José Mourinho nuovo allenatore della Roma: perché piace agli americani
Maggio 6, 2021José Mourinho è il nuovo allenatore della Roma dalla stagione 2021-22. Non è la prima volta che viene scelto da una proprietà americana. Dopo la famiglia Glazer a Manchester sponda Red Devils, sono i Friedkin a puntare sull’ex professore di educazione fisica di Setubal.
José Mourinho: non un uomo comune
Da “Special one” a “Er mejo de Roma”, non è proprio un attimo. In effetti, sono passati 11 anni dal Triplete di Mou all’Inter, e dalla Roma che avrebbe “finito la stagione con zero tituli”.
L’aveva appena anticipato, José. “Tornerei in Italia, anche in una squadra diversa dall’Inter, sono un professionista”. Sibillino, il tempo cambia le cose. Del resto, con l’Inter di Conte fresca campione d’Italia, per lui alla Pinetina non ci sarebbe stato posto. Una volta esonerato dal Tottenham, ennesima avventura finita male, molto, dopo quella allo United, Mou era la mina vagante degli allenatori europei.
Un paradigma, quello del mago di Setubal, che si è ribaltato presto, in Premier, dove il suo alone di leggenda sembra ormai piuttosto scalfito. In Italia no. Qui è ancora l’uomo dei miracoli. Da quando se ne è andato, nessuna squadra italiana è stata più in grado di dire la sua in Europa. E l’Inter stessa, fino a Conte, non aveva più vinto nulla.
Mourinho non è solo uno dei più importanti allenatori in circolazione. Rappresenta un brand, magistralmente curato da Jorge Mendes, nonostante le voci di una trattativa, quella con i Friedkin, che José avrebbe condotto personalmente, senza l’aiuto del plenipotenziario agente di mercato lusitano. Uno che ha contribuito a creare l’immagine di Cristiano Ronaldo, da ragazzino col ciuffo ossigenato (tornato prepotentemente quest’anno) ad azienda multinazionale col fisico da robot del calcio. Se Cristiano Ronaldo sembra un transformer che esce da una vasca di ghiaccio, Mourinho è ingombrante come Gandalf ne Il Signore degli Anelli.
Una strategia consolidata: “noi” contro “tutti gli altri”
Nella strategia comunicativa mourinhana, l’idea del “noi” assume i contorni di un atto di fede.
“Noi” contro i media. La “prostituzione intellettuale”, “io non sono pirla”, le conferenze stampa evento che danno fiato agli opinionisti della TV e regalano fiumi d’inchiostro a giornalisti patentati e neopatentati.
“Noi” contro il “sistema”. Le manette nella circostanza di episodi arbitrali dubbi. Il “perché devono vincere per forza loro”, nella rueda de prensa successiva alla sconfitta per 0-2 nella semifinale di Champions contro il Barça del 2011, quando l’arbitro aveva espulso Pepe a inizio secondo tempo. Un’invettiva, passata alla storia come “Porqué”, nella quale José tirò in ballo episodi come Chelsea-Barça del 2009, arbitrata da Ovrebo, e la stessa semifinale di ritorno dell’anno precedente alla guida dell’Inter, giocata in inferiorità numerica dopo pochi minuti al Camp Nou. Una battaglia di resistenza degna dell’assedio di Leningrado.
“Noi”, plurale maiestatis, contro gli altri allenatori. Da Guardiola a Ferguson, passando per Wenger, non esistono amici per Mourinho on the pitch and off of it. Ma anche in questo caso, si tratta di pura retorica. José è un uomo troppo intelligente per farci credere davvero di non avere rispetto per il prossimo. Durante la sua parentesi da opinionista in Inghilterra, ebbe parole di elogio così pacate, lucide e sentite, per i meccanismi di pressing alto e di fallo tattico di Guardiola, che lo studio quasi ammutolì per la sorpresa.
Mourinho e gli americani
Il brand Mourinho influenza l’andamento dei mercati, il che lo rende una variante sempre pronta all’uso da utilizzare per controllare le fluttuazioni dei club quotati in borsa.
Quando Ed Woodward e la famiglia Glazer decisero di esonerare Mourinho, che allo United aveva sì vinto l’Europa League, ma non era mai stato competitivo per il titolo, il club registrò un andamento estremamente positivo (+5.78%, dati bloomberg.com) alla borsa di New York, dove lo United è quotato attraverso la società controllante dei Glazer. Del resto, la gestione societaria dei Red Devils, attraverso la società Red Football, è il vero motivo alla base dell’odio dei tifosi dello United nei confronti della proprietà americana. L’accusa, in un’azienda che registra accumulazioni debitorie sempre crescenti, è quella di aver sottratto a livello finanziario oltre un miliardo di dollari al club. Una cifra, questa, che appare come un semplice numero su uno schermo, ma che si traduce in dividendi annui per i 6 figli di Malcolm Glazer, e in premi sostanziosi per il board direttivo dello United.
Non deve sorprendere, quindi, che in un momento estremamente negativo per la Roma, fuori dalla lotta Champions in serie A, e con la spada di Damocle dell’eliminazione (contro lo United in semifinale) dall’Europa League ormai certa, i Friedkin abbiano scelto di sostituire Paulo Fonseca, dalla prossima stagione, con un allenatore capace di influenzare il mondo intorno a sé con la sola presenza fisica e scenica.
La notizia di Mourinho come nuovo allenatore della Roma ha spinto il titolo societario in borsa ad un incredibile +26%.
Il football di José Mourinho e l’espansione del brand AS Roma
Per evitare una versione romana di ciò che abbiamo visto con Ancelotti a Napoli, i Friedkin dovranno necessariamente impostare il club su due principi fondamentali. Una decisa accelerazione sulla questione stadio e infrastrutture, da Trigoria all’acquisto di nuovi terreni edificabili. E un mercato aggressivo, che punti al ringiovanimento del reparto offensivo, a rinforzi di qualità sulle fasce, in porta e a centrocampo. Sarà poi lo stesso Mourinho a valorizzare la difesa della Roma, che conta nomi rilevanti e giovani prospetti, al di là di quanto non dica il punteggio tennistico incassato all’Old Trafford una settimana fa.
Mourinho riporterà la Roma ad un approccio calcistico più classico e solido, che privilegi la doppia linea a 4 difensiva e un attacco alla profondità sistematico, con frequenti raddoppi e sovrapposizioni sulle fasce. Un 4-4-1-1 che non potrà prescindere da un attaccante di manovra, sia esso Dzeko o un suo alter ego più giovane (Scamacca?).
Molte delle fortune della Roma di Mourinho, passeranno da questa estate. Una cosa è certa: la Roma può permettersi Mourinho (ben al di là dei 7 mln di euro d’ingaggio previsti a stagione) anche perché la proprietà americana ha bisogno di sviluppare il brand giallorosso nel mondo. E chi, meglio dello Special One, può essere il grimaldello giusto per conquistare fette di mercato calcistico transnazionale.
Immagine di copertina: goal.com