La Mano de Dios di Maradona e il mito fondativo della nuova Argentina

La Mano de Dios di Maradona e il mito fondativo della nuova Argentina

Marzo 24, 2021 0 Di Luca Sisto

Le performance di Maradona a Messico ’86, il significato de La Mano de Dios e il trionfo dell’Argentina, vanno oltre la manifestazione mondiale. Cerchiamo di capire perché. In modo quantomeno contraddittorio, le vittorie contro l’Inghilterra e, successivamente, quelle che hanno regalato la coppa all’Albiceleste, sono state utilizzate a livello mediatico e politico per rifondare l’identità argentina. Un Paese distrutto da anni di dittatura militare.

Maradona un eroe

Non possiamo nasconderlo. Su Diego Armando Maradona, in particolare a Messico ’86, si è detto e scritto di tutto.
Ciò che qui proponiamo non può che essere una lettura diversa, alternativa.
La performance di Maradona a guida della sua Argentina, è probabilmente fra le più grandi di sempre. Soprattutto se ci riferiamo al mese scarso in cui i mondiali messicani si sono consumati.
Ma la mitologia che si cela dietro quell’Argentina ha contribuito in modo decisivo al riscatto politico di un’intera Nazione. Nel bene e nel male.
Di Messico ’86 tutti hanno visto il film ufficiale dei Mondiali FIFA: Hero (Maradona un eroe).
Prima di quella che sarà la sua caduta, Maradona è quindi il simbolo dell’eroismo sportivo mondiale. Non solo albiceleste. Un appoggio mediatico che il mondo e la FIFA gli avrebbero tolto 4 anni dopo in Italia. E, definitivamente, a USA ’94.

L’Argentina della dittatura militare

L’Argentina, intesa come Paese, si affaccia in Messico sulla scia degli sconvolgimenti popolari che, nel 1985, hanno portato i capi della giunta militare davanti alla giustizia, a rispondere dei crimini commessi da Jorge Videla e dai suoi colleghi e successori, nei 7 anni fra il 1976 e il 1983.
Parliamo di circa 50000 morti. Di cui almeno 30000 desaparecidos e 15000 prigionieri politici giustiziati con processo sommario, nella più totale assenza dei diritti fondamentali.

Videla aveva vissuto il suo momento di massima popolarità a due anni di distanza dal golpe che aveva deposto Isabelita Peron. Nello stadio Monumental di Buenos Aires, il 25 giugno 1978 aveva personalmente premiato il capitano albiceleste Daniel Passerella con la Coppa del Mondo appena conquistata, tra la folla inneggiante.
Maradona, allora diciottenne astro nascente dell’Argentinos Juniors, non era stato convocato dal CT Menotti per quelli che erano considerati dei mondiali “da vincere ad ogni costo” per la gloria della patria.
Prende invece parte da star affermata, in procinto di passare dal Boca Juniors al Barcellona (dove più avanti ritroverà proprio Menotti), ai mondiali di Spagna ’82. Quei mondiali cominciarono il giorno successivo alla fine delle ostilità fra Argentina e Regno Unito, in seguito al conflitto per il possesso delle isole Falkland, Malvinas nella terminologia ispanica.

Le Malvinas

Maradona non ebbe occasione di sfruttare in Spagna il sentimento di rivalsa nazionale che pervadeva gli argentini, sconfitti in una guerra di riconquista di territori da un secolo sotto il dominio della Corona britannica. Leopoldo Galtieri, dopo aver rovesciato Viola (golpista che a sua volta aveva deposto Videla) tentò di utilizzare la questione delle “Malvinas” per rilanciare l’unità nazionale. Fu un fiasco che costò quasi 700 morti e finì, insieme alla crisi economica dovuta al ritiro dell’appoggio americano alla giunta, per portare a termine la drammatica esperienza dittatoriale argentina.
Oggi sappiamo che le conseguenze nefaste di quella gestione si sarebbero protratte fino alla crisi economica dei primi anni duemila, ma l’entusiasmo degli argentini in vista della Coppa era palpabile.

In questo senso, l’attenzione mediatica era alle stelle. Da vendicare non c’erano solo le malelingue della Coppa del ’78, o la netta sconfitta contro Italia e Brasile nell’82.
Da riscattare c’era l’immagine internazionale di un popolo martoriato dalle stesse persone deputate alla loro protezione.

Il gol de la Mano de Dios

Maradona si sviluppa come giovane calciatore, quindi, negli anni della giunta. Pur essendo di formazione povera e popolare, e pur tendendo a sinistra (noto il suo sostegno ai governi comunisti dell’America Latina), non esiterà, in occasione di Argentina-Inghilterra, a tirar fuori la questione nazionale e nazionalista delle Malvinas, per giustificare il gol de La Mano de Dios.

Maradona comincia l’azione e si getta verso la porta come se dovesse chiudere l’uno-due in profondità. Il campanile che deriva dal rimpallo al limite dell’area rende il pallone irraggiungibile, in modo lecito, per Diego. Un calciatore alto 1.67 che tenta di contrastare uno dei migliori portieri inglesi della storia, proteso in salto e con la possibilità di usare le mani. Già, le mani. Forse istintivamente, in una frazione di secondo, Maradona usa il pugno sinistro, unica maniera per anticipare Shilton. Diego esulta guardando per un attimo l’arbitro Ali Bennacer, che non si accorge di nulla, nonostante le proteste degli inglesi.

Conclusioni: il significato politico de La Mano de Dios

Ma se quel gol rappresenta la rivalsa nazionale con ogni mezzo, è col successivo “gol del siglo” che Diego assurge ad eroe sportivo alla portata di tutti, ma alla mercè di nessuno.
Con la vittoria dei mondiali, grazie alla clamorosa doppietta al Belgio in semifinale e al rocambolesco 3-2 alla Germania Ovest in finale con passaggio decisivo di Maradona per Burruchaga, l’Argentina può finalmente presentarsi al mondo con gli occhi di chi ce l’ha fatta. Il Paese esce dall’onta golpista e si trova a fare i conti con i suoi morti senza corpo.

Ma lo fa con l’immagine di un popolo che ha saputo, liberandosi “da solo”, condursi fuori da un incubo durato 7 anni.
Se il gesto di Maradona che esulta dopo aver anticipato Peter Shilton con la mano non può essere considerato “corretto”, viene ad essere giustificato col senso di rivalsa di un popolo che, con ogni mezzo, era disposto alla vittoria.
Anche a capitalizzare nel mito fondativo di una nuova Nazione, lo stesso episodio che aveva dato il via alla caduta della giunta militare (si legga a riguardo quanto scritto da Paul Dietschy in “Storia del Calcio”).

Questa stessa contraddizione politica si sublima, quindi, nei due antitetici gesti sportivi che Diego compie a distanza di pochi minuti contro l’Inghilterra: la Mano de Dios e il gol del siglo. Maradona a Messico ’86 e il trionfo dell’Argentina rappresenteranno per anni a venire un mito in cui il popolo albiceleste potrà riconoscersi.

Solo nel 2022, in Qatar, l’Argentina capitanata da Leo Messi tornerà a vincere il titolo Mondiale. Con un significato stavolta solo ed esclusivamente sportivo ed economico, lasciando ad altri le beghe politiche della manifestazione, del Paese ospitante e di quello vincitore.

Immagine di copertina tratta da Wikipedia.