Lotta salvezza: la fatidica quota 40 punti ha ancora senso?

Lotta salvezza: la fatidica quota 40 punti ha ancora senso?

Aprile 20, 2021 0 Di Alessandro Amodio

Quando si parla di lotta salvezza, già da inizio stagione gli allenatori delle squadre con questo obiettivo fissano tutti, più o meno, la stessa soglia: arrivare a 40 punti. Ma è veramente così? Realmente sono necessari tutti questi punti per salvarsi? Per la rubrica “Curiostats” analizziamo i numeri della lotta salvezza.

La lotta salvezza nella Serie A a 20 squadre

In primavera il campionato entra nel vivo, le squadre coinvolte nella lotta salvezza cominciano a macinare punti, ogni match è come una finale. Dal 2004/2005 la Serie A è passata da 18 squadre a 20 riducendo le retrocessioni da 4 a 3, ovviamente la soglia punti per non retrocedere si è ridotta.

Nelle sedici stagioni fin ora disputate a 20 squadre, statisticamente sono necessari poco più di 36 punti (36,25 ndr) per non retrocedere. Circa quattro punti in meno della fatidica soglia dei 40 punti, che continua ad essere un punto di riferimento. Pur essendo errato dal punto di vista prettamente numerico, concettualmente è comprensibile. Si fissa questo obiettivo per evitare di trovarsi invischiati nella lotta salvezza, dove, si sa, nelle ultime giornate può accadere di tutto. Correttamente sarebbe da dire che 40 punti rappresentano la soglia di tranquillità, in modo da non vivere lo spauracchio della retrocessione.

Statistiche della lotta salvezza

La squadra che ha agguantato, in questi anni, il maggior numero di volte l’ultimo posto disponibile per mantenere la categoria è stato il Genoa. I rossoblù ben quattro volte sono arrivati al 17° posto. Da cardiopalma la salvezza raggiunta nel 2019, con 39 punti, grazie alla classifica avulsa a scapito dell’Empoli di Andreazzoli, che fece un finale di campionato mostruoso. I toscani sono la squadra che è retrocessa in questi anni il maggior numero di volte con 3 retrocessioni, 2008 e 2017 oltre a quella già citata del 2019. D’altronde per una piazza piccola come Empoli è accettabile il ruolo di “ascensore” fra A e B.

Tornando al discorso principale della quota 40 punti, soltanto una volta non sono bastati ad evitare la retrocessione. Parliamo del campionato 2004/2005, il primo a 20 squadre, quando Parma, Bologna e Fiorentina arrivarono appaiate a 42 punti. I viola si salvarono per la classifica avulsa mentre i ducali ebbero la meglio nello spareggio con i felsinei. Dopo aver perso la gara di andata al Tardini per 1-0 il Parma sbancò il Dall’Ara con il punteggio di 2-0 condannando il Bologna. Da allora non è mai più successo che una squadra retrocedesse in B dopo aver totalizzato 40 punti.

Viceversa nella stagione 2005/2006, stravolta poi dalla vicenda calciopoli, sarebbero bastati 32 punti per raggiungere la salvezza, il minor numero di punti sufficienti fino ad oggi, in quanto il Messina, poi salvato dalla retrocessione a tavolino della Juventus, totalizzò soltanto 31 punti.

Alberto Gilardino, nella foto di IlParmense, festeggia sotto la curva la salvezza raggiunta nel derby dell’Emilia a scapito del Bologna padrone di casa.

Parlare di lotta per non retrocedere, quando la maggior parte delle notizie intorno al calcio sono tutte rivolte all’attenzione mediatica creata dalla nascita della nuova Superlega, può sembrare anacronistico. Il calcio europeo si sta avvicinando sempre di più al modello americano delle leghe chiuse, dove non esiste il meccanismo retrocessione-promozione. Tuttavia Cagliari-Parma vinta 4-3 dai Sardi, seppur giocata fra due squadre invischiate nella lotta salvezza, è stata un bello spot per il calcio. L’ abbraccio finale fra Joao Pedro che consola Kurtic (foto di copertina tratta da repubblica.it) è emblematica di un calcio che ancora sa regalare emozioni semplici.