti? Forse non hanno mai visto altre partite, o semplicemente bisognava pur dire qualcosa per lodare l’amico Andrea. Ieri sera ho visto un solo grande allenatore, con le palle esagonali. Tale Ivan Juric. Partita sontuosa del suo Verona per i primi 30 minuti, poi si fa male Favilli e resistere senza punta fino alla fine è difficilissimo. Capolavoro tattico in campo, mastodontico negli studi. “Perchè ogni volta che la Juve non vince è demerito suo e mai merito degli altri?”. Me lo chiedo anche io, caro Ivan, meritocrazia, questa sconosciuta.
Ora vi lascio che tra poco, se De Luca non mi spegne anche la tv, mi godrò un bellissimo Milan – Roma, già lo so, ricco di gol. Appuntamento alla prossima, un abbraccio a distanza di sicurezza.