Dries Mertens stagione 2016-17: da riserva di lusso, è stato protagonista di una stagione incredibile. Reinventato centravanti da Sarri dopo l’infortunio di Milik il belga ha realizzato un record personale di 28 gol in 35 partite.
“Se la Juventus vuole Higuain, la clausola è di 95 mln. Non credo qualcuno sia tanto folle da spenderli”.
Così si era espresso Aurelio De Laurentiis nell’estate del 2016, quella successiva al record di gol in Serie A del Pipita Higuain, che aveva trascinato il Napoli con 36 gol, utili per un piazzamento Champions diretto ma non sufficienti per strappare lo scudetto alla Juventus.
I Bianconeri capiscono quindi che, per evitare di perdere lo scettro, è necessario acquistare proprio quel giocatore dal Napoli di Sarri. Così fu. In gran segreto Higuain sostiene le visite mediche, scappando da Napoli come un ladro in piena notte, conscio che la piazza non l’avrebbe mai perdonato. Il Napoli avevo perso il suo uomo migliore, ma adesso aveva liquidità sul mercato per costruire il futuro.
Arrivano a rinfoltire il centrocampo Zielinski e Diawara, con il prospetto croato Rog a completare un reparto che già contava su Jorginho, Hamsik e Allan, i “titolarissimi” che non tiravano mai il fiato.
Davanti, si punta su un altro polacco: quell’
Arek Milik che aveva fatto bene all’Ajax e aveva appena disputato gli Europei con la Polonia in coppia con Lewandowski.
Il Napoli si presenta ben rodato ai nastri di partenza della stagione, e subito Milik con una doppietta al Milan mette le cose in chiaro: non è Higuain, ma un classe ’94 che, secondo il DS Giuntoli, può diventare un campione vero. Il trio d’attacco prevede il solito Insigne a sinistra, Callejon a destra e Milik centravanti, nel 4-3-3 classico del Sarri napoletano. Non serve il ricambio dello spagnolo (Giaccherini non vedrà mai il campo), mentre Dries Mertens, ancora una volta, farà respirare il 24 a sinistra e Gabbiadini darà manforte a Milik, per sostenere le tre competizioni.
Il disastro, però, come spesso accade, è dietro l’angolo. Milik viene da altre due doppiette alla Dinamo Kiev e al Bologna in campionato. Alla settima giornata, il 2 ottobre 2016, il Napoli però perde a Bergamo (ironia della sorte, il gol decisivo è di Petagna, oggi al Napoli) contro un’Atalanta in crisi e Gasperini che aveva appena detto a Percassi: “con i titolari non ci salveremo, se devo affondare, faccio giocare i ragazzi”. Così, mentre nasceva l’Atalanta delle meraviglie, il Napoli cominciava a fare i conti con la sfortuna.
Milik si fa male durante la pausa nazionali. La diagnosi è impietosa: rottura del legamento crociato del ginocchio. Il Napoli si era appena giocato la possibilità di competere per lo Scudetto, anche perchè Gabbiadini aveva dimostrato di non poter funzionare da centravanti nel 4-3-3.
Sarri ci prova ancora con l’attaccante bergamasco da prima punta, ma presto abbandona le speranze e comincia a sperimentare. In allenamento si vede Mertens a destra e Callejon centravanti. “Lo può fare, ha esperienza, dà profondità e senso del gol”. La soluzione è a portata di mano, ma non è quella giusta. Lo spagnolo funziona meglio a destra, dove i suoi tagli mortiferi vengono serviti col contagiri da Insigne, mentre Mertens da ala destra non crea la chimica giusta.
Il 18 ottobre al San Paolo arriva il Besiktas. Sarri decide di inventarsi Mertens centravanti. Ci ha lavorato solo una settimana, come soluzione di ripiego alle lacune mostrate dal sistema con Callejon o Gabbiadini punta. Arrivano due cross in mezzo perfetti, se non fosse che Mertens è 1.72 e cicca per due volte un pallone d’oro. Il Napoli perde in casa 3-2 nonostante i gol dello stesso Dries e di Gabbiadini, sprecando innumerevoli occasioni e commettendo errori gravi in fase di possesso e in difesa, con il camerunense Aboubakar ad approfittarne manco fosse Drogba o Eto’o.
Di lì a quattro giorni mi sarei sposato. Ma il pensiero restava: e mo’ come giocherà il Napoli di Sarri?
L’allenatore toscano abbandona momentaneamente l’esperimento. Mertens ha bisogno di più tempo per introiettare i movimenti da centravanti, in particolare quelli senza palla. Riesce a venire incontro, a scambiare con Insigne, ma quando poi si tratta di riempire l’area resta il solo Callejon sul secondo palo. I tempi non sono ancora maturi e infatti, a Crotone, il Napoli strappa un 2-1 striminzito nella prima dei calabresi allo Scida, con un nervoso Gabbiadini espulso che ha capito, dagli allenamenti, di non essere la prima scelta davanti neppure con la cessione di Higuain e con l’infortunio di Milik.
Sarri ci lavora alacremente. Mertens comincia a ripagarlo segnando al Benfica il gol qualificazione al turno successivo di Champions, dopo che Hamsik con un sinistro dei suoi aveva salvato il Napoli a Istanbul. Tra febbraio e marzo, ad attendere gli Azzurri ci sarà il Bernabeu e i Merengues di Mister Zidane campioni in carica.
18 dicembre 2016, Napoli-Torino. Il San Paolo indossa il vestito della domenica per omaggiare i ragazzi che, fra tante difficoltà, lottano per un posto Champions in campionato (finiranno terzi) e si sono guadagnati gli ottavi di finale contro il Real Madrid, un grande onore. Quel giorno però, si consacra un centravanti che era arrivato tre stagioni prima a fare il cambio di Insigne, e che per qualcuno “non avrebbe giocato più di 8 partite da titolare nel Napoli”.
Mertens segna 4 gol, letteralmente in tutti i modi e maniere, fra cui un pallonetto clamoroso che lascia il portiere granata Hart di stucco (
nella foto gettyimages, l’esultanza di Dries dopo quel gol). Finisce 5-3 per il Napoli. Solo 3 anni e mezzo più tardi, Dries Mertens sarebbe diventato il più prolifico marcatore nella storia del Napoli, superando Marek Hamsik.
And counting.
37° giornata 2016-17. Il Napoli riceve una Fiorentina che ha poco da chiedere al campionato. Gli Azzurri vincono
4-1, con doppietta di Mertens. Di tutte le grandi partite del belga, questa è per ovvi motivi la meno celebrata. Ma il secondo gol, quello del definitivo 4-1, è un compendio delle capacità tecniche e aerobiche di Dries in quella stagione, nonchè dei movimenti tipici del Napoli di Sarri.
L’azione la comincia Zielinski che da mezzala destra. Insigne si muove da sinistra e converge al centro per ricevere il pallone scambiando con Hamsik. Mertens detta il passaggio venendo incontro, mentre lo slovacco attacco lo spazio partendo dalla posizione di mezzala sinistra. In un tempo solo Mertens con un controllo orientato raccoglie il passaggio di Insigne e punta subito Gonzalo Rodriguez, non l’ultimo arrivato. Tunnel secco e assist no look per Hamsik che di prima batte verso il secondo palo di piatto a giro.
Ma Mertens fa di più, perchè nel frattempo è attratto da mesi come un magnete dal pallone e ne prevede e comanda i movimenti. Tatarusanu respinge corto ed è proprio Mertens a ribadire in rete. Gol numero 27 in campionato, saranno 28 alla fine in 35 partite, con due rigori e solo metà stagione giocata da centravanti.
Una roba letteralmente folle.
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