Pablito Rossi eroe Mundial: il trionfo Azzurro a Spagna ’82

Pablito Rossi eroe Mundial: il trionfo Azzurro a Spagna ’82

Dicembre 11, 2020 0 Di Luca Sisto

Il Mundial ’82 comincia 4 anni prima, ad Argentina 78, con un Rossi 21enne che era già Pablito, per una fortunata intuizione semantica del giornalista veneto Giorgio Lago.
La rimonta alla Francia dopo il gol a freddo e la vittoria contro i futuri campioni del Mondo dell’Argentina sono due perle storiche degli Azzurri.
“Siamo partiti troppo forte e poi siamo calati”, dirà Paolo, del ’78.

Paolo Rossi of Italy during the World Cup 1978 match between France and Italy at Jose Maria Minella Stadium, Mar del Plata, Argentina, on June 2nd 1978.
(Photo : Michel Barrault/ Onze / Icon Sport via Getty Images)

Paolo Rossi ai Mondiali  di Argentina 1978, Italia-Francia 2-1 
Nell’82 fu l’opposto. E il Vecio? Aveva i suoi prediletti e li portò con sè anche in Spagna. La Juventus non credeva nelle ginocchia scricchiolanti di Rossi e aveva Bettega, che di testa la metteva dove voleva e con una potenza da schiacciasassi. Perché affiancare un’altra prima punta? A Bearzot stava bene, a Boniperti evidentemente non parve il caso in quel momento.
Alle buste il Vicenza mette 2.6 mld e rotti. Rossi resta in Veneto. Secondo posto prima, da nepromossa, con Rossi che va al Mundial argentino da capocannoniere della Serie A con 24 gol (in B ne aveva fatti già 21 per la promozione del Lanerossi). Ma l’anno successivo fu retrocessione. Farina, presidente vicentino, dirà “avevamo il palazzo contro per lo sgarbo delle buste”.Rossi va in prestito al Perugia per fuggire dal clamore mediatico scatenato del Napoli di Ferlaino, che con Farina aveva l’accordo in pugno. Ai partenopei segna il gol dell’1-0 col quale il Perugia (secondo l’anno prima senza sconfitte alle spalle del Milan della stella), espugna il San Paolo tra i fischi assordanti all’indirizzo dell’attaccante nativo di Prato.
Poi, la sera prima della caciara fangosa di Avellino, per 60 secondi Pablito commette l’errore di non dire subito “no”. Finisce 2-2 con doppietta di Rossi. Non c’era accordo per quel pareggio, ma pareggio fu, e Pablito fu tirato in mezzo.Il calcio italiano permette alle volanti di invadere stadi e mettere mano a documenti e prove, testimonianze presunte o del tutto fasulle. Ci si ripulisce la coscienza dal totonero col panno sudato dei campioni.
A maggio 1982 la Juventus (che l’aveva ripreso durante la squalifica) ripropone Rossi in campo contro l’Udinese, a due anni dalla sua assenza forzata dai campi. Paolo segna e fa segnare. Soprattutto, fa sognare. Il Vecio è in tribuna: “Ti porto con me, te la senti?”Al ritiro di Pontevedra l’Italia arriva quando il clima è già teso. La storia dello “schiaffo” di Bearzot alla tifosa interista (che gli aveva dato dello “scimmione bastardo” per non aver convocato Beccalossi) davanti all’Hotel Villa Pamphili a Roma aveva scatenato i giornalisti italiani, già pronti a fare il funerale al morto prima ancora che cominci a tirare le cuoia.Rossi paga l’inattività ma entrerà in forma a mondiale in corso, e con lui tutta l’Italia. Le polemiche sulle assenze di Pruzzo e Beccalossi vengono dimenticate, così come i 3 pareggi con Perù, Polonia e Camerun.
Il resto, è storia di eroi e condottieri dal volto pulito e contratto come Scirea, Rossi, Tardelli, Zoff.
Senza Pablito l’Italia non avrebbe mai battuto il Brasile. Ergo, non avrebbe mai vinto i Mondiali di Spagna ’82. L’Argentina era stata eliminata da entrambe ma con punteggi diversi, il 3-1 favoriva il Brasile a cui sarebbe bastato il pareggio contro l’Italia, che contro l’Albiceleste di Maradona aveva vinto “solo” 2-1.
Senza Paolo Rossi l’epica del riscatto italiano avrebbe meno valore. Messo da parte, come altri, dal calcio tricolore per ripulirsi la coscienza, è diventato l’eroe per antonomasia di un movimento, il simbolo della nazionale Mundial.
Pablito ha passato una vita sul filo del fuorigioco, sentendo il gol più di ogni altra cosa. “Non aveva una gran tecnica di base”, dicevano di lui (come pontificavano di Gerd Müller e come avrebbero detto di Pippo Inzaghi) quelli che non erano capaci di spiegarsi come un uomo solo, senza palla, potesse sfuggire così spesso alle marcature a uomo.
Perché il calcio per il 95% del tempo è quello che fai quando il pallone tra i piedi ce l’hanno gli altri.
Solo che quando arrivava Rossi sulla palla, era per fare gol. E ne faceva. Ah, se ne faceva.

BARCELONA, SPAIN – JULY 5: Paolo Rossi of Italy shields the ball from Junior of Brazil during the World Cup Round Two, Group Three match between Brazil and Italy held at the Sarria Stadium, Barcelona, Spain on July 5, 1982. Italy won the match 3-2. (Photo by Getty Images)

Paolo Rossi contrastato da Junior. Da un errore del brasiliano in disimpegno nascerà il secondo dei tre gol di Pablito
La tripletta di Rossi al Brasile piega la resistenza verdeoro dei gol magici di Socrates e Falcao. E’ il preludio ad un finale thrilling: annullato il gol di Antognoni, con un ultimo sussulto il Brasile si getta in avanti, ma Zoff fa il miracolo.
La parata di Zoff sul colpo di testa di Oscar, vale la vittoria. La palla “non è entrata” urla Dino. Martellini in telecronaca confonde l’autore del colpo di testa prima con Isidoro e poi con Leandro. Poco importa, nella foto tratta dagli archivi FIFA, Socrates esulta come se la palla fosse entrata, per cercare di confondere arbitro e guardalinee, che dall’altra parte poco prima avevano inspiegabilmente annullato il possibile 4-2 di Antognoni. Gentile e Bergomi osservano attoniti. Sullo sfondo è possibile identificare Bruno Conti e, parzialmente coperto dalla rete, Paolo Rossi.
Sul secondo gol di Rossi alla Polonia in semifinale, nella sofferenza di una partita che vedeva l’Italia in vantaggio, arroccata nella propria 16 metri alla disperata ricerca di un contropiede o di qualcuno che tenesse la palla lontano dalla porta, il nostro telecronista comincia a perdere la pazienza.
Finalmente Cabrini va in conduzione oltre la linea di centrocampo. Pochi minuti prima Martellini se l’era già presa con l’arbitro, che sembrava non tutelare gli Azzurri dalle entratacce dei polacchi.
Così Martellini: “eh c’è un fallaccio su Cabrini a centrocampo e l’arbitro non interviene neanche stavolta…”
Ma la situazione volge immediatamente in favore dell’Italia, poiché volontariamente (io spero e suppongo) l’arbitro aveva lasciato correre per il vantaggio.
Conti scatta sulla fascia sinistra e confeziona un cioccolatino che il goloso Pablito Mundial scarta in scioltezza.
È il 2-0 definitivo alla Polonia di Lato, che con Bruno Conti pochi minuti dopo se le darà di santa ragione in un contrasto sulla linea dell’out sinistro italiano, ma stavolta il mitico Nando appare più disteso.
L’Italia è in finale, con una fiducia nei propri mezzi ormai illimitata.
I tedeschi sono reduci dalla battaglia con i francesi. Cederanno il passo, dopo un discreto inizio, all’inarrestabile furia italiana.
Il secondo gol di Pablito alla Polonia in semifinale, su cross di Bruno Conti (foto FIFA.com)
Sul cross di Gentile dalla destra, sbuca Pablito per l’1-0 alla Germania Ovest, attaccando d’astuzia il secondo palo. Rossi finisce in porta col pallone per la disperazione del portiere Schumacher.
Poster Finale dei Mondiali 1982 - Italia 3 vs Germania Ovest 1 – Compra poster e quadri online
Foto Art Limited.
Immediatamente dopo il gol di Altobelli, la regia spagnola inquadra le tribune del Bernabeu, e appare magicamente uno striscione “Avellino club Salerno”.
Quando i Lupi erano in Serie A, succedeva anche questo.
All’epoca Dario Favorito, avellinese e tifoso dei lupi, viveva a Salerno e con alcuni amici tifosi decise di inventarsi un “club”, che altro non era se non ritrovarsi a casa sua a tifare Avellino e nazionale.
Lo striscione fu cucito a mano dalla madre, e decise di partire per la Spagna solo dopo la vittoria col Brasile.
Il mega panno verde fu piazzato già durante la semifinale con la Polonia, ma è solo immediatamente dopo il gol di Altobelli alla Germania Ovest che la regia lo riprende.
Al suo ritorno a casa, inconsapevole della sorpresa che lo striscione aveva generato, Dario viene accolto dagli amici come un eroe.
Foto ripresa dalla TV, pubblicata con questa storia su Orticalab.it
Questa non è una foto rara, ma ci sembrava opportuno chiudere così.
La partita a scopone sull'aereo: Zoff-Pertini vs Causio-Bearzot
Per la cronaca, Pertini e Zoff perdono contro Causio-Bearzot, e il Presidente se la prende col portiere per aver toppato le giocate decisive a scopone.
Bearzot avrebbe finito i suoi giorni di gloria nell’86.
Di lui Zoff ha detto: “gli eroi dovrebbero morire in trincea. Se tornano dal fronte sanno troppo, sanno tutto. Ma la gente vuole solo dimenticare in fretta”.
Ma noi no, noi non dimentichiamo.