Omaggio a Diego Armando Maradona: la pared del D10S

Omaggio a Diego Armando Maradona: la pared del D10S

Novembre 26, 2020 0 Di Redazione

Il nostro omaggio a Diego Armando Maradona, attraverso testimonianze di tifosi, lettori e con le prime pagine da tutto il mondo.

Prologo: l’omaggio a Diego Armando Maradona nella volta (albi)celeste

Nel non luogo, in una dimensione dove spazio e tempo non esistono per come la nostra società è abituata a concepirli, è in corso la festa dell’Ascensione del D10S del fùtbol. Maradona Diego, El Pibe, El Barrilete Cosmico che trascende il suo corpo e sfida le leggi della fisica, è tornato fra le stelle, da dove è venuto, non più tardi di 60 anni fa.

Lo hanno accolto George Best e Fidel Castro col berretto della rivoluzione cubana, come lui trapassati il 25 novembre. Freddie Mercury sta cantando per lui a piena voce, facendo risuonare l’intera volta celeste. Dona Tota e Don Diego sono in prima fila in lacrime. Non sanno se essere felici per aver riabbracciato il proprio figlio, o tristi perchè non ha potuto dedicare più tempo alle persone che ama. Evita Peron sta piangendo per l’Argentina, mentre El Che mostra fiero il tatuaggio di Maradona che si è fatto fare apposta dall’altra parte.

Alcuni dei suoi ex compagni, che Diego non smetteva di ricordare in ogni occasione, gli hanno preparato un campo in terra col pallone, solo per vederlo palleggiare. La Mano de Dios è tornata al suo legittimo proprietario, ma la “Zurda” no, quella resta incollata alla pierna di Diego. Cruijff gli ha chiesto il pallone, Diego con un lancio millimetrico gliel’ha fatto pervenire sui piedi: adesso possono giocare insieme, finalmente.

C’è anche Cyte

Tanti i bambini come lui a bordo campo. Tra loro anche chi, come Jorge Cyterszpiler, con Maradona ha condiviso tutto sin da piccoli, anche momenti brutti e dolorose separazioni: “Sei tornato, Diego, grazie per avermi perdonato, come un vero dio”.

Alla regia del tutto, Massimo Troisi per un immancabile tocco di ironia partenopea, e Pino Daniele a fare da eterna colonna sonora della città che ha adottato Maradona come un figlio, e da quel figlio è stata ripagata con i più alti onori sportivi.

Per quanto riguarda noi terrestri, attraverso i ricordi di chi lo ama e l’ha vissuto, con l’aiuto dei messaggi dei nostri lettori e delle prime pagine dei giornali dal mondo, rendiamo grazie a vita, morte e miracoli di Diego.

L’omaggio dall’Azteca di Ciudad del Mexico, nella porta in cui Maradona realizzò la dupla “mano de Dios e gol del siglo” agli Inglesi (foto instagram tuttonapoli)

Victor Hugo Morales, intervistato da l’Avvenire: “il gol del siglo è uno spartiacque della mia carriera, sono felice che il gol più bello della storia del calcio sia identificato con la mia telecronaca. Ma quella di cui sono più orgoglioso, è la telecronaca del gol di Diego alla Grecia“.

Le prime dal mondo e la luce dal box della Bombonera

La prima di Olè: Diego è nato nel 1960, ma vivrà in eterno

Maradona è di tutti e di nessuno. E’ dei napoletani e degli argentini, ma chiunque lo abbia amato porterà nel cuore il “suo” Maradona.

Così una nostra lettrice, Stefania: “I veri campioni vengono consacrati dal popolo e dallo spogliatoio, e Diego sapeva sempre come emozionare il pubblico e motivare la sua squadra…”

La Bombonera, stadio del Boca: un sola luce accesa, dal box privato di Maradona, illumina il buio della notte (foto LM Neuquen)

Omaggio a Diego Armando Maradona dal Gimnasia e da Minà

Il Gimnasia La Plata, la squadra di cui Diego era tutt’ora DT, l’ha salutato scrivendo “ci siamo scelti per sempre”. Il club del “Lobo” ha portato al centro del campo la “poltrona reale” sulla quale era solito sedersi Maradona nel suo, purtroppo, ultimo tour degli stadi argentini.

Gianni Minà ricorda sul suo profilo Facebook l’intervista che Maradona aveva promesso (a lui e solo a lui) dopo la finale di Italia ’90: “…non avevo fatto a tempo a scendere negli spogliatoi, che dall’enorme porta che divideva gli stanzoni delle docce dalle salette delle tv, comparve, in tenuta da gioco, sporco di fango e erba, Diego, che chiedeva di me, dribblando perfino i colleghi argentini. C’era, è vero, nel suo sguardo un’espressione un po’ ironica di sfida e di rivalsa verso un ambiente che in quel Mondiale, non gli aveva perdonato nulla, ma c’era anche il suo culto per la lealtà…”

Il cordoglio, in questo momento, all’esterno del San Paolo. Sono state avviate le procedure per ribattezzare lo stadio “Diego Armando Maradona”, dopo la conferma dell’iniziativa giunta dal Sindaco De Magistris. Foto di Alessandro, nostro cofondatore, dalla pagina.

Eccezionali le prime pagine dei principali giornali francesi. Così L’Equipe e Liberation:

Dio è morto

Liberation insiste sulla dimensione ultraterrena del Dios del futbol

Ferlaino e Bruscolotti commossi

Colpisce la commozione dell‘Ing. Ferlaino e di “Pal’e Fierr'” Bruscolotti, letteralmente in lacrime. Nelle parole del capitano prima di Diego: “ho ancora tante cose da dirti, mi auguro di poterlo fare un giorno”. Come in occasione dei recenti auguri per il sessantesimo compleanno di Maradona, Bruscolotti ha ricordato la volta in cui Maradona gli fece visita a casa, per tenergli compagnia, dal momento che al difensore era stato consigliato di restare sveglio il più possibile a causa di una commozione cerebrale, riportata in uno scontro di gioco.

Alessandro scrive: “Sono nato il 30/5/87 venti giorni dopo il primo scudetto. Essere nato lo stesso mese e anno di quello storico trionfo è sempre stato un motivo di vanto…”

Gli fa eco Alfredo: “sono nato il 10/05. Punto.” E’ la data simbolo di tutti i tifosi napoletani, quella del Primo Scudetto.

Marca decide di citare lo stesso Diego: “quando muoio, vorrei rinascere e diventare di nuovo calciatore. E voglio essere ancora Diego Armando Maradona. Sono un giocatore che ha dato allegria alla gente e questo mi basta e avanza”.

L’omaggio a Diego Armando Maradona da parte di un lettore dall’America

Scrive il nostro lettore Davide M: “Non ho mai avuto dubbi su chi fosse il giocatore di calcio più forte della storia: Maradona. Tuttavia, a causa di un misto di superficialità e disinformazione, sono sempre stato scettico sull’uomo Diego e me ne rammarico profondamente. Diego è sempre stato dalla parte degli ultimi: mai si è seduto al tavolo del potere. È stato corteggiato, invitato e desiderato dai potenti (non solo del calcio) ma lui ha sempre rifiutato. E cos’altro ci si poteva aspettare da Diego?

Essendo un amante della cultura Ellenica non posso esimermi dal dire che Diego è stato la più fedele incarnazione delle antiche Divinità Greche: onnipotenti ma flagellate da una dolorosa e fragile umanità.
Qualche anno fa Diego dichiarò – Non ho mai voluto essere un esempio, quel ruolo lo lascio ai genitori. Io volevo solo portare gioia giocando a Calcio – Caro Diego mi dispiace ma tu hai fatto molto di più, ed è per questo che, il 25 novembre 2020, da Leggenda sei diventato Immortale. E ti chiedo scusa per averti giudicato in passato senza conoscere tutta la tua storia. Ma la mia redenzione era solo questione di tempo: in fondo, mia mamma mi ha chiamato Davide mica Golia, da che parte sto lo so dalla nascita!
Chi ama non dimentica.”

El Observador si interroga, semicitando Morales, sul Pianeta di provenienza di Maradona. Interessante la scelta della curva napoletana con lo striscione dedicato a Diego durante le attuali partite del Napoli, come immagine per la Prima.

L’omaggio a Diego Armando Maradona del Dios Humano di Jorit

Federica G., sempre sotto la nostra Pared su FB, ha dedicato un lungo pensiero al suo idolo d’infanzia: “Non mi permetto di parlare delle imprese sportive di Maradona, non mi sento degna e soprattutto sono note a tutti, ma ritengo di parlare a nome mio e di chiunque quando dico che Maradona è stato un fenomeno totale, e lo è stato perché ha incarnato contemporaneamente una entità ultraterrena ed un essere umano pieno di contraddizioni.

Ci ha regalato la più bella storia di riscatto sociale al mondo, ci ha regalato la consapevolezza di poter essere quello che vogliamo quando vogliamo, indipendentemente dalle circostanze e dal clamore mediatico. Ci ha insegnato che l’irriverenza del talento può tutto contro chiunque, potenti inclusi.

È stato luce per il popolo napoletano e per quello argentino, per quei “sud” che spesso vengono soltanto mortificati e denigrati…”
Jorit, l’artista autore di Dios Umano, opera realizzata fra i palazzi del quartiere San Giovanni a Napoli, ha salutato sul suo profilo quello che ha definito “il mio eroe”. Non possiamo far altro che ringraziare Jorit per come la sua arte renda omaggio in tutto il mondo ai grandi personaggi della “tribù umana”.

La commozione di altri calciatori

Tra i calciatori più commossi, Ronaldinho ha ricordato l’abbraccio con cui i due si salutarono dopo aver giocato insieme durante una partita di beneficenza, definendolo come uno dei giorni più belli della sua vita: “grazie per la tua magia eterna, idolo”.
Ciro Ferrara, insieme a Salvatore Bagni fra i più grandi amici e compagni di Maradona a Napoli, non smette di ricordare da ore Diego sul suo profilo Instagram.
Fabrizio A. ci ha scritto: “Io sono dell’83 la prima partita che ricordo di Diego allo stadio era un Napoli-Milan 1-1 con gol suo e di Gullit. Essere bambini nella sua epoca era meraviglioso non avevi il timore di confronto con altri bambini tifosi di Juve Milan e Inter”.
E Fabrizio S. : “è volato via un pezzo della mia infanzia”.
Nino D’Angelo, suonando in diretta da casa, ha ricordato l’aneddoto di quando Maradona lo prese per mano, portandolo al centro del campo d’allenamento a Soccavo: “guarda cosa faccio”. E per 3 volte prese la traversa.
Maradona è un mito che trascende le età. In tanti, come Giovanni, Valerio e Andrea, ci hanno scritto rimarcando il fatto che, pur non avendolo mai visto giocare dal vivo, hanno imparato ad apprezzare la leggenda del più grande giocatore di ogni tempo, attraverso vhs e racconti tramandati oralmente di generazione in generazione. E che la sensazione provata alla sua morte, la ricorderanno per sempre come l’annuncio di una delle più grandi tragedia della storia.

Epilogo

Non deve sorprendere quindi il fatto che, fra le persone che si stanno recando in questo momento all’esterno degli stadi calcati da Maradona per rendergli omaggio, vi siano tanti giovanissimi che non hanno mai avuto realmente l’opportunità di conoscere le sue magie sul campo, se non in estrema differita video.
Lo spirito di Maradona aleggia tutt’oggi nel Centro Paradiso di Soccavo, dove il suo Napoli si allenava e che un’associazione, giunta fin sul prestigioso France Football a far sentire la propria voce, chiede di ristrutturare e ripristinare. Un regalo di compleanno, questo ricordo della testata francese, che Diego gradì molto, rimarcando la sua volontà di tornare su quel campo, un giorno.
La leggenda di Re Diego, eterno Pibe, continuerà nei secoli ad avvolgere la magia dei quartieri popolari di Buenos Aires e di Napoli. Perchè ogni volta che un pallone rotolerà per quelle strade e quei vicoli, ci sarà un bambino pronto ad esclamare “ma chi so’? Maradona!”