Dal litigio Kessié-Acerbi alle chiavi della mediana rossonera
Marzo 19, 2021Dopo il famoso litigio Kessié-Acerbi, qualcosa è cambiato nella mentalità del centrocampista ivoriano. Da allora è diventato il padrone della mediana e, con l’avvento di Pioli, si è preso le chiavi del Milan guidandolo verso l’altissima classifica della Serie A.
Era l’estate del 2017 ed a Milano, sponda rossonera, faceva un gran caldo, logico nel capoluogo lombardo in quel periodo dell’anno. Meno logico però era invece il calciomercato del Milan, almeno rispetto a quelli degli ultimi anni prima della famosa estate del 2017, quella per intenderci del: “Passiamo alle cose formali”. Il Milan infatti, guidato dal duo Mirabelli-Fassone, spende al tempo come se non ci fosse un domani, proprio come se il governo Draghi avesse stanziato tanti soldi a fondo perduto per il calciomercato del diavolo. Fondo perduto, più o meno. Si perché per una cifra che va oltre i 200 milioni di euro all’ombra del Duomo arrivano André Silva, Conti, Musacchio, Ricardo Rodriguez, Biglia, Kalinic, Borini, Donnarumma, quest’ultimo quello fake non l’originale. Tutti calciatori che, siamo sicuri, i tifosi milanisti avrebbero preferito vederli vestiti di nerazzurro Inter.
Ma oltre a questa lista della spesa, presentata come merce di altissima qualità, ma nei fatti dal valore di prodotti di discount, arriva anche Leonardo Bonucci, anch’egli presto dimenticato. A giusta ragione. In quell’estate i media impazziscono per la campagna acquisti rossonera ed il modo di presentarla proprio di Mirabelli, indimenticabile, purtroppo, per i tifosi rossoneri. Ma in quella grande illusione, causa della conseguente logica e banale delusione, qualcosa da salvare c’era, o meglio qualcuno. Calhanoglu, ma soprattutto Franck Kessié. Dalla vicina Bergamo il centrocampista ivoriano passa al Milan per la modica cifra, si fa per dire, di 28 milioni di euro. Il giocatore si era messo in mostra con l’Atalanta disputando una grande stagione, ma i supporter rossoneri nutrivano qualche perplessità nei confronti di quell’acquisto definito fin troppo oneroso.
Appena giunto al Milan Kessié si fa subito riconoscere per una storia legata al numero di maglia e per poco saltava Bonucci. Magari, penserebbe qualcuno col senno di poi. Al centrocampista, infatti, era stata promessa la maglia 19, numero al quale era legatissimo per 3 motivi: il 19 era il giorno della morte di suo padre, al contempo anche quello del suo arrivo in Italia ed infine anche il suo giorno di nascita. Ma Mirabelli, per ammaliare il centrale juventino, gli aveva promesso altrettanto. Da lì lo scontro diplomatico, con Kessié che non ne voleva sapere di privarsi di quella maglia alla quale era legatissimo. Alla fine, volente o nolente, dovette cedere la maglia ed accontentarsi del 79. Insomma, litigare per una cosa così banale come un numero di maglia non è il massimo quando sei giovanissimo e sei appena arrivato in uno dei club più prestigiosi del mondo calcistico. Kessié gioca, tra alti e bassi, come lo stesso Milan. Alcune prestazioni sono positive, altre molto meno e finisce spesso nel bersaglio della critica feroce da social. Ci finisce, anche e soprattutto, nell’aprile del 2019, nella diatriba Kessié-Acerbi, con Bakayoko terzo incomodo.
Kessié e Bakayoko mettono alla berlina la maglia di Acerbi della Lazio, come “bottino di guerra” (foto adnkronos)
Antefatto: il difensore della Lazio alla vigilia di Milan-Lazio afferma candidamente: “Come singoli non c’è paragone fra noi e il Milan”. Kessié la prende sul personale, segna e regala la vittoria al Milan ed al triplice fischio, insieme a Bakayoko, mostra in modo polemico e derisorio la maglia del difensore biancoceleste. Nel Paese delle meraviglie, schiavo di un molto più che ipocrita politically correct, dove non fa niente se tagliano i fondi alla sanità, dove non importa se non c’è lavoro per i giovani, è invece guerra per questo clamoroso gesto. Non si parla d’altro. La Procura pensa di aprire un’indagine. Qualcuno quasi chiede l’arresto di Kessié. Alla fine si chiude tutto dove tutto era nato, l’altro mondo magico, quello dei social.
Le polemiche su Kessié non si fermano a quella lite con Acerbi, ma proseguono sul finire del 2019, quando viene ripreso negli spogliatoi prima di una gara, assieme a Rebic, con lo smartphone tra le mani. Altra grande diatriba. Oddio, usava il telefono prima della gara, un calciatore professionista si deve concentrare. E giù di offese, anche pesanti, sul centrocampista ivoriano. Tra prestazioni a luci alterne e tutto questo ambaradam sopra descritto, Kessié però con l’avvento di Pioli diventa finalmente protagonista solo per quanto fatto in campo. Il numero 79 diventa ben presto l’uomo cardine della squadra rossonera. Schierato nei 2 davanti la difesa nel 4-2-3-1, il Presidente, così soprannominato, dice, dai compagni perché nello spogliatoio lui è il capo (Ibra permettendo), si sente a suo agio come un leone nella savana. Domina la mediana, con quantità, tantissima quantità, ma anche qualità. Forza fisica, atletismo, piedi più che discreti ed anche una buona capacità di inserimento, non si può chiedere di più ad un centrocampista moderno.
Nell’annata da sogno dei rossoneri, almeno fino a un paio di settimane fa, Kessié è l’emblema, il protagonista principale e non solo per i gol ed i tanti rigori messo a segno. Qualcuno ha detto: “Circa il 71 % del Pianeta Terra è coperto dall’acqua, il resto lo copre Kessié”. Ecco, basterebbe questa citazione di qualche genio del web (ogni tanto ce ne sono ancora, deo gratias) per capire cosa rappresenta Kessié per questo Milan. Il mediano è uno dei calciatori che ha percorso più km in tutti i maggiori campionati europei oltre a vincere tantissimi contrasti ed a segnare quasi da trequartista. Ed ora, allacciamo le cinture e saliamo sulla macchina del tempo come Marty McFly in Ritorno al Futuro. Il salto temporale lo facciamo però al passato, a quella famosa estate 2017 dove a Milano si sognava il tricolore. Ecco Kessié, da presunto pacco, oggetto misterioso, non solo oggi si è rivelato come uno dei pochissimi colpi azzeccati di quella campagna acquisti, ma soprattutto come uno dei centrocampisti più forti in circolazione in Europa.
Non ha ancora compiuto 25 anni ed oggi il Milan può coccolarsi il suo patrimonio. Ma attenzione, i grandi campioni vengono spesso chiamati dai grandi club, nella fattispecie da quelli inglesi della Premier League. L’oneroso compito al Milan di blindare il suo talento, così, proprio come Ulisse nell’Odissea, da farlo sfuggire al canto ammaliante delle sirene, altrimenti Kessié salperà, ne siamo sicuri, verso altri lidi. Magari proprio in quell’Inghilterra, dove non si parlerà certo di una stupida lite social con l’Acerbi di turno.