Steven Gerrard, leggenda del Liverpool: la sua genesi
Novembre 13, 2020Steven Gerrard, leggenda del Liverpool: ne raccontiamo la storia fin dalle origini di tifoso oggi che si parla di un suo ritorno da coach, dopo la vittoria del titolo di Scozia coi Rangers di Glasgow e i problemi attuali di Klopp al Luverpool.
Nelle parole di Sir Winston Churchill:
“Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio”.
Da appassionato di calcio e film di guerra sono abituato a vedere le partite di calcio come guerre. Come in guerra vinci se avanzi dietro le linee nemiche, sul rettangolo verde vinci se oltrepassi la linea del centrocampo e invadi la metà campo avversaria. Se assumi il controllo del centrocampo hai vinto la battaglia. Non a caso è la zona più calpestata del rettangolo di gioco ed è qui che si decidono le partite.
Ed era questo il regno di uno dei più forti centrocampisti della storia del calcio inglese, Steven Gerrard.
Steven, classe 1980, nasce a Whiston, 13 km a est di Liverpool. Nella sua carriera ha indossato solo una maglia (oltre alla breve esperienza negli States), sappiamo tutti di che colore. Solo una volta, mentre giocava sulle sponde del Mersey, indossò la maglia dello United. Quella del suo idolo, Bryan Robson.
Robson fu centrocampista tutto campo, come dicono oltremanica, box-to-box. Un po’ come Steven. Ma papà Gerrard, tifoso accanito del Liverpool, se ne accorse e intimò al figlio di cambiarsi la maglia. Steven obbedì evitando di essere sbattuto fuori casa.
Dalle strade di Liverpool ad Anfield road il passo fu breve. E’ il 29 Novembre 1998, ad Anfield va in scena Liverpool vs Blackburn. A pochi minuti dal fischio finale, Gerard Houllier, allora manager dei Reds, butta nella mischia un ragazzino appena diciottenne. E’ Stevie G. Neanche il telecronista sapeva chi fosse poiché, per uno scherzo del destino, il suo nome non era nemmeno stampato sul match-program. Nessuno poteva immaginare chi sarebbe diventato.
I primi successi arrivano nella stagione 2000/2001 quando Steven e compagni conquistano uno storico triplete con le vittorie in FA Cup, in Coppa di Lega e in Coppa Uefa. Nel novembre 2003 Steven, a soli 23 anni, diventa capitano del Liverpool. Il passaggio di fascia dal finlandese Sami Hyypiä al nativo della contea del Merseyside è cruciale. Steven diventa non solo capitano ma anche simbolo di Liverpool e della curva storica di Anfield: “ The Kop “ .
Il trionfo più grande e rocambolesco arriva nella stagione 2004/2005: la notte di Istanbul allo stadio Ataturk. Alla guida di quel Liverpool c’è una vecchia conoscenza del calcio italiano: Rafa Benitez. Tra i pali il funambolo Jerzy Dudek, alla regia lo spagnolo Xabi Alonso, davanti il “Maradona di Ostrava” Milan Baroš e la classe di Luis Garcia, in ogni dove Stevie G. Il Liverpool, dopo 45 minuti, è sotto di 3 reti contro i rossoneri, doppietta di un Crespo scatenato e gol di Paolo Maldini. Nel secondo tempo pareggia i conti e ai calci di rigore vince. Sarà stato il fato? Rimontare 3 gol a quel Milan non può esser stato un caso.
La storia dice che tra il primo e il secondo tempo, Steven chiede a Rafa Benitez e allo staff tecnico di uscire dallo spogliatoio. Di lì a poco va in scena uno dei discorsi più belli mai ascoltati. Qui riportata la testimonianza di Djibril Cissè: “Quello che ci ha detto è stato il motore che ci ha permesso di andare a vincere la partita. Ci ha spinto a tirare fuori le palle. Ci ha spiegato che lui, essendo un ragazzo di Liverpool, non voleva in nessun modo vedere il proprio club umiliato in quel modo. Ci ha detto che se avessimo segnato nei primi 15 minuti avremmo vinto la finale. Indovinate di chi fu il primo gol? Il suo”.
Dopo 21 anni dall’ultimo successo nella massima competizione europea, in una delle notti più folli della storia del calcio, il Liverpool, capitanato da uno stratosferico Steven Gerrard (premiato successivamente miglior giocatore del torneo), si laurea campione d’Europa.
Nel postpartita Steven smentisce i rumors su un suo possibile addio dichiarando: “Come potrei pensare di lasciare Liverpool dopo una notte come questa?”
Nel palmares da urlo di Steven Gerrard manca forse il trofeo più significativo: la conquista della Premier League. Addirittura l’ultimo trionfo del Liverpool nella massima serie del campionato inglese (all’epoca “First Division”), prima del recente successo targato Jurgen Klopp, è datato 5 maggio 1990. Era l’epoca del centravanti gallese Ian Rush, miglior realizzatore del Liverpool di tutti i tempi.
Steven ci è andato molto vicino. E’ l’aprile del 2014 ed il Liverpool, alla terzultima di Premier, è in cima al campionato. Ad Anfield ospita il Chelsea di Jose Mourinho e Frank Lampard. Steven è infortunato, soffre di un atroce dolore alla schiena ma stringe i denti e grazie ad un’iniezione epidurale, è al timone del suo Liverpool. Doveva essere un giorno di festa. Fu un incubo. L’ex bambino prodigio cresciuto nelle case popolari di Liverpool, da ultimo uomo, scivola sul prato di Anfield. Il senegalese Demba Ba ne approfitta e solo davanti alla porta, sigla il gol del vantaggio Blues. Steven raccoglie il pallone dalla porta e a testa alta, nel silenzio di Anfield, lo riporta sul dischetto di centrocampo. Chissà quante immagini gli saranno balenate per la testa. Era il suo più grande sogno vincere in patria per Liverpool e la sua gente. Per suo cugino Jon-Paul morto all’età di dieci anni nella strage di Hillsborough del 15 aprile 1989. Jon risultò il più giovane delle 96 vittime di quel maledetto giorno. Steven dedica la sua biografia proprio al piccolo Jon: “È stata dura quando ho saputo che uno dei miei cugini aveva perso la vita, vedere la reazione della sua famiglia mi ha spinto a diventare il giocatore che sono oggi: io gioco per Jon-Paul.”
Il 10 Aprile 1970 Steven Gerrard non è ancora nato. Ma la sua Liverpool è quanto mai viva. Il “Daily Mirror” di quel giorno intitola a caratteri cubicali: “Paul is quitting the Beatles”. 50 anni fa, con l’addio di Paul McCartney, i Beatles non sono più una band.
Il 16 maggio 2015 Steven Gerrard calca l’ ultima volta, da calciatore professionista, il prato di Anfield. Il Liverpool perde 1 a 3 ma il risultato quel giorno non conta. La” Kop” diventa un enorme numero 8 che se capovolto diventa infinito come il loro beniamino. Steven trattiene le lacrime e con sua figlia in braccio rende omaggio ai suoi tifosi. In sottofondo suonano le note di “You’ll never walk alone”. Quel sabato pomeriggio Anfield non è solo un campo di football. E’ il ritrovo di generazioni di appassionati, dal futuro Steven Gerrard all’anziano tifoso di Kenny Dalglish. Il calcio in queste occasioni non può essere solo un gioco. E’ vita. Ma il 16 Maggio non è stato l’ultimo giro tra le mura di Anfield Road perché la volontà di Steven è questa: ”Quando staranno per terminare i miei giorni, non portatemi in ospedale, ma ad Anfield: qui sono nato e qui voglio morire” .
Steven e i Beatles sono l’anima della città. Cammineranno tra le strade popolari di Liverpool e non saranno mai soli.