Patrik Schick, quando il (cog)nome è tutto un programma

Patrik Schick, quando il (cog)nome è tutto un programma

Giugno 14, 2021 0 Di Valerio Vitale

Patrik Schick, l’attaccante chic

“L’eleganza è l’unica bellezza che non svanisce mai”.

Audrey Hepburn

L’eleganza e la bellezza del gol siglato da Patrik Schick poche ore fa difficilmente svanirà. Anzi non svanirà mai, come affermava giustamente Audrey Hepburn. Euro 2020 è cominciato appena 3 giorni fa. Già oggi si può affermare, senza timore di smentita, che resterà il gol più bello della competizione. Proprio quello dello 0 a 2 siglato contro la Scozia. Un gol bello ed importante. Utile per regalare una vittoria pesantissima alla sua Repubblica Ceca.

Nomen omen avrebbero detto dalle nostre parti tanti secoli fa. Di nome e di fatto diremmo oggi. Del resto l’assonanza tra Schick e chic è un gioco da ragazzini delle elementari che si divertono a storpiare il cognome del compagno di banco. Aggettivo, chic, che descrive appieno il classe ’96. Anche se a Roma, magari, non saranno d’accordo.

Le origini dell’eleganza

In un freddissimo 24 gennaio del 1996, a Praga, nasce Patrik Schick. Un filo conduttore che lo lega alla sua Praga ed alla Repubblica Ceca sin dal primo vagito. Praga, città dalle infinite meraviglie architettoniche ed artistiche. Una città fredda nel clima, ma calda nello spirito, dove meravigliarsi è semplice come bere un bicchiere d’acqua. Probabilmente c’è tanto del DNA di una delle capitali più belle al mondo nelle gambe e nei piedi di quel piccolo bambino dal fisico longilineo.

Le origini dell’eleganza sono racchiuse lì nelle sue radici. Un cordone ombelicale indissolubile. Praga, patria, culla materna, ma anche culla sportiva. I primi passi di giovane calciatore Patrik li muove proprio lì nelle file dello Sparta. Il debutto avviene con la maglia del club più prestigioso della Repubblica Ceca a 18 anni. Poi, prima di arrivare al calcio nostrano, un anno in prestito al Bohemians. E’ proprio coi biancoverdi di Praga che la Sampdoria ammira la classe di Patrik e decide di puntarci forte.

Patrik Schick e l’Italia: tra gioie e dissapori

Nel luglio del 2016 il Doria si assicura il ceco, all’epoca 20 enne, per soli 4 milioni di euro. Inizialmente Patrik Schick non è titolare. Ben presto però incanta Giampaolo che inizia a schierarlo con maggiore frequenza, principalmente come seconda punta. Il numero 14 ha un’altezza direttamente proporzionale alla sua classe. Il talento è cristallino, i gol, invece, sono vere e proprie opere d’arte, proprio come quelle d’ammirare in uno dei tanti musei di Praga. Schick ha soli 21 anni e tutte le big italiane, e non solo, sono ai suoi piedi dopo una stagione condita da 13 reti. Sembra tutto procedere a gonfie vele, ma spesso realtà e previsioni sono rette parallele destinate a non incontrarsi.

La Juventus, infatti, sembra sul punto di acquistarlo per una cifra superiore ai 30 milioni di euro. C’è tanto di foto con completino d’allenamento della Juventus. Poi il colpo di teatro. La Juve comunica che Schick ha un problema cardiaco e l’affare salta. La Roma, tuttavia, decide di puntarci. Questa volta le visite mediche vengono superate brillantemente. I problemi sono alle spalle. Anzi no. Il primo, enorme, è quello della collocazione tattica di Patrik. Mister Di Francesco non riesce a far esprimere appieno l’attaccante. A Roma si comincia a pensare che si tratti della famigerata “sola”. L’eleganza di Schick la si vede raramente, con tante più ombre che luci. In due anni appena 8 reti. Troppo poco per uno che avrebbe dovuto prendersi il mondo con quei piedi lì.

Patrik Schick durante le visite mediche con la Juventus (fonte: twitter ufficiale Juventus)

La rinascita in Germania

La Roma non ne può più di Patrik Schick e, probabilmente, lo stesso vale per l’attaccante ceco nei confronti della dirigenza giallorossa. Il calciatore deve rilanciarsi, ma non può essere svenduto dopo l’importante esborso economico di due anni prima. Il prestito pertanto è la situazione ideale. Per ritrovarsi quale occasione migliore della Red Bull Lipisa. Un vero e proprio locus amoenus per chi è giovane ed ha talento.

Inoltre la Germania è la terra dello Sturm und Drang ed il romantico Schick può ritrovare se stesso nella patria del Romanticismo. Ci riesce, siglando dieci gol e diventando una pedina importante per Nagelssmann. Importante, ma non abbastanza per riscattarlo. Il ritorno a Roma è soltanto burocratico, perché nei fatti Patrik passa direttamente al Bayer Leverkusen. Con le Aspirine riesce a giocare con più continuità concludendo la stagione con 13 gol. Un discreto bottino per approdare all’Europeo.

Patrik Schick e la Repubblica Ceca

Repubblica Ceca, Italia, infine Germania. Il triangolo di Patrik. Tra gioie e dolori, da perfetto eroe romantico. La musica diventa però sinfonica, sempre e comunque, quando indossa la maglia della sua nazionale. Un rapporto amoroso straordinario. Nei fatti. Nei numeri. Quest’ultimi che alla fine contano tanto nonostante l’irrazionalità del football. Con la casacca della nazionale Patrik diventa implacabile.

Nell’under-21 ben 11 reti in 12 presenze. Nel lontano 2016, poco prima degli Europei, una presenza in amichevole. Purtroppo la chiamata per la massima competizione continentale nazionale non arriva. E’ solo rimandata, appunto, ad Euro 2020. Alla magia vissuta poche ore fa. In mezzo 26 presenze ed 11 gol, con la nazionale maggiore. Decisamente un ottimo bottino con la maglia bianca ad inserti rossoblu. Con le due di oggi le reti sono diventate 13.

Prima un bellissimo gol di testa, poi la magia, da centrocampo, con un pallonetto delizioso. Nel pensiero. Nell’esecuzione. Nella classe che incontra la potenza, prima di diventare gioia del gol. Si è presentato così Patrik Schick. Con una doppietta elegante. In smoking bianco. Super chic. Con la speranza di non diventare kitsch quando ritornerà ad indossare la maglia di club. Buona fortuna Patrik.

 

Immagine di copertina: getty images tratta calciomercato.com