Andrés “La Boba” D’Alessandro el Pibe de aluminio de River
Novembre 30, 2020Andrés La Boba D’Alessandro al River, uno dei presunti eredi di Maradona per la 10 albiceleste, ha una storia del tutto particolare. La raccontiamo nella consueta rubrica di Lunedì Proletario.
“Dove cavolo è andato il ragazzo delle consegne, non lo vedo più?”
“Sta nello spiazzale dietro la pizzeria, fra una consegna e l’altra va sempre lì.”
“RAGAZZOOO! Possibile che ogni volta che ti cerco non ti trovo mai?!”
“Scusatemi signore ma io mi annoio a stare fermo ed aspettare lì impalato.”
“Sempre a pensare a questo fùtbol, tante energie sprecate invece di lavorare.”
“Lo faccio come allenamento: palleggiare aiuta a migliorare la tecnica e il controllo del pallone, un giorno vorrei giocare anche io il mondiale con la Seleccion e magari vincerlo.”
“Ma chi ti credi di essere con quel fisico che ti ritrovi, Maradona? Diego è uno solo non ne nascerà più un altro così. Dai cabezòn ora prendi il motorino e sbrigati che devi fare una consegna a Villa General Mitre, dovrai essere velocissimo!”
“Listo Señor. Io non sogno di diventare come Diego, so benissimo cos’è stato lui per il calcio, ho soltanto il sogno di diventare un professionista come tutti i ragazzi della mia età e ci riuscirò. E poi lui è del Boca, io del River.”
Tra i presunti eredi calcistici di Maradona, D’Alessandro è stato quello che ha ottenuto l’investitura ufficiale. Diego nel 2002 ebbe a dire: “Fra tutti i giocatori che in questi anni mi sono stati accostati D’Alessandro e quello che mi diverte di più e in cui mi rivedo”
La Boba (altro soprannome dovuto alla sua finta che stordiva gli avversari) non ha mantenuto le promesse, diciamo che la pressione non era poca sulle sue spalle. La sua è stata una discreta carriera ma non è mai esploso del tutto, complice anche alcune scelte sbagliate, come quella di andare a giocare in Germania (Wolfsburg) in un campionato in cui solitamente gli argentini non hanno mai brillato. Tuttavia, nel campionato tedesco è riuscito ad incidere il suo nome negli annali, realizzando il gol numero 4000 della storia della Bundesliga. Dopo stagioni anonime in Inghilterra e Spagna, ritorna in Argentina al San Lorenzo dove non riesce a vincere nessun trofeo a differenza di quanto fece prima con il River, il club in cui è cresciuto.
Nel 2008 si lega all’Internacional de Porto Alegre, salvo la parentesi 2016/2017, la squadra in cui milita tutt’oggi.
D’Alessandro è al terzo posto nella classifica all-time, primo fra gli stranieri, per numero di presenze con la maglia dell’Internacional, con oltre 500 partite disputate. Ha vinto 6 campionati statali (Gauchao) e la Libertadores nel 2010, guadagnandosi il diritto a disputare il mondiale per club contro l’altra Internazionale, quella di Milano, e la Boba viene eletto calciatore sudamericano dell’anno. Ma l’esperienza al mondiale per club non è di quelle più felici, D’Alessandro e l’Internacional sono entrati nella storia della manifestazione dalla parte sbagliata, perdendo la semifinale contro i congolesi del Mazembe. Sono stati la prima squadra sudamericana a non disputare la finale dell’ex Coppa Intercontinentale.
Per quanto riguarda l’Albiceleste l’oro olimpico di Atene 2004 e il mondiale under 20 nel 2001 restano i suoi unici trionfi. Inoltre non hai mai disputato alcun mondiale neanche quando alla guida della Seleccion, per il mondiale africano del 2010, vi era Diego Armando Maradona e D’Alessandro ricondusse la mancata convocazione da parte del Diez a motivazioni extracalcistiche: una relazione del fratello con una delle figlie di Diego.