Riccardo Zampagna, il bomber del proletariato di provincia

Riccardo Zampagna, il bomber del proletariato di provincia

Marzo 29, 2021 1 Di Alessandro Amodio

Riccardo Zampagna, bomber della Ternana e del calcio di provincia, ha rappresentato un’icona per il tifo proletario e gli ultras di sinistra. Eppure, ha assaporato la serie A con la Regina della Provinciali, la Dea, e ha fatto anche la storia di un club, oggi decaduto e in una città divisa calcisticamente in due, come Messina.

 

“A Riccá, ma te pare normale che invece de veni’ con noi in mensa te stai qui in reparto a fa flessioni e addominali. Secondo me te sei fori de’ capoccia!”
“Non posso perdere tempo facendoli agli allenamenti, lì preferisco concentrarmi sulla tecnica e potenziare il mio destro.”
“A Gigi Riva ma che stai a di’?”
“Poi vedrai, un giorno segnerò con la maglia della Ternana e tu sarai in curva est ad esultare ad un mio goal!”
“Seh povero matto, daje passame la sparachiodi che entro le 18 dovemo finì sto lavoro.”

 

Per Riccardo Zampagna, pugno fiero verso la curva a mostrare le sue origini e le sue idee, il calcio è stato un’opportunità per fuggire dalla monotonia della vita, ma è sempre rimasto se stesso.

Dopo le prime esperienze nei dilettanti umbri, si mette il luce con la maglia del Pontevecchio in provincia di Perugia. Nel 1997 l’esordio nei professionisti in un’altra città operaia, a Trieste con la Triestina, ed è qui che comincia a farsi conoscere dal grande calcio. All’inizio del nuovo millennio il Perugia, militante in Serie A, lo tessera ma collezionerà solo qualche presenza fra Coppa Italia ed Intertoto per poi accasarsi a fine mercato in B a Cosenza.

La stagione 2002/2003 è la definitiva consacrazione nei cadetti. Con 19 reti in 33 partite permette al Messina di agguantare una sofferta salvezza a scapito del Catania, poi ripescato nel famoso “caso Catania” che portò la B a 24 squadre. Nell’estate 2003 corona il sogno di una vita: indossare la maglia per la quale faceva il tifo in curva, quella rossoverde della Ternana, la squadra della sua città. Salvo qualche annata nel settore giovanile aveva affrontato le Fere solo da avversario.

Secondo la Bibbia, fu Gesù a pronunciare la famosa frase “nemo propheta in patria”. Ma per Zampagna non è stato così. La stagione nella sua Terni, dal punto di vista realizzativo è stata la migliore della sua carriera, con 21 reti, prima e unica volta in carriera in cui ha realizzato oltre 20 gol in una singola stagione.

La Ternana giunse settima alle spalle della Fiorentina, agli albori dell’epopea dei Della Valle. I viola si aggiudicarono lo spareggio incrociato Serie A – Serie B, che fu una sorta di passaggio del testimone, contro il Perugia di Gaucci arrivato ormai al canto del cigno.

Zampagna, il cui cartellino era in comproprietà fra Ternana e Messina, espresse la volontà di voler restare a Terni e provare l’assalto alla Serie A. Tuttavia tra Messina e la Ternana non ci fu l’accordo sulla comproprietà e si andò alle buste. I Peloritani, ritornati in A dopo 39 anni, per poche miglia di euro si aggiudicarono le prestazioni del forte centravanti.

La stagione in A è entusiasmante: settimo posto finale, miglior piazzamento di sempre del Messina, Zampagna con 12 reti è il miglior marcatore della squadra. Il suo primo gol in massima serie è uno splendido pallonetto per il definitivo 4-3 sulla Roma di Capello e Totti. La gara contro la Roma è stata l’esordio casalingo nel nuovo stadio San Filippo. Ormai tutta Italia conosceva questo attaccante forte fisicamente con una buona tecnica individuale e con un passato operaio. In A gioca altre tre stagioni, una con il Messina e due con l’Atalanta.

Nonostante sia diventato uno dei migliori attaccanti della seconda metà degli anni 2000, non ha mai rinnegato né dimenticato le sue origini proletarie. Sempre attento alle tematiche sociali della sua città, vicino ai lavoratori della ThyssenKrupp (oggi Acciai Speciali Terni), l’acciaieria in cui lavorava il padre.

Non ha fatto mai mancare il suo sostegno non solo morale ma anche fisico. Più di una volta è sceso in piazza per protestare al fianco degli operai facendosi portavoce delle loro istanze, fungendo da cassa di risonanza.

Nel 2014 con il rischio di un licenziamento collettivo di oltre 500 dipendenti, Zampagna fece sentire la propria voce dichiarando: “Le acciaierie mi hanno dato da mangiare e mio padre Danilo ci è morto dopo essersi preso un tumore con l’amianto. Il problema è grande e va risolto una volta per tutte, sono almeno dieci anni che la situazione è precaria. Con la solidarietà si fa poco, servono atti concreti, manifestare è importante perché occorre agire subito”.

Questo è stato Riccardo Zampagna, il bomber del proletariato di provincia.