Il grande cuore di Diego Maradona negli anni di Napoli
Febbraio 9, 2021Abbiamo scelto tre storie, tre testimonianze di calciatori napoletani, Fabio Cannavaro (di Fuorigrotta, Napoli), Pino Taglialatela (Ischia) e Pietro Puzone (Acerra), per raccontare il grande cuore di Diego Maradona negli anni di Napoli, anche nei confronti di quelli che, al tempo, erano i giovani della squadra.
La personalità e la leadership di Maradona all’interno dello spogliatoio partenopeo e con la Seleccion Albiceleste sono caratteristiche ben note dell’argentino, che vanno di pari passo con il suo essere il più grande in campo. Ne abbiamo parlato a più riprese in occasione delle nostre storie Mondiali (’86, ’90, ’94) ed è questo un aspetto sottolineato da tutti i compagni di squadra nel Napoli, come l’ex capitano Bruscolotti, Ciro Ferrara e Antonio Careca.
Gianfranco Zola, ex fantasista di Parma, Chelsea e Cagliari, cresciuto alle spalle di Diego, è solito raccontare un aneddoto sulla sua rinomata abilità nel calciare le punizioni. Pare sia stato proprio Maradona, dopo averlo sorpreso a calciare a giro sul palo opposto, dalla linea di fondo all’incrocio delle righe dell’aria piccola, a insegnargli come colpire il pallone per regalare alla sfera il giro vincente.
Inoltre, Diego, ha spesso concesso favori personali e aiutato persone in difficoltà, ben oltre i limiti che un professionista dovrebbe rispettare. Alcune di queste storie sono note, altre probabilmente non verranno mai fuori.
Di seguito, ne leggerete tre, molto diverse fra loro, ma che ben rappresentano cosa sia stato il cuore di Diego negli anni di Napoli.
Pietro Puzone e la partita di beneficenza con l’Acerrana
Siamo nella prima stagione di Maradona a Napoli, è il 1984-85, come si vede dalle maglie sponsorizzate Cirio. Compagno di squadra di Diego, è l’ala di riserva Pietro Puzone, un giovane 21enne di Acerra per cui el Pibe ha stima.
Pietro, che nella sua vita post-calcistica andrà incontro a gravi problemi personali (ma oggi per fortuna appare in ripresa), sul finire del 1984 viene contattato da un amico, il cui figlio neonato Luca, ha bisogno di una serie di costose operazioni all’estero (tra Francia e Svizzera) per sopravvivere, poiché ha un difetto congenito.
La proposta di Puzone, attraverso Diego, a Ferlaino, allora presidente del Napoli, è quella di organizzare una partita amichevole con l’Acerrana. Ferlaino però, temendo infortuni per i suoi giocatori su un campo che di professionistico ha solo a malapena le misure, rifiuta.
Maradona si reca ad Acerra e prende Luca in braccio, secondo quanto raccontato di recente dal ragazzo, che ovviamente ha conosciuto la sua storia personale attraverso le parole del padre e della gente del posto. A quel punto Diego decide di andare contro il parere del presidente: paga di tasca propria la penale sull’assicurazione Lloyd’s, e nel marzo 1985 la partita con l’Acerrana, con incasso devoluto in beneficenza alla famiglia di Luca, si farà.
Il video della partita è una delle cose più belle che potrete trovare su Youtube, seppur ovviamente di qualità non eccelsa. Si vedono Maradona e compagni (una selezione di giovani del Napoli) riscaldarsi nel parcheggio del campo, fra le auto, sotto una pioggia battente. Il terreno di gioco, in cui l’erba fa capolino in rarissimi punti poco calpestati, è letteralmente un acquitrino. Maradona però gioca come se fosse una gara di cartello: ruba palla a centrocampo e, con uno slalom dei suoi, va in porta saltando anche il portiere fra l’entusiasmo generale. Invasione di campo di alcuni fra i diecimila spettatori presenti, mentre si sente fuori video una voce che, in dialetto napoletano, durante la giocata di Diego, urla “vattene in porta solo tu!”.
Insomma, se volete spiegare ai vostri figli cos’è il calcio, partire da qui non sarà una cattiva idea.
Pino Taglialatela e un contratto troppo umile
Mitico portiere del Napoli degli anni ’90, per cui la Lotto, con sponsor commerciale Centrale del Latte di Napoli, disegnò la linea iconica “Batman”, Pino Taglialatela racconta che nella stagione 1990-91, quando finalmente fece il suo esordio con la maglia del Napoli, Diego convinse Moggi ad “aggiustargli” il contratto.
“Eravamo a pranzo a Soccavo, alla vigilia di Napoli-Parma, una delle ultime grandi prestazioni di Diego prima della “fuga”. Diego aveva cominciato a prendermi in considerazione già da qualche anno, ed era solito fermarsi con me a fine allenamento per calciare le punizioni. Ma quel giorno mi fa: “Pino tu quanto guadagni?”. Gli risposi “60 milioni di lire”. “Al mese?”, chiese lui. “Magari Diego, all’anno”.
A quel punto Diego sbottò con Moggi: “questo è un ragazzo valido e voi lo state sfruttando, rinnovategli subito il contratto!”. Luciano non la prese benissimo ed io ero terrorizzato all’idea delle conseguenze, anche se tutti sapevano che la cosa non era partita da me.
Il giorno successivo per fortuna il Napoli vinse 4-2 e Diego fece doppietta, su rigore.
All’inizio della settimana seguente, dopo l’allenamento, mi riferirono di recarmi nell’ufficio di Moggi, che voleva vedermi. Fu la doccia più lunga della mia vita, ero convinto che la mia avventura a Napoli sarebbe finita.
Entrai da Moggi e lui subito “Siediti e firma”. Poche parole. Presi la penna senza guardare neppure il foglio. Oggi per mettere una firma ci vogliono tre procuratori e settimane di trattativa. Guardai la cifra sul contratto dopo aver firmato, era triplicata, ed era stato prolungato di altre quattro stagioni”.
Fabio Cannavaro e la partita del giovedì
Pallone d’oro e campione del Mondo con l’Italia nel 2006, Fabio Cannavaro, classe ’73, era un ragazzo delle giovanili, già nel giro della Primavera, quando si materializzò un incontro “molto ravvicinato” con Maradona nell’ultima stagione del Pibe a Napoli, quella del 1990-91.
“Ricordo che avevo 17 anni. Ogni tanto la prima squadra utilizzava i ragazzi delle giovanili come sparring, soprattutto il giovedì. Diego appariva sempre più di rado a Soccavo, al Centro Paradiso. Un giorno però è al campo e decide di partecipare alla partitella.Allora io, che perlopiù lo vedevo allo stadio dove avevo fatto da raccattapalle per anni, in quel momento ero emozionato. Un dirigente ci aveva avvertito – ragazzi fate piano, soprattutto oggi che c’è Diego, niente entrate o robe simili che vi scanno – Già, niente entrate. Gli arriva la palla a Diego, sull’out sinistro, e mi dico “se ti punta è finita, devi anticiparlo”, bang! Entro in tackle dritto sulla palla ma Diego finisce a terra.Silenzio tombale, mi sono detto “Fabio ti tocca fare la borsa e andare a fanculo da un’altra parte”. Diego per fortuna si rialza, si avvicina a me e dice “bravo Fabio, bell’intervento”.La gente, che spesso affollava Soccavo, era entusiasta. In un attimo ero tipo morto e poi rinato. Non lo dimenticherò mai”.
A conclusione di questo pezzo, ci teniamo a sottolineare che il cuore di Maradona, diviso fra Buenos Aires e Napoli, è in parte rimasto proprio a Soccavo. Oggi, il Centro Paradiso è in macerie e tutto intorno il quartiere flegreo risente spesso di uno stato di abbandono che si riflette nelle zone popolari della città.
La pagina Facebook Centro Paradiso, che vi invitiamo a visitare, si occupa di far luce su un tempio dimenticato dell’epica maradoniana ed è un punto di riferimento per i comitati di quartiere.
Edit 2023: a chiusura di un cerchio ideale, Fabio Cannavaro ha acquistato il Centro Paradiso. Il progetto è di renderlo un luogo accessibile per i bambini del quartiere e, magari, un giorno, trovare i campioni di domani.
Immagine di copertina tratta da Wikipedia.