Piccoli impianti grande fascino: gli stadi più suggestivi d’Italia
Febbraio 9, 2021Andiamo alla scoperta dei piccoli stadi più suggestivi d’Italia. Da Chioggia a Carrara, passando per Gaeta, Bacoli e Milazzo, un viaggio imperdibile e ricco di fascino.
Spesso quando si parla degli stadi italiani la prima cosa che viene in mente è che sono vecchi e fatiscenti.
In parte è vero. Rispetto alle altre potenze calcistiche come Inghilterra, Francia, Germania e Spagna i nostri impianti denotano un deficit che la politica e il mondo dello sport non riescono a colmare.
Una grande occasione di riammodernamento è stata il mondiale di Italia ’90. Invece di migliorare i nostri stadi, questi sono stati rattoppati rendendoli peggio di come erano.
Attualmente la Juventus, con la costruzione dello Juventus Stadium nell’area del vecchio Delle Alpi, è l’unica società che ha provato a colmare il gap con le altre potenze del calcio europeo. Non è un caso se i successi dei bianconeri coincidono con l’inaugurazione del nuovo stadio di proprietà. L’esempio tracciato dalla Juventus, a dieci anni di distanza, è rimasto un unicum nel nostro calcio. Piccole realtà di provincia come Atalanta, Udinese, Frosinone e presto anche il Bologna hanno riammodernato i loro impianti, mentre le grandi piazze sembrano ferme al palo.
Complici anche le lungaggini burocratiche, le divergenze fra amministrazioni locali e società, il calcio italiano sembra non cogliere quell’occasione di riammodernamento. Nonostante quasi ogni giorno ci siano nuovi rendering per ristrutturare gli stadi (molti dei quali risalenti al ventennio fascista) alla fine le cose restano quasi sempre come sono.
Siamo andati alla scoperta di piccoli impianti, i quali grazie alla conformazione del territorio in cui si collocano, sono veri e propri gioiellini. Nonostante siano strutture di dimensioni modeste, che necessitano di qualche ammodernamento, di squadre militanti nei dilettanti.
Bacoli – Stadio Tony Chiovato
Lo stadio Chiovato di Bacoli è un piccolo gioiellino. Sovrastato dal Castello Aragonese di Baia, costruito nel XV Secolo su volere di Alfonso D’Aragona, ha anche una bellissima visuale sul golfo di Pozzuoli.
Porta il nome di Tony Chiovato, uno degli artefici della fondazione del campo alle pendici del castello, e di una storica squadra cittadina la Virtus Baia.
Nei primi anni 2000 la Sibilla Bacoli, la principale squadra della cittadina, ha più volte sfiorato una storica promozione fra i professionisti. Memorabile la stagione 2006-2007 quando la compagine flegrea, trascinata dalle reti del bomber tascabile Tommaso Manzo (40 gol fra campionato e playoff in 38 partite), si fermò ad un passo dal sogno perdendo ai rigori la finale, giocata sul neutro di Figline Valdarno, contro i nero stellati del Casale.
Milazzo – Stadio Marco Salmeri (Grotta Polifemo)
Secondo il mito nella cittadina siciliana, a circa 40km ad ovest di Messina, è ubicata la grotta di Polifemo, il Ciclope ingannato da Ulisse nell’Odissea.
La grotta, un tempo attrazione turistica della città, venivano celebrati i matrimoni, oggi per il rischio crollo non è più visitabile. Fino al 2014 lo stadio era chiamato Grotta Polifemo, oggi Marco Salmeri (in onore di un giovane calciatore milazzese scomparso in un incidente stradale).
Lo stadio, un piccolo impianto adiacente al Mar Tirreno, ha una capienza di 2500 spettatori ed ha subìto dei lavori di adeguamento nel 2010 quando la squadra ha raggiunto una storica promozione in Lega Pro Seconda Divisione (Ex Serie C2).
Negli anni del professionismo, proprietario del Milazzo è stato Pietro Lo Monaco, l’ex ad del Catania che puntava a far diventare la società mamertina un serbatoio di giovani talenti degli Etnei. Il progetto non decollò e nel 2013, dopo 3 campionati fra i professionisti, il Milazzo viene dichiarato fallito. Oggi milita nei campionati dilettantistici regionali.
Chioggia – Stadio Aldo e Dino Ballarin
La città di Chioggia si trova nella parte meridionale della laguna veneta è chiamata “La Piccola Venezia”, per essere costruita praticamente sull’acqua, come il capoluogo. Anche qui vi sono i noti problemi legati all’acqua alta. Per fronteggiare il fenomeno sono state installate delle paratie denominate “baby MOSE“.
Lo stadio di calcio è intitolato ai due calciatori del Grande Torino, Aldo e Dino Ballarin nativi proprio di Chioggia, periti nella tragedia di Superga.
A cavallo fra gli anni ’50 e ’60 presidente della squadra cittadina è stato Igino Ballarin, fratello di Aldo e Dino.
Anche lui faceva parte della spedizione granata diretta a Lisbona per disputare la partita amichevole contro il Benfica.
Non era un giocatore di calcio ma solo un appassionato e seguiva spesso i fratelli in trasferta. Nonostante avesse preso posto sull’aereo fu fatto scendere da un funzionario della dogana, perché il documento che aveva portato non era valido per l’espatrio.
Come ci ha raccontato lo stesso Ghirardon, addetto stampa del Chioggia, il nome completo della squadra è Union Clodiense Chioggia Sottomarina 1971. “Union” è fondamentale per il club e per la città, esiste persino un’isola che si chiama così e che collega le due città (appunto Chioggia e Sottomarina), ed è stato motivo di boicottaggio per ben 8 anni da parte della tifoseria, finché non è stato inserito nella denominazione della nuova società.
Quest’anno il club compie 50 anni. La squadra è attualmente nel girone C della serie D, in piena zona playoff.
Il sogno? Tornare in una categoria, la C, che manca dal lontano 1977. Noi ci siamo già affezionati, speriamo sia la volta buona.
Gaeta – Stadio Antonio Riciniello
Gaeta è una città di oltre venticinquemila abitanti in provincia di Latina ed è stata l’ultima roccaforte del Regno delle Due Sicilie. Fino al 1927 ha fatto parte della provincia di Terra di Lavoro (l’odierna Provincia di Caserta).
Fra le località più belle della cittadina laziale vi è Serapo con la sua spiaggia. Qui sorge lo stadio cittadino, Antonio Riciniello, dedicato alla bandiera del calcio gaetano, a cavallo fra gli anni ’30 e ’40, arrivato a giocare anche in B.
L’impianto, che conta 3000 posti a sedere, è dotato di pista d’atletica e si trova praticamente a ridosso della vasta distesa sabbiosa, chiusa dal Monte Orlando (il promontorio sullo sfondo) dove vi è un’oasi naturale, il santuario della SS.ma Trinità e la celebre Montagna Spaccata.
Una cornice spettacolare per chi viene a giocare al Riciniello, in quanto si ha la possibilità di ammirare il mare, il Monte Orlando e la grande macchia verde dalla quale è quasi totalmente avvolto.
Carrara – Stadio dei Marmi
Lasciando gli splendidi scenari degli stadi a ridosso del mare, lo stadio di Carrara, nominato appunto stadio dei Marmi, è circondato dalle montagne. Le Alpi Apuane, dove viene estratto il bianco marmo che rende nota in tutto il mondo la cittadina toscana. Le bianche montagne, non solo a causa della neve, rappresentano il cuore pulsante di Carrara sia dal punto di vista economico che storico-culturale. Sin dall’età del ferro da quelle montagne si estrae il pregiato marmo.
Lo stadio ha una capienza di novemila spettatori e dalla foto (anche in copertina) sembra creare una sinergia con le montagne. Nonostante la location sia molto suggestiva, la città dei marmi meriterebbe senz’altro uno stadio che richiami molto di più il tanto pregiato materiale, piuttosto che il normale cemento.
Attualmente la Carrarese milita in C, allenata da Silvio Baldini, carrarino doc, il quale per allenare la squadra della sua città si è tagliato lo stipendio, percependo il minimo sindacale.
L’anno scorso, con la riproposta coppia di Empoli, Tavano-Maccarone, la Carrarese è arrivata ad un passo da una storica promozione in B che manca da oltre 70 anni, arrendendosi solo ai tempi supplementari al Bari.
Silvio Baldini nel 2018, proprio in virtù di una questione legata allo Stadio Dei Marmi, è stato coinvolto in una diatriba con il Sindaco, dando vita a uno dei suoi famosi show in conferenza stampa, che potete rivedere qui.
Dal 2013 al 2015, prima del fallimento, proprietario unico della Carrarese è stato il portierone Gianluigi Buffon, nativo proprio di Carrara.
Il Toro Club di Chioggia ed il Museo dedicato ai Fratelli Ballarin mantengono vivo il legame tra il Toro e Chioggia.
A titolo di curiosità, a Gaeta negli anni ’70 segnalo che il Toro vi giocò una partita amichevole
Grazie per l’aneddoto Pino, Gaeta è una città simbolo del Sud ed è molto interessante che il Toro, fortissimo negli anni ’70, vi giocò una partita.