Edouard Mendy: una vita da Odissea, una finale da sogno

Edouard Mendy: una vita da Odissea, una finale da sogno

Maggio 8, 2021 0 Di Valerio Vitale

Edouard Mendy come Ulisse: una vita da Odissea

Le vere tempeste sono quelle che agitano la nostra anima ogni giorno. E le vere disavventure di Ulisse sono quelle a cui ci spingono le nostre passioni perverse.
Lucio Anneo Seneca
Ulisse, nell’intramontabile Odissea di Omero, è il protagonista di un lungo peregrinare prima di ritrovare la sua amata Itaca. Incontri con Ciclopi, sirene ammalianti e tantissime altre difficoltà sul suo cammino. Ma Ulisse aveva coraggio, astuzia e forza ed alla fine ad Itaca riuscì ad arrivarci. Analoga la storia di Edouard Mendy, che ha vissuto una vera e propria Odissea personale. Ma tutte quelle disavventure, tutte quelle tempeste che hanno animato la vita e carriera del portiere senegalese, alla fine lo hanno spinto alla sua vera passione. Quella di diventare un calciatore professionista. Quella di arrivare lì, ad un soffio dal tetto d’Europa. Da protagonista assoluto. Dal nulla al tutto. Dal baratro profondo, alla cima, con un ultimo piccolo passo che lo tiene distante dal coronamento del sogno. Quel sogno che è lo stesso di chi da piccolo vive, sogna, ama, lotta, piange per l’amato calcio. Vincere la Champions League.

Mendy esulta durante Chelsea-Real Madrid – Getty Images

Il multietnico Mendy: le origini

Nella regione della Normandia, al nord della Francia, c’è un piccolo comune francese di circa 16 mila abitanti. Insomma della grandezza, per intenderci, di una curva dello stadio Maradona di Napoli. Proprio qui, il 1° marzo 1992, viene alla luce Edouard Mendy. Francese di nascita, ma con un mix di culture e tradizioni. Sua madre è infatti senegalese, mentre suo padre è della Guinea. La storia di Edouard è quella di tanti calciatori francesi di successo, figli diretti o indiretti della grande immigrazione dall’Africa alla Francia. La sua non è però una storia di un’infanzia difficile. I genitori hanno un buon lavoro attraverso il quale fanno crescere Edouard, i suoi fratelli e sua sorella, senza stenti. Inoltre non fanno mancare il proprio appoggio ad Edouard nella sua più grande passione: il calcio. Così il piccolo Mendy cresce con il pallone sotto al braccio e con il sorriso stampato in faccia. Cresce, coltivando quel sogno, insieme a suo cugino Ferland Mendy. Uno sarebbe diventato il numero uno del Chelsea. L’altro terzino del Real Madrid. Ma non potevano ancora saperlo.

Tutto parte da Le Havre: i primi sogni, le prime delusioni

Edouard Mendy ha un sogno: diventare un calciatore professionista. Come detto in precedenza la famiglia lo sostiene ed a 7 anni lo iscrive alla scuola calcio. Tutto parte dal Le Havre Caucriauville. E’ quì che muove i suoi passi da portiere, immaginando un giorno di diventare come il suo idolo Barthez. Da 7 gli anni di Edouard diventano 13, cercando di non saltare mai un allenamento. Proprio a 13 anni, nel 2005, arriva il vero Le Havre. Il club professionistico che ha sfornato una miriade di talenti. Su tutti Pogba e Mahrez nel recente passato. Il sogno comincia a prendere forma, ma la delusione è dietro l’angolo. E’ la vita. E’ la vita di Mendy, da montagne russe: oggi a toccare il cielo con un dito, domani a cadere fragorosamente a terra. Il Le Havre, dopo solo un anno, decide infatti di scartarlo. Ed allora un bel passo indietro, al Municipaux Le Havre, dove giocherà sino ai 18 anni.

La caduta tra i dilettanti

Il sogno di Edouard ora mostra delle crepe. Quel futuro roseo che aveva immaginato nel mondo del calcio, comincia ad essere invece più grigio. Mendy si ritrova infatti, ormai maggiorenne, in terza divisione francese al Cherbourg. Con il club transalpino gioca pochissimo ed addirittura a 21 anni si ritrova tra i dilettanti, in quarta serie. Al termine di quella stagione lo Cherbourg decide di non prolungare il contratto dell’estremo difensore. Il suo agente gli aveva promesso un posto in League One, in Inghilterra. Ma questo sparisce, senza farsi più sentire.  Edouard Mendy ha ormai 22 anni e quel sogno chiamato calcio sembra destinato ad essere accantonato nella soffitta polverosa della sua mente, alla voce: ricordi di infanzia.

Edouard Mendy: la fine di un sogno?

E’ la fine del sogno? Quel pallone che aveva rincorso per oltre 15 anni, quella porta che aveva difeso con le unghie e con i denti da amici stavano diventando famelici nemici. Gli avevano voltato le spalle, lo avevano abbandonato. Edouard si ritrova dunque al centro per l’impiego per cercare un lavoro. Con la compagna in dolce attesa, senza calcio, con un sussidio di disoccupazione che può bastare per sopravvivere, o forse manco quello.

Ero senza squadra e senza lavoro. Mia madre mi disse: “Non hai soldi, ma hai lavorato, chiedi il sussidio di disoccupazione”. Così andai al centro per l’impiego. Al colloquio dissi che ero calciatore e stavo cercando una squadra. Il tizio mi disse che avrei fatto meglio a pensare ad altro.

Edouard Mendy – Intervista al The Sun

E’ un anno di inferno, da svincolato e disoccupato. Ma se il pallone gli aveva voltato le spalle, se il destino lo aveva abbandonato, Edouard invece non lo aveva ancora fatto. Proprio come Ulisse non aveva perso il sogno di raggiungere la sua Itaca. Qualcuno disse: “Successo viene prima di sudore solo sul dizionario”. Una frase forse da Baci Perugina, o da didascalia facebook per qualche ragazzino pseudo determinato. Ma invece è una delle frasi più vere pensando alla vita di Edouard, che non si arrende. Il portiere si allena gratis per un anno a Le Havre. Ma, dopo, un nuovo inizio era dietro l’angolo.

Marsiglia: l’inizio della rinascita

Edouard Mendy è un ragazzo che sa farsi volere bene. Un compagno conosciuto durante la militanza nel settore giovanile gli dice che al Marsiglia stanno cercando un portiere per la squadra riserve. Il “provino” è presto che organizzato e Mendy convince. Gioca nella squadra B del Marsiglia che milita in quarta Serie, ma Edouard riesce ad allenarsi anche in prima squadra. Lavorare a contatto con i grandi calciatori dell’OM e con l’ottimo preparatore dei portieri del club transalpino, sono elementi decisivi nella sua crescita. Nonostante le grandi difficoltà del caso ed una categoria che non era all’altezza dei suoi sogni, Mendy non molla nemmeno per un giorno, ed è pronto a ritornare tra i professionisti.

Edouard Mendy e l’esordio tra i professionisti

Nella stagione 2016 passa al Reims, club professionista militante in Ligue 2. Dapprima Edouard gioca con la squadra B, anch’essa militante in quarta serie, ma il passaggio tra le riserve è fugace. Al Reims si accorgono infatti del talento di quel portiere gigante dal cuore enorme. Nella stessa stagione comincia infatti finalmente a giocare tra i professionisti, disputando 8 presenze in seconda serie. Ma è l’anno successivo quello che alimenta i sogni di gloria di Edouard. Ben 34 presenze col Reims, un campionato da protagonista e la promozione in Ligue1. Rifrulla tutto in mente. Il Le Havre che ti scarta, il procuratore che ti molla, il sussidio per la disoccupazione, un anno senza squadra, la quarta serie. Ma ora il sogno è più vivo che mai. La massima serie francese è stata raggiunta, nel modo più bello. Con il sacrificio e la dedizione mostrata sul campo, assieme a doti tecniche ed atletiche eccelse. Nel primo anno di Ligue1 Mendy è insostituibile. Gioca benissimo e raggiunge anche la nazionale senegalese.

Edouard Mendy in azione col Reims – Fonte MadeinFOOT

Il passaggio al Chelsea ed il record

Dopo l’entusiasmante stagione di Ligue1 col Reims, passa al Rennes. Con i rossoneri è ancora sontuoso protagonista e trascina la squadra ad una storica qualificazione in Champions League. Dai dilettanti al palcoscenico più ambito del calcio mondiale. Ci giocherà, ma con il Chelsea che durante la scorsa estate decide di acquistarlo, colpito dalle capacità tra i pali e quella bravura nell’impostare dal basso e comandare la difesa. Doveva essere la riserva di Kepa, ma Edouard vuole di più. Dopo le prime partite dove resta a guardare, Lampard gli affida ben presto la porta dei blues. Forse la cosa migliore fatta dal tecnico inglese, che da lì a poco avrebbe perso il posto in luogo di TuchelCon il tedesco in panchina Mendy è inamovibile. I tifosi dei blues si innamorano del portiere senegalese, che blinda la porta. La blinda in modalità record: soli 3 gol subiti in tutta la Champions League, ben 8 gare senza subire reti. Mai nessun portiere di una squadra inglese ci era riuscito. Poi la semifinale di ritorno col Real Madrid. Quella straordinaria parata su Benzema che è praticamente decisiva nel raggiungere la finale.

Una finale da sogno, nel ricordo di papà

Ora la coppa è lì, a pochi metri. L’unico peccato è che papà che tanto credeva nel talento di suo figlio ora non c’è più. Ma Edouard sa che continua a sostenerlo dal cielo. Proprio come faceva sui campi di provincia di Le Havre quando era poco più che un pulcino. Vorrebbe allungare le sue grandi mani per afferrarla, quella Champions, e mostrarla orgogliosamente al cielo dove brilla la stella di papà. Ma mancano ancora almeno 90 minuti per farlo. Dovrà pazientare ancora un po’. Ma che sarà mai per l’Ulisse del calcio moderno? Itaca è vicina, non smettere di sognare di raggiungerla caro Edouard.

Immagine di copertina: la grande parata di Mendy sul tiro di Benzema nella semifinale di ritorno – Getty Images/Clive Rose