
Bon Noël, Thomas! Il perché dell’esonero di Tuchel al PSG
Dicembre 25, 2020L’esonero di Tuchel al PSG, arriva apparentemente come un fulmine a ciel sereno, alla vigilia di Natale e dopo la vittoria per 4-0 sullo Strasburgo.
Pochettino, inattivo da quando a poche settimane dall’inizio della scorsa stagione fu esonerato dal Tottenham, col quale aveva da poco raggiunto la finale di Champions League, prenderà il suo posto.
Curiosamente, anche Tuchel viene cacciato a 6 mesi dalla scadenza del contratto mai rinnovato dal DS Leonardo, in carica dal 2019 (dopo 6 anni di assenza dagli alti ranghi del PSG) dopo quindi l’assunzione di Tuchel, altro segnale che aveva già fatto pensare ad un epilogo del genere, nonostante l’allenatore nativo di Krumbach (distretto della Svevia in Baviera) avesse raggiunto e perso l’ultima finale di Champions League.
Quando si parla di allenatori di alta gamma, è ovvio che le storie si intreccino agevolmente. La carriera di Tuchel, sin dalle giovanili come allenatore del Mainz, sembra ripercorrere la scia di quella di Klopp. Tuchel prende in mano il Mainz al suo ritorno in Bundesliga, quando Klopp era ormai già da una stagione al Borussia Dortmund. Successivamente sarà ancora Tuchel l’erede dell’attuale manager del Liverpool sulla panchina dei gialloneri. Da qui un altro salto, al PSG, che guidava da due stagioni e mezza, fino a ieri. Nel frattempo, l’argentino Mauricio Pochettino sfiora la leggenda con gli Spurs nel 2019, arrendendosi solo in finale contro il Liverpool di Klopp.
Dopo un anno sabbatico, Leonardo decide di puntare sul meglio che offre il mercato degli allenatori liberi, ovvero Pochettino, che ha superato la presunta concorrenza del “fantasma” di Allegri, che ormai aleggia un po’ ovunque, da Torino a Parigi passando per Madrid e, volendo, almeno nell’orbita di tre squadre di Premier, fra cui di certo Arsenal e Manchester United (dato che Guardiola ha firmato da poco il rinnovo col City).
Con Arteta in situazione di disastro incombente e definitivo, la panchina dei Gunners potrebbe rivelarsi una corsa a due proprio fra Allegri e Tuchel. Ma non è tutto, perchè in una delle partite più belle della Champions di quest’anno, Solskjaer ha toppato il match point qualificazione perdendo 1-3 contro il PSG di Tuchel, terminando poi la sua corsa con la sconfitta patita dal Lipsia di Nagelsman e la “retrocessione” in Europa League. Insomma, un bel rompicapo.
Spezzo una lancia in favore di Tuchel. Pur non essendo mai stato un suo estimatore, ho avuto modo di seguire molto di più il PSG negli ultimi mesi. I parigini, la cui vittoria della Ligue1 (ottenuta ovviamente in entrambe le stagioni da Tuchel) appare sempre scontata, sono a un punto dalla vetta occupata dal Lille e agli ottavi di Champions avranno la “sfortuna” (tutta da dimostrare, visto il rendimento dei catalani) di incrociare uno dei loro principali giustizieri, quel Lionel Messi grande protagonista della storica remuntada (da 0-4 all’andata a 6-1 al ritorno) del marzo 2017, quando però il suo amico Neymar era ancora al Barça. Un ottavo di finale comunque sia tutto da godere.
Tuchel, prima di scontrarsi irrimediabilmente con Leonardo sulla gestione dell’ultimo mercato (il tedesco aveva chiesto Camavinga del Rennes subito), aveva impostato il PSG su un assetto estremamente fluido, capace di passare nel corso della stessa gara da una difesa a 3 con due esterni a una a 4. Un calcio di compiti e princìpi di gioco (sulla falsariga di Allegri, potremmo dire).
Lo stesso Florenzi, epurato di Fonseca alla Roma, ha trovato molto spazio soprattutto con la soluzione a 5. Il portoghese Danilo Pereira è stato impiegato più volte da “metodista” o centrale aggiunto alla Mascherano, abbassandosi fra i centrali in fase di non possesso, e alzandosi in mediana a formare il classico triangolo per l’uscita bassa del pallone in fase di impostazione. Tuchel si è concentrato sull’attacco a due punte, spesso e volentieri formato da Mbappè e Moise Kean (acquistato a sorpresa dall’Everton quest’estate dopo la bocciatura di Ancelotti) con Neymar libero di giostrare dalla trequarti in su, lungo tutto il fronte dell’attacco. Un 3-4-1-2 facilmente trasformabile in 4-3-1-2 grazie alla duttilità degli esterni e di un gran difensore come Marquinhos, capace di giocare senza colpo ferire sia a 3 che a 4.
In buona sostanza, Tuchel, pur non proponendo un calcio spettacolare, ha portato comunque idee nuove e rivisitato concetti di gioco con cui il calcio, storicamente, si è confrontato sin dagli albori della tattica.
In Francia si è scritto spesso di dissidi anche con Mbappè, altro calciatore che, come Neymar, si giova della ricezione del pallone sui piedi per puntare l’uomo, ma perfetto anche quando lanciato in profondità. In realtà pare sia stato lo stesso campione francese a smentire i rumors, scrivendo per primo un messaggio a Tuchel in cui, con parole forti, riferiva che il suo lavoro e la personalità mostrata al PSG “non saranno mai dimenticate”. Tuchel che, lo ricordiamo, ha concluso la scorsa stagione in panchina con una frattura a un metatarso che gli impediva di muoversi agevolmente.
Mauricio Pochettino si troverà fra le mani un organico molto diverso, quanto ad impostazione tattica preferita dai calciatori, rispetto a quello del Tottenham, dove poteva puntare su una prima punta come Kane, fuoriclasse sia quando si tratta di finalizzare la giocata, sia nella protezione del pallone e nell’assistenza verso le ali.
Il gioco del PSG è dominato dall’importanza di Neymar e Mbappè, due calciatori che controllano a lungo il pallone durante il corso della gara. Un’ipotesi per Pochettino, in un’ottica di coralità di gioco, sarà quella di riscoprire la centralità di un campione come il suo connazionale Angel Di Maria, apparso in forma contro lo Strasburgo ma recentemente sempre più accantonato da Tuchel nei momenti chiave della stagione, nonostante lo storico contributo offerto alla causa parigina e la grande esperienza internazionale. Possibilmente, Pochettino si affiderà ad un 4-2-3-1 che possa far coesistere i migliori giocatori nello stesso sistema.
Di certo, sarà questo uno dei tempi più interessanti della seconda parte di stagione e del 2021, insieme alla necessità, prima o poi, del graduale ritorno del pubblico sugli spalti.