Riquelme ed il Villareal: il sogno infranto del Submarino Amarillo

Riquelme ed il Villareal: il sogno infranto del Submarino Amarillo

Aprile 12, 2021 0 Di Valerio Vitale

E’ il 25 aprile del 2006. Semifinale di ritorno di Champions League. Al Madrigal Riquelme, stella indiscussa del Villareal, al 90′ ha il pallone per pareggiare i conti con l’Arsenal

Tasto rewind. Riavvolgiamo il nastro e torniamo indietro. Prima di arrivare a quel pallone, pesante come un macigno, tra i piedi di uno dei calciatori argentini più amati di sempre: Juan Román Riquelme. Prima di giungere alle ore 22:30 o poco più di quella notte di fine aprile al Madrigal di Villareal c’è tanto da raccontare.

El submarino Amarillo

“We all live in a yellow submarine
Yellow submarine, yellow submarine”

The Beatles – Yellow Submarine (1966)

Fino a quella Champions League edizione 2005/2006, probabilmente il sottomarino giallo più famoso era quello cantato dai Beatles. In quella stagione qualcosa cambiò. Dalle acque più profonde del calcio europeo venne fuori un altro sottomarino giallo: il Villareal di Riquelme. Fondato nel 1923 come Club Deportivo Villarreal, subì successivamente una fusione con il Club Atlético Foghetecazil nel 1946, dando così origine all’attuale denominazione.

Il soprannome del club, El submarino amarillo (sottomarino giallo), risale invece proprio alla famosa canzone dei Beatles. Il motivo è da ricondurre al 1967 quando la promozione in terza divisione del club fu festeggiata sulle note della band inglese. Il sodalizio spagnolo fino a quel momento aveva vinto solo due Coppe Intertoto (2003 e 2004, unici trofei in bacheca). La vera fama giunse in quella meravigliosa Champions, quando il Villareal sfiorò l’impresa con Riquelme trascinatore. Condottiero incredibile, delizia per gli spagnoli. Non solo, purtroppo, come vedremo.

Riquelme, la nascita di una stella

Per descrivere chi è Juan Roman Riquelme potremmo ridurre tutto a questa frase:

“Chiunque, dovendo andare da un punto A a un punto B, sceglierebbe un’autostrada a quattro corsie impiegando due ore. Chiunque tranne Riquelme, che ce ne metterebbe sei utilizzando una tortuosa strada panoramica, ma riempiendovi gli occhi di paesaggi meravigliosi. (Jorge Valdano)”.

Questo è ciò che sarebbe diventato poi el Mudo. Ma che la sua storia fosse diversa era già scritto nelle stelle, nel fato, nel destino o chiamatelo come volete, al momento della sua nascita. Viene alla luce infatti il 24 giugno del 1978, a San Fernando (Buenos Aires), esattamente un giorno prima del trionfo ai mondiali dell’Argentina. Coincidenze, o forse no. Con il suo destino e quello dell’Argentina, che poi rappresenterà meravigliosamente, intrecciati già al primo vagito.

La crescita e la forza del “potrero”

“La differenza fra me e i ragazzi di adesso è tutta lì: quel che impari giocando per soldi nel fango di periferia non te lo insegna un settore giovanile”

Juan Romàn Riquelme

Il taciturno Riquelme è il primo di undici figli. Cresce in una famiglia molto umile. Il pallone diventa subito il suo migliore amico. Con lui non servono parole, basta accarezzarlo, con il destro magico. Il sogno è di giocare alla Bombonera, del resto in famiglia tifano tutti per il Boca. Prima di arrivarci però tutto ciò che Riquelme impara lo fa al potrero: il campetto fangoso e polveroso di quartiere. E’ lì, per stessa ammissione del fuoriclasse argentino, che Juan apprende quello che niente e nessuno avrebbe potuto insegnargli. E’ lì che comincia ad attirare l’attenzione di vari scout, crescendo tra assist e gol da mozzare il fiato, fino a quando giunge all’Argentinos Juniors nel 1992. Proprio come Diego. Sono 3 anni di ulteriore crescita poi, finalmente, il Boca Juniors, che nel 1995 lo strappa alla concorrenza del River Plate per 800mila dollari. Un capitolo indimenticabile di storia del calcio sta per essere scritto.

Un giovane Riquelme con la maglia dell’Argentinos Juniors, fonte: Pinterest

Riquelme, esordio e successi col Boca e l’Argentina

La meravigliosa storia de “L’ultimo Diez” parte proprio dal suo Boca. Il 10 novembre dell’1996 c’è l’esordio contro l’Unión de Santa Fe. Due settimane più tardi il primo gol nel 6 a 0 all’Huracan. Nella sua prima stagione da professionista sigla 4 gol in 22 presenze. La strada è in discesa. Lo sembra ancora di più quando nel 1997 vince da protagonista sia il sudamericano U-20 che il mondiale U-20. L’apparenza non si tramuta in realtà con mister Veira che lo relega in panchina. In quella stagione 97/98 gioca 19 volte, spesso da subentrante, non trovando mai il gol. Ma in quell’anno da dimenticare, Riquelme subentra al posto di Maradona nell’ultima gara di Diego prima del suo ritiro.

Corsi e ricorsi storici, scherzo del destino, con il nuovo 10 pronto a raccogliere l’eredità pesantissima del Diez più grande della storia del calcio. L’anno dopo in panchina arriva Carlos Bianchi e Riquelme diventa insostituibile. Gol e assist arrivano come gocce di pioggia in una giornata uggiosa autunnale a Londra. Il nuovo idolo della Bombonera incanta e vince. Tantissimo. In bacheca arrivano 3 campionati argentini, 2 coppe Libertadores ed una Coppa Intercontinentale prima di dire arrivederci al Boca nell’estate 2002. Ci tornerà poi, nel 2007, continuando ad incantare e vincere.

Riquelme, l’arrivo in Europa ed il passaggio dal gialloblu Boca a quello Villareal

Riquelme arriva in Europa. Lo acquista il Barcellona per 11 milioni e mezzo. Van Gaal, allenatore blaugrana, non lo pone al centro del suo progetto e Juan gioca tra luci ed ombre, spesso fuori ruolo. La stagione non è indimenticabile con 3 gol in Liga (2 in Champions) ed un sesto posto in campionato. Per ritornare al massimo Riquelme torna ad indossare i suoi colori preferiti. Quelli gialloblu, questa volta del Villareal. Nella stagione 2003/2004 realizza 13 gol. Si supera in quella successiva: 17 gol e numerosissimi assist. Ma soprattutto leader assoluto di un Villareal che ottiene uno storico terzo posto e che vince la Coppa Intertoto. Poi la stagione 05/06. Quella di lacrime di gioia e poi di tristezza per l’ultimo Dieci. La stessa in cui il fidatissimo Juan tradì il cuore ed i sogni di gloria dei tifosi del Villareal. Ad 11 metri dalla storia.

Riquelme al Villareal. Foto tratta dall’account twitter Nostalgia Futbolera

L’Everton prima dei gironi di Champions League 05/06

Freschi del terzo posto in Liga il Villareal di Pellegrini parte dal terzo turno preliminare. C’è l’Everton sul cammino di Riquelme e compagni. Il 9 agosto, a Goodison Park, finisce 1 a 2 per gli spagnoli, con i gol di Figueroa e Josico a rispondere al momentaneo pareggio di Beattie. Un ottimo vantaggio in vista del ritorno. Due settimane più tardi, al Madrigal, Sorin spiana la strada per i gironi ai gialli, rompendo l’equilibrio al 21′. Arteta, al 60′, riporta il match in pareggio. C’è da soffrire. Con un altro gol i Toffees porterebbero la gara ai supplementari. A chiudere i giochi, al 90′, ci pensa Diego Forlan. Analogo risultato dell’andata: può cominciare la cavalcata da sogno del sottomarino giallo.

Il miglior attacco è la difesa: i gironi

Alle urne il Villareal è in seconda fascia. Il sorteggio non sorride più di tanto a Riquelme e soci. Il club finisce nel gruppo D, quello del Manchester Utd. Dalla terza e quarta fascia arrivano probabilmente gli avversari più temibili delle stesse: Lille e Benfica. La forza degli spagnoli non è però nel potenziale offensivo di Riquelme e Forlan, bensì in una difesa perfetta. L’esordio è al Madrigal con lo United: 0 a 0. Stesso risultato della gara successiva in Francia con il Lille. Il Villareal si sblocca, proprio con Riquelme, dal dischetto. Tutto comincia dove finirà. Ma poi c’è il pareggio del Benfica e finisce 1 a 1. Sono 3 i punti al termine del girone di andata. Nel girone di ritorno il Villareal non subisce neppure un gol, ma ne realizza due decisivi. Il primo lo sigla Senna all’81’ nello 0 a 1 in Portogallo con il Benfica. L’altro lo segna Guayre, nell’ultimo scontro con il Lille. Il Villareal vola agli ottavi da primo in classifica con 10 punti, superando un girone di ferro.

La regola del gol in trasferta

Che dio benedica il gol in trasferta. Lo avranno pensato Riquelme e tutta la squadra del Villareal negli ottavi e quarti di finale di Champions League. Agli ottavi si vola in Scozia, sul campo dei Rangers. All’Ibrox stadium ci sono 50 mila spettatori. Finisce 2 a 2, con i gol proprio di Riquelme Forlan. Al ritorno i Rangers passano in vantaggio con il solito Løvenkrands, ma Arrabuarrena segna l’1 a 1, che resiste fino al triplice fischio. Ancora pareggio ma il Villareal avanza per i 2 gol in trasferta. Stessa sorte dei quarti. Si gioca a Milano con l’Inter. Segna subito Forlan, ma Adriano Martins ribaltano tutto. Al ritorno, in un rovente Madrigal, è ancora Arrabuarena a segnare e alimentare i sogni di gloria del sottomarino giallo. 2 a 1 ed 1 a 0, ma il Villareal è l’unica ad aver segnato in trasferta. Si vola in semifinale. Ora c’è l’Arsenal di Henry. 

Andata di semifinale

L’Arsenal è un avversario temibilissimo. I Gunners sono in splendida forma ed hanno Henry, uno dei migliori giocatori del mondo. Sembra la sfida di Davide contro Golia ed in molti tifano Villareal, la sfavorita di turno. 19 Aprile 2006, si gioca prima nel vecchio Higbury. Riquelme, al momento, ha segnato due gol pesantissimi e vuole trascinare la squadra alla tanto insperata finale. Tourè non è d’accordo e porta in vantaggio i londinesi. L’1 a 0 sarà anche il risultato finale.

Ad un passo dalla storia

25 aprile 2006 – UEFA CL Semifinale di ritorno. Il rigore decisivo di Riquelme
Fonte: Arsenal Football Club / David Price.

Sei giorni più tardi si gioca al Madrigal. Lo stadio è pieno in ogni ordine di posto, il muro umano amarillo fa da splendida cornice alla sfida. Jens Lehmann, alla vigilia, viene etichettato dalla stampa spagnola “Paperone”. Non di certo per il conto in banca. Chissà, il tedesco forse se la sarà legata al dito. Lo 0 a 0 infatti vacilla solo a pochi secondi dal 90′. L’arbitro russo Ivanov non ha dubbi: rigore per il Villareal. Riquelme ha il volto preoccupato, sa che quel pallone non ha lo stesso peso delle altre volte.

In mente passa tutto. Le partite nel fango al potrero, gli esordi col Boca. Ora è lì, ad 11 metri dalla storia, per avere almeno 30 minuti in più dei supplementari per scriverla quella storia, portando il Villareal alla finale. La coppa delle grandi orecchie è lì. Dista il tempo dei supplementari e della finale, dove ci sarebbe stata proprio la sua ex squadra, il Barcellona. Sai che rivincita, battere i catalani che lo avevano trattato come un giocatore normale, lui, raro come una perla preziosa in fondo all’oceano. Juan Roman probabilmente pensa troppo. Parte il tiro, parata di Lehmann. E’ finita, tra le lacrime e lo sconforto. In finale ci vola l’Arsenal.

Il ritorno in patria ed il ritiro

La storia d’amore tra Riquelme ed il Villareal finisce praticamente su quel rigore. Resiste per pochi mesi successivi, ma ormai è una convivenza forzata. Gioca poco e nemmeno bene, litiga con Pellegrini e dunque nel 2007 si aprono di nuovo le porte del Boca Juniors. Continua a deliziare. Vince altri due campionati argentini, una Libertadores e l’oro con l’Argentina a Pechino 2008.

Il gol al River alla Bombonera, 30 marzo 2014, 2014. AFP PHOTO / Charly Diaz Azcue (Charly Diaz Azcue/AFP via Getty Images) tratta da Calcio e Finanza.

Prima di dire addio al calcio, un’ultima stagione nell’Argentinos Juniors nel 2014/15 a 37 anni. Da ragazzino timido, a campione affermato. Dall’alba al tramonto. La strada di Riquelme finisce lì, è il capolinea di una carriera che forse sarebbe potuta essere ancora più vincente in Europa. Ma chi ama il calcio ama Riquelme. Perché i campioni così si lasciano ammirare senza necessità di guardare ad una fredda bacheca. Come i grandi quadri dei pittori migliori. Li guardi e resti incantato, senza chiederti perché. Gracias Juan Romàn per averci fatto innamorare ancora di più del futbol.

La gente sa che tipo di calcio gioca l’Argentina perché c’è Riquelme. Ho visto pochissimi giocatori con la stessa capacità di Riquelme di leggere la partita. Lui è uno di quei giocatori che oramai sono in via d’estinzione. Il calcio sta producendo giocatori elettrificanti, dei velocisti, ma sta perdendo il tipo di giocatori che sanno realmente quello che stanno facendo

José Pekerman

Foto di copertina: Eurosport