L’Avvocato Gianni Agnelli: a cent’anni dalla nascita, celebriamo uno degli uomini più potenti della storia italiana, che rese grande la Juventus e la FIAT e che ha rappresentato per decenni la figura cardine dell’economia politica degli industriali del nord Italia.
L’avvento al potere
L’assurda morte del padre Edoardo, scomparso il 14 luglio 1935 per le conseguenze di un incidente aereo, proprio alla fine dell’epoca della Juve del Quinquennio, avrebbe successivamente proiettato Giovanni Agnelli (solo quattordicenne all’epoca della morte del padre) a capo del “clan” omonimo, quello della famiglia più polarizzante e maledetta d’Italia.
Un’industria che aveva creato l’idea di automobilismo moderna, che aveva trasformato l’auto da bene di lusso a veicolo di trasporto di proprietà delle masse. Il sodalizio odi et amo con Cesare Romiti avrebbe portato la FIAT ai vertici della scala industriale mondiale. Un’idea di governance che con tutti i pro e contro della delocalizzazione e dell’economia finanziaria transnazionale, il solo Marchionne riuscì a modernizzare, traslandola nella nuova economia di mercato globale del 21esimo secolo.

Dopo il 1954, Gianni Agnelli sarà presidente onorario e “primo tifoso” della Juventus. Alex Del Piero il suo ultimo “figlioccio”, Zidane l’uomo che l’ha fatto calcisticamente innamorare e storcere il naso allo stesso tempo. (Foto tratta da unionesarda.it)
Il 22 luglio 1947, Giovanni Agnelli assumeva, all’età di 26 anni, la presidenza della Juventus. Rimase in carica fino al 1954, vincendo tantissimi trofei con una rosa che contava giocatori del calibro di Parola e Boniperti.
Della Juventus, Gianni Agnelli dirà: “è così amata intanto perché il suo nome non rappresenta una città in particolare. In secondo luogo perché in quel nome c’è il richiamo alla gioventù, che piace a tutti”.
L’ambiziosa estetica della vittoria
Il gusto per il bello, il bel calcio, le vittorie, la bella vita, avrebbe accompagnato non solo il calcio, ma di riflesso tutta la filosofia politica di Agnelli. L’Avvocato, pur divenuto senatore a vita, non si è mai considerato un politico, sicuramente non nel senso del termine che aveva interpretato il fratello Umberto, eletto parlamentare.
Gianni Agnelli influenzava la politica, non impartendo ordini, bensì conducendo i politici ad assumere decisioni grate alla famiglia e alla lobby di industriali che essa rappresentava e rappresenta tuttora.
Nella foto tratta dal sito ufficiale giovanniagnelli.it, compare non il calciatore preferito di Gianni Agnelli, ma quello che più di tutti ne incarnò, anche successivamente, lo spirito di ambizione classista e di raggiungimento dell’estetica della vittoria, Michel Platini.
L’Avvocato Agnelli e Zibi Boniek
Nel corso di Tg2 Dossier, speciale Mixer, Giovanni Minoli svelò un retroscena sul famoso faccia a faccia del 1984 con l’Avvocato Gianni Agnelli.
“Avvocato – chiese Minoli a telecamere spente – mi spiega il perché di quel ghigno sul suo viso alla domanda sulla sua preferenza fra Boniek e Platini?”
“Vede Minoli – rispose l’Avvocato, a cui Zibi non è mai andato del tutto a genio – Boniek è un “polacco”: stamattina, Lei non lo poteva sapere, sono stato alla Segreteria di Stato [Vaticana] e un Cardinale sul nuovo papa [Giovanni Paolo II] mi ha detto “è un polacco: durante la guerra due popoli pensarono di affrontare i carrarmati (sovietici e nazisti) con la cavalleria: finlandesi e polacchi. Questi ultimi però erano convinti di vincere…
Ne consegue che una volta l’Avvocato, nel presentare “Cavallo Pazzo” Boniek all’ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger (deus ex machina della politica estera americana per decenni e grande appassionato di calcio), definì il centrocampista polacco “bello di notte”, per rimarcare il suo impegno prevalentemente nelle Coppe, in contrasto con il rendimento in campionato.
foto tratta dalla pagina FB ufficiale di Maserati. Qui l’Avvocato con, sullo sfondo, una Maserati GT5000 del 1961, disegnata da Pininfarina apposta per lui.
Oggi sono 100 anni dalla nascita di uno degli uomini più potenti della storia unitaria, che da 18 anni ormai ci ha lasciato, ma il cui spirito pervade tuttora l’idea di Juventus e di potere in Italia.
Il potere si ama o si odia, non gli si può essere indifferenti. Il potere non può essere bonario, ma può presentarsi sotto spoglie eleganti, ammalianti.
Il potere è sempre elitario, anche quando si prefigura come redistributivo.
Il potere esige rispetto anche quando perde la sua influenza, anche oltre la morte.
E quest’uomo, nonostante (o “in virtù di”, dipende dai punti di vista) tutto ciò che possa rappresentare, va rispettato.
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