Fiume, il calcio e i giocatori fiumani hanno fatto parte anche della storia della Serie A.
Ezio Loik,
perito a Superga, prima di passare dal Milan e poi dal Venezia insieme a Valentino Mazzola, è stato forse il miglior esponente del calcio fiumano. Soprannominato “Elefante” per il suo lento e inesorabile incedere, è stato una delle colonne del Grande Torino di
Erbstein.
Fra i calciatori nativi di Fiume, Ezio Loik, qui ai tempi della Fiumana, è il più rappresentativo; foto Museo Fiume Roma
Cresciuto nell’Unione Sportiva Fiumana, Loik è considerato la mezzala destra più forte del periodo interbellico.
La società fiumana è rimasta attiva nei campionati di Prima Divisione tra il 1926 e il 1928, di Prima Divisione Nazionale nella stagione 1928-29 (non riuscendo a mantenere la categoria per poter far parte della successiva prima stagione di Serie A girone unico), di B e C italiani dopo, e nuovamente nei campionati regionali durante la seconda guerra mondiale, tra il 1926 e il 1943 (ultimo campionato di C interregionale). A quel punto di sciolse e, nel dopoguerra, avrebbe giocato nei campionati jugoslavi come Rijeka.
Nell’antesignano dell’odierno Rijeka, che ha affrontato Milan e Napoli in Europa League come, ovviamente, squadra croata, sono cresciuti diversi eccellenti calciatori.
Mihalich con la maglia della nazionale, foto Museo Fiume Roma
Non solo Ezio Loik, nativo di Fiume (26/09/19), ma anche Marcello Mihalich (foto in alto), fiumano classe 1907, che conta una presenza e due gol con la nazionale italiana e che nel Napoli ha giocato (tra il ’29 e il ’32), prima di approdare nell’Ambrosiana Inter e vincere con la Juventus uno Scudetto nel ’34 senza incidere troppo (solo 6 presenze).
Mihalich nell’US Fiumana condivideva il campo con un altro campione istriano, Rodolfo Volk (foto in basso).
Rodolfo Volk, Foto Wikipedia
Raccontano i giornali dell’epoca che, quando Napoli e Roma piombarono sui due giocatori, si scatenò un vero e proprio incidente diplomatico e dovette intervenire la Federazione, concedendo l’acquisto di Volk ai capitolini e, come detto, di Mihalich ai partenopei.
Nel Napoli Mihalich, detto “Marzellin”, prima di un infortunio che ne compromise le prestazioni, sviluppò una grande intesa in attacco con due storici campioni azzurri come Vojak e Attila Sallustro.
Crebbe invece nell’Olympia Fiume Andrea Kregar (noto anche col cognome italianizzato di Gregar), che ha giocato col Padova, prima di passare alla Pro Patria insieme agli altri fiumani Nicolò Giacchetti e Mario Varglien.
Con la Fiorentina ha giocato tra serie B (vinta) e serie A.
Lo stesso Mario Varglien, insieme al fratello minore Giovanni (che ha giocato nella Fiumana in Prima Divisione), diventerà una leggenda della Juventus, giocandovi dal 1928 al 1942 e ha fatto inoltre parte dell’Italia ai Mondiali casalinghi del 1934, pur senza scendere in campo nel torneo (conta altresì 1 presenza in amichevole).
Giovanni Varglien o Varglien II è rimasto alla Juventus dal 1929 al dopoguerra, collezionando 3 presenze in nazionale.
A Fiume, il primo gennaio del 1940, nacque anche Giovanni Udovicich. Esule fiumano, dall’età di 6 anni si trasferì con la famiglia a Novara. Di ruolo stopper, diventerà leggenda del club piemontese, nonché uno dei calciatori più riconoscibili dell’intero panorama cadetto. Recordman di presenze, ne metterà insieme 516 fra serie B e C.
Giovanni Udovicich (maglia bianca) in azione, con la riconoscibile estetica che lo contraddistingue e il suo stile pratico da stopper vecchia scuola (foto Futbolismo).
Curiosità: il Vate D’Annunzio, la nascita dello “scudetto” e il calcio a Fiume
Una formazione del Genoa, 1925 la prima con lo Scudetto sul petto, vinto l’anno precedente. Per la storia dello “Scudetto delle pistole” del Bologna del 1925, clicca qui
Cos’ha di speciale questa foto? È il primo club italiano a fregiarsi dello Scudetto sul petto, introdotto alla fine della precedente stagione dalla Federazione come riconoscimento per i campioni in carica.
L’idea traeva ispirazione dalle vicende sportive dell’avventura fiumana di Gabriele D’Annunzio e dei suoi uomini, cominciata il 12 settembre di 101 anni fa.
Il 7 febbraio 1920, poco più di 10 mesi prima del Natale di sangue, che avrebbe posto fine all’occupazione di Fiume del vate, D’Annunzio, conscio del potere coalizzante dello sport per le masse, fu tra gli organizzatori di una partita fra i militari italiani e una rappresentativa locale.
Per l’occasione, gli italiani, al posto dello scudo sabaudo, se ne cucirono sul petto uno col tricolore della bandiera, pare proprio su iniziativa del Vate.
I calciatori partigiani deportati di Fiume
Come riporta Massimiliano Castellani su Avvenire.it (che a sua volta cita il libro di Molinelli “Cuori Partigiani”), furono ben sette i calciatori della Fiumana (fiumani di nascita o di adozione) che, dopo l’armistizio, combatterono contro i tedeschi nella seconda guerra mondiale. Il portiere Edoardo Mandich detto “Edi”, Alceo Lipiszer, i fratelli Claudio e Ottorino Paulinich, Bruno Quaresima, Nevio Scalamera e Icilio Zuliani. Fra il 10 settembre del ’43 e il novembre del ’44 vennero fatti prigionieri e deportati nei campi di concentramento nazista.
Icilio Zuliani, l’unico dei 7 deportati della Fiumana a non tornare a casa, foto tratta da campioninellamemoria.it
Riuscirono a tornare vivi tutti tranne Zuliani: ritrovato in fin di vita durante la liberazione del campo di concentramento di Buchenwald, si spense il 9 maggio a soli 36 anni.
Mandich riuscì invece a scampare alla strage del lager di Hildesheim (200 internati italiani giustiziati per futili motivi) e, tornato in Italia insieme a Marianna, prigioniera polacca conosciuta nel campo di concentramento, giocò nella Ternana con il mitico Gino Colaussi.
Si ringrazia per le foto:
Foto Volk e Genoa 1925: wikipedia/twitter
Foto Icilio Zuliani: Campioni nella Memoria
Foto di copertina: il Giornale
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