Vi raccontiamo la storia della trattativa Alemão al Napoli. Il brasiliano, strappato all’Atletico Madrid, non era la prima scelta dagli Azzurri, ma si rivelerà un titolare inamovibile delle future stagioni partenopee.
La
stagione ’87-’88 ha lasciato strascichi pesanti. Bagni e Ferrario sono senza squadra. La piazza li riconosce, insieme a Garella, fra i colpevoli di uno Scudetto gettato alle ortiche e raccolto dall’erba del San Paolo dal Milan di Sacchi in una
soleggiata domenica dei lavoratori.
Moggi si mette all’opera, anche perché le milanesi si muovono furtive nell’ombra e la Juve prima o poi tornerà. Il dirigente azzurro (sì, oggi fa strano ripensarlo) vola a Madrid: Diego ha chiesto polmoni e qualità a centrocampo, per poter avanzare il suo raggio d’azione con l’uscita di scena di Bruno Giordano. Big Luciano punta due nomi e due fronti: col Torino parla di Massimo Crippa, fra i migliori della stagione appena trascorsa. Con il Real si apre il discorso Michel. Quantità e qualità.
Sui giornali si parla di Madjer, che passerà alla storia come il Tacco di Allah, e del suo acquisto da parte dell’Inter. Ma l’algerino non supera le visite mediche. In un trafiletto, Michel, si dice, è vicino al Napoli. Da una settimana Moggi prende due aerei al giorno, facendo la spola fra Milano, suo quartier generale, e Madrid.
Ma il Buitre si mette di mezzo: Michel resta. Moggi è ancora a Madrid quando arriva una telefonata, è Peña, agente internazionale ed ex procuratore brasiliano di Ricardo Rogerio de Brito, il “tedesco”, nell’idioma natío, Alemão. Con Jesus Gil c’era stato un discorso aperto in aprile, ma poi non se ne fece nulla.
Moggi cerca di tenere il segreto, ma la notizia esce subito sui giornali grazie ad una soffiata degli emissari del Pescara, che avevano incrociato i due di ritorno da Mosca in cerca di calciatori sovietici. Inoltre, l’entourage dell’ex Botafogo non vuole perdere la commissione sulla rivendita del giocatore, ai Colchoneros da solo un anno, e si fa largo la pista juventina, con Boniperti che aveva apprezzato il centrocampista ai mondiali messicani.
Moggi ottiene in fretta e furia l’assenso di Ferlaino: 4,6 miliardi, più del doppio di quanto l’Atletico l’aveva pagato dai carioca, Alemão è del Napoli.
Presto abbatte anche la resistenza del Torino, con 8 irrinunciabili miliardi del vecchio conio, e anche Massimo Crippa vola a Capodichino.
Manca il portiere, si cerca di nuovo a Verona: arriva Giuliano Giuliani, ora gli azzurri sono al completo.
È un grande Napoli, rifinito con l’acquisto di Corradini in difesa.
A fine stagione sarà
Coppa Uefa. Alemão solca l’erba di
Stoccarda e sfida la legge dell’impenetrabilità dei corpi per segnare il gol del vantaggio azzurro nella finale di ritorno:
“C’è un buco per Alemão”, si entusiasma Pizzul in telecronaca.
L’anno successivo sarà una monetina all’Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo a marchiare il suo nome a fuoco nella storia, ricucendo lo Scudetto sul petto della maglia azzurra, sponsorizzata Mars nella stagione ’90-91.
Lo stesso Alemão incrocerà con Careca l’amico Diego a Italia ’90 e il Pibe li sbatte fuori lanciando Caniggia solo davanti a Taffarel.
Chiude la carriera italiana passando proprio all’
Atalanta nel ’93. I capelli ormai diradati su un volto riconoscibile dai folti baffi color oro.
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