Piacenza Salerno, il treno della morte: cronaca di un disastro annunciato
Maggio 9, 2021La tragica vicenda del treno speciale “Piacenza Salerno”, che riportava a casa gli oltre 1500 tifosi campani.
La Salernitana in serie A 1998-99
La serie A 1998-99 si apre per la Salernitana, dopo oltre 50 anni, con la priorità nei notiziari sportivi campani. Il Napoli è retrocesso nella stagione precedente, mentre la Salernitana è tornata in massima serie dopo la sua unica stagione, nel 1947-48 (quell’annata vide la retrocessione sia della Salernitana, allenata da Gipo Viani, che introdusse il catenaccio in Italia, che del Napoli). Un bel modo per festeggiare gli 80 anni di storia dei Granata.
La stagione comincia con una sconfitta 3-1 contro la Roma all’Olimpico. Il gol del ritorno in A, momentaneo vantaggio della gara, lo segna il difensore camerunese Rigobert Song, leggenda dei Leoni Indomabili. Si accorge di lui il Liverpool e Song a Salerno dura giusto il tempo di allacciare gli scarpini quattro volte.
La Salernitana ha una squadra che può contare su autentici talenti. C’è il giovane Rino Gattuso, già in orbita Milan dopo la parentesi scozzese ai Rangers Glasgow. C’è il bomber Marco Di Vaio, che di gol in A ne farà parecchi nella sua carriera e che conclude quella stagione con 12 reti. La regia è affidata a capitan Roberto Breda. Ci sono i fratelli Giacomo e Giovanni Tedesco, anche se quest’ultimo si trasferirà al Perugia nel mercato invernale per far posto a Fresi, in prestito dall’Inter. In attacco figurano anche David Di Michele, Federico Giampaolo e Ighli Vannucchi. Completano la difesa Monaco, Del Grosso e il terzino sinistro Vittorio Tosto davanti al portiere Balli.
Allenatore, Delio Rossi, subito in discussione dopo le 3 sconfitte in altrettante partite per aprire la stagione. Il calendario, a dire il vero, non è stato clemente. Dopo la Roma, la Salernitana cade all’Arechi contro i futuri scudettati del Milan e perde successivamente a Udine. Bisogna attendere il 1° novembre, contro la Lazio, per sbloccare la casella delle V grazie a un gol di Giacomo Tedesco. Le vittorie contro Perugia e Venezia alla nona e decima giornata danno ossigeno alla compagine campana che comincia a sperare in un campionato dignitoso. In gennaio dopo la sconfitta di Vicenza (gol del Toro di Sora Pasquale Luiso) Oddo sostituisce l’esonerato Rossi.
I Granata devono però attendere la 18° giornata per tornare alla vittoria, contro la Roma nella prima di ritorno. Alla 21° giornata viene espugnato il Castellani di Empoli con una tripletta di Marco Di Vaio. Un risultato che segna la fine delle residue speranze di salvezza dell’Empoli. La Lazio rende pan per focaccia asfaltando i salernitani 6-1 all’Olimpico. Tra la giornata 28 e la 31, la Salernitana accumula tre vittorie (contro Inter, Bologna e Juventus) e un pareggio a Bari.
La sconfitta di Cagliari e la vittoria col Vicenza alla 33°, segnano il ritorno in B della Sampdoria di Ortega e dello stesso Vicenza, semifinalista della Coppa delle Coppe solo un anno prima.
All’ultima giornata, il Perugia che ospita il Milan, bisognoso dei 3 punti per conquistare lo Scudetto, ha due punti di vantaggio sulla Salernitana, che gioca a Piacenza contro una squadra già salva.
Il Perugia perde in casa contro i rossoneri per 2-1, con la paratona di Abbiati nel finale di gara che suggella lo Scudetto milanista davanti alla Lazio. La Salernitana, però, non va oltre il pari a Piacenza, reti di Vierchowod (l’ultima segnatura in serie A) e Fresi su rigore. Questi ultimi, protagonisti anche in negativo per aver scatenato una rissa fra campo e spogliatoi.
Il Viaggio di ritorno Piacenza Salerno
Ore 18 circa del 23 Maggio 1999: allo stadio Garilli di Piacenza l’arbitro Bettin, fischia la fine della partita. Il Piacenza è salvo mentre la Salernitana, dopo appena un anno di massima serie, ritorna in B. In campo, fra i giocatori, e sugli spalti, fra i tifosi, scoppiano delle scaramucce vista l’alta posta in palio. L’intervento della polizia riesce a ripristinare l’ordine, nel frattempo i 1500 tifosi giunti da Salerno, a sostenere i propri beniamini, sono scortati alla stazione in attesa del treno speciale “Piacenza Salerno” che li riporti verso casa.
I tifosi salernitani, frustrati dalla retrocessione, appaiono molto esagitati. Ad attenderli alla stazione di Piacenza c’è il treno (istituito appositamente per loro), composto da 11 carrozze, che li riporterà a casa in un viaggio notturno di quasi 12 ore. Il Piacenza Salerno che sarebbe dovuto partire alle 20, partirà con 3 ore di ritardo vista la difficoltà a garantire l’ordine tra i passeggeri. Sono perlopiù giovanissimi, tanti anche i minorenni, il viaggio sarà un’odissea. Pochi sono gli agenti a bordo del treno per garantire la sicurezza dei passeggeri, che viaggiano in condizioni pessime. La maggior parte è stipata nei corridoi perché spazio per tutti non ce n’è, più che un treno è un carro bestiame.
Il morale è pessimo oltre alla frustrazione per la retrocessione, il consumo di droga (hashish e marijuana) durante il viaggio abbonda. A Bologna vengono aggiunte altre 5 carrozze per garantire maggiore spazio. In tante stazioni, in cui il treno si trova a transitare, i supporters granata, azionando il freno di emergenza, scendono e creano disordini cercando lo scontro con le tifoserie locali per sfogare la loro rabbia. All’alba alla stazione di Nocera Inferiore, cittadina in provincia di Salerno, accade il finimondo. I salernitani cercano gli ultras locali con cui hanno una forte rivalità. Non trovandoli cominciano a distruggere tutto con lanci di pietre e fumogeni, ferendo anche alcune persone, ingaggiando infine uno scontro con le forze dell’ordine.
L’incendio del Treno
Nocera Inferiore dista 15 km da Salerno. La linea ferroviaria che collega le due città è composta da una galleria che copre quasi tutto il percorso, denominata galleria Santa Lucia. Nonostante il treno sia ormai in condizioni drammatiche, le autorità decidono comunque di far partire il treno con i 1500 tifosi verso Salerno. Sarebbe stato troppo pericoloso tenerli lì, rischiando una guerriglia con i tifosi nocerini. Nel lungo viaggio all’interno della galleria, comincia a girare la voce che a Salerno ad attendere il convoglio ci fosse un grosso schieramento di forze dell’ordine, per identificare e sanzionare gli autori di quanto accaduto poco prima a Nocera. Per creare un diversivo e provare a farla franca qualcuno, che sarà poi identificato dalle indagini, decide di appiccare un incendio per spostare l’attenzione.
L’incendio comincia a divampare dalla carrozza numero 5, sarà una vera e propria strage. Quattro ragazzi moriranno, due minorenni di 15 anni( Vincenzo Lioi, Ciro Alfieri). Altri due poco più che ventenni, Giuseppe Diodato e Simone Vitale, portiere di pallanuoto ex vigile del fuoco volontario, morto da eroe riuscendo a trarre in salvo due minorenni. A lui oggi è dedicata la piscina comunale di Salerno.
Il macchinista capisce la gravità della situazione e decide di portare, al più presto, il treno fuori dalla galleria onde evitare che la cappa di fumo avvolgesse tutto il convoglio, causando una vera e propria strage. Alle ore 8.23 del 24 Maggio dalla galleria sbuca il treno speciale Piacenza Salerno avvolto dalle fiamme, e il tempestivo intervento dei vigili del fuoco riesce a domare l’incendio. Per le quattro vittime, i cui corpi sono pressoché irriconoscibili, non ci sarà nulla da fare.
Il Processo
Le indagini condotte dai Pubblici Ministeri Di Florio e Spiezia, sono fin dall’inizio complesse, a causa della dilagante omertà e reticenza. A giudizio saranno rinviati tre passeggeri del treno e alcuni funzionari di polizia, tra cui Questore e vice Questore di Piacenza, assolti poi nell’udienza preliminare. Il capo d’imputazione formulato dalla procura è omicidio plurimo volontario, contestato ai due maggiori imputati del processo: Raffaele Grillo e Massimo Iannone.
La sentenza di condanna emessa dalla prima sezione della Corte d’Assise del Tribunale di Salerno, accoglie in parte le richieste dell’accusa. Il reato viene derubricato da omicidio volontario plurimo, a omicidio colposo plurimo. Nelle motivazioni del Tribunale si legge, la condotta posta in essere dagli imputati, nel momento in cui appiccarono l’incendio, non fu rivolta a cagionare la morte delle vittime ma fu “soltanto”, seppur riprovevole, volta a provocare lo stesso. Grillo e Iannone furono gli unici due ad essere condannati per l’omicidio, la condanna fu ad 8 anni di reclusione (16 chiesti dall’accusa), confermata poi dalla Corte D’Assise di Appello.
Quel giorno rimarrà una triste pagina di storia del nostro calcio, la risposta dello Stato fu drastica, sancendo l’abolizione dei treni speciali. La verità sostanziale di quello che accadde nella galleria Santa Lucia, non è emersa completamente al processo. Ciò che resta sono quattro ragazzi, con una vita davanti, morti in un modo che si poteva evitare. Tutto questo, ripercorrendone la memoria, è inaccettabile in uno Stato civile.
Immagine di copertina tratta da: boysparma.it