Genoa-Napoli: 10 giugno 2007, la favola condivisa

Genoa-Napoli: 10 giugno 2007, la favola condivisa

Aprile 1, 2021 0 Di Andrea Bedini

Genoa-Napoli 2007: le due squadre con le tifoserie gemellate sono alle spalle della Juve, già promossa in A.

Il campionato di Serie B 2006/07 fu il primo post-Calciopoli, con la presenza della Juventus (per la prima e unica volta in B) retrocessa d’ufficio, e di Napoli e Genoa promosse dalla C1 nella stagione precedente.

L’Italia veniva dalla vittoria epocale ai Mondiali di Germania. In Serie A l’Inter faceva il vuoto aprendo il suo ciclo vincente in contumacia bianconera. Juve che, nonostante il -9 di partenza, vinse il campionato di Serie B. L’ultima giornata metteva di fronte, però, Genoa e Napoli con lo spettro dei playoff promozione, alla fine di un campionato lungo e logorante. La storia di quella partita e di quella giornata, ce la racconta, con gli occhi di chi era a Marassi, Andrea Bedini.

La partita

10 Giugno 2007
Giornata 42 serie B, stadio Luigi Ferraris.

La maggior parte delle persone sono convinte che quel giorno il gemellaggio tra Napoli e Genoa avrà fine. È la classica partita da dentro o fuori. Chi vince va in serie A, chi perde dovrà ancora sudare ai playoff, e mai come quell’anno i playoff appaiono un incubo da cui sarà molto difficile venir fuori. L’unica, piccola speranza è quella di un passo falso del Piacenza, che è quarto a -10 dal Genoa terzo e gioca in casa contro una Triestina che rischia la retrocessione in caso di sconfitta.
Una non vittoria dei piacentini vorrebbe dire 10 punti tra la terza e la quarta e i playoff non si giocherebbero. Ma sperare in questo è inutile e la partita è di fuoco.

Nel primo tempo viene colpito un palo per parte. La tensione è alle stelle e la partita è agonistica ad estremi livelli, il clima è quello di una finale.
Al 33′ il Piacenza trova il vantaggio grazie a un gol di Degano. A questo punto, con un pareggio il Grifone giocherebbe i playoff.

Lo splendido colpo d'occhio della Gradinata Nord del Ferraris (foto Gazzetta.it)

Lo splendido colpo d’occhio della Gradinata Nord del Ferraris (foto Gazzetta.it)

La cosa che più impressiona di quella partita però è lo stadio. Marassi può ospitare circa 37.000 persone, quel giorno le persone sono più di 40.000. Negli spalti, osservando bene, si può notare una grande quantità di colori in tutti i settori. Sono i tifosi napoletani, insieme a quelli genoani uniti da un’agonia apparentemente senza fine. Una lezione di sport, che ancora una volta Genoa e Napoli danno al paese intero. Nello stesso anno dell’uccisione di Raciti, dopo un anno dal razzo di Ascoli e dopo tutte le violenze collegate al mondo del nostro calcio, Genoa e Napoli giocano la partita della vita con tutti i tifosi insieme a sostegno. Alcuni hanno paura della guerriglia, ma non conoscono l’amicizia così come la conoscono quelle tifoserie gemellate.

Guardando la gente ci si può accorgere che quella storia non può che avere in lieto fine.

E infatti Allegretti pareggia a Piacenza. Lo stadio esplode, maglie rossoblù e azzurre si abbracciano sugli spalti e in campo per circa 5 secondi prima di tornare alla sofferenza.
In questo momento, Genoa e Napoli sono in serie A, a braccetto, insieme, come veri fratelli. Ma c’è ancora un quarto d’ora da giocare e un gol del Piacenza cambierebbe tutto nuovamente, non ci si può fermare ora.
Nel finale di partita, tra nervi a fior di pelle e persone che riescono solo ad ascoltare la propria radiolina in attesa di notizie da Piacenza, ci sono occasioni da una parte e dall’altra: prima Rubinho vola su un tiro di Bogliacino, poco dopo tocca a Iezzo mettere i guantoni su un destro di Leon. Bisogna ancora lottare.

La capitolazione arriva al 93’. C’è un calcio di punizione per il Genoa e ancora 3 minuti da giocare. Il Napoli effettua un cambio e in quel momento accade qualcosa.
Si può notare che a bordo campo inizia a crearsi una ressa, e si possono vedere numerose persone impegnate a scavalcare le reti che separano gli spalti dal campo per prepararsi alla festa.
Si batte il calcio di punizione, Adailton porta il pallone sul fondo del campo ma invece di vedersi pressare da Domizzi, vede una massa di persone che gli vanno addosso, e lo abbracciano, e lo spogliano. Che è successo? È finita. È finita a Piacenza. State buoni, che andiamo in serie A insieme.
Dai tabelloni dello stadio, dai quali non è arrivato neanche un aggiornamento dai campi dall’inizio della partita compare la scritta: “Piacenza-Triestina 1-1 FINITA!”
Invasione di campo e festa.

Finalmente in A

C’è però un piccolo particolare da non sottovalutare, Genoa-Napoli non è ancora finita; cioè in teoria sì, ma l’arbitro deve fischiare la fine e ci sarebbero ancora due minuti abbondanti da giocare. Allora si cerca di far uscire i tifosi, ma non è così semplice. Reja, allenatore partenopeo, è in giro per il campo sollevato e portato in trionfo dai tifosi, i giocatori del Genoa vengono assaliti e spogliati. Grava, difensore del Napoli, deve lottare per non farsi togliere le mutande. La polizia non interviene, e come potrebbe? Dodici anni di sofferenza per il Genoa, 6 per il Napoli. La mente non può che tonare a quasi due anni prima; prima giornata di serie C: Acireale-Napoli e Ravenna-Genoa. Come puoi fermare tutto questo?

Dopo una decina di minuti di annunci dello speaker e lavoro straordinario di arbitri e steward, i tifosi si riposizionano a bordo campo. Manuel Coppola, giocatore del Genoa uscito nel secondo tempo per infortunio, zoppica fino agli spogliatoi per recuperare magliette di riserva da dare ai propri compagni scippati dalla folla festante, molti non hanno il nome giusto e allora le girano al contrario, per i pantaloncini non c’è tempo. Si riparte.
Dopo 30 secondi l’arbitro Rocchi si rende conto che non si giocherà, il Genoa ha la palla e la fa girare tra i difensori, i Napoletani invece di pressare si abbracciano tra di loro, e allora decide di fischiare la fine, i tifosi corrono di nuovo in campo. La festa può cominciare.

Gli allenatori Reja e Gasperini, che verranno confermati anche per la successiva Serie A. Oggi il primo allena la nazionale albanese, mentre il Gasp ha traslato gli stessi concetti alla guida della rivelazione degli ultimi anni, l’Atalanta (foto tratta da La Gazzetta dello Sport)

Il calcio ogni tanto ci tiene a regalare queste belle storie: la paura per la possibile fine di un’amicizia decennale, l’enfasi, la tensione, la sofferenza. Due delle grandi piazze del calcio italiano che incrociano le proprie strade nel momento clou della loro rinascita e che finiscono per gioire assieme per le strade di Genova. Il tutto racchiuso in un apparentemente banale 0-0 nel quale a trionfare è l’amicizia e il rispetto reciproco di chi ha sempre condiviso gioie e sofferenze.

A dimostrazione del fatto che le favole non si trovano solo chiuse in libri di fantasia, e che, qualche volta, gli eventi a cui assistiamo superano di gran lunga qualsiasi racconto o fiaba della buona notte, rimanendo così impressi nella memoria di tutti.