
Semih Senturk: l’uomo del silenzio
Giugno 14, 2021Semih Senturk divenne imperatore per una notte, quel 20 giugno 2008.
Il teatro è sempre quello che vedrà coinvolta anche la finalissima, l’Ernst Happel Stadion di Vienna. L’eroe cambia.
Fatih Terim neppure lo inserisce dall’inizio. Semih Senturk entrerà solo al 76′ al posto di Mehmet Topal, con vista sui supplementari. Una partita bloccata, non cattiva ma piena di agonismo.
Come racconta la leggenda del Fenerbache:
“Terim faceva altre scelte, mi giocavo il posto con Nihat Kahveci e Karadeniz. Giocando con due ali, Arda Turan e Kazim occupavano gli altri due slot. Nella partita contro la Svizzera il mio ingresso ha ribaltato il risultato, mentre con la Repubblica Ceca sono partito dall’inizio, e abbiamo rimontato quando sono uscito. Non era quindi un mistero per me, non giocare tutti i 90 minuti”.
Semih Senturk sull’impiego che fece di lui il CT Terim a Euro 2008
La partita come detto regala poche emozioni. Il migliore in campo, il faro, è come sempre Luka Modric nella Croazia, coadiuvato da Ivan Rakitic. Giusto per far capire da quanti anni i due talenti croati sono sulla cresta dell’onda.
L’occasione migliore della gara è proprio dei balcanici. Modric scappa via sulla destra e crossa radente, Ivica Olic in spaccata colpisce la traversa a Pletikosa battuto.
Nel secondo tempo ci provano le squadre con tiri perlopiù dalla distanza, ma senza fortuna.
L’ingresso di Semih Senturk
Senturk gioca l’ultimo quarto d’ora per dare più profondità all’attacco, ma la partita si trascina stancamente ai supplementari. Per altri 28 minuti succede poco o nulla.
Al minuto 118 Luka Modric ne ha ancora, incredibile il dinamismo del centrocampista. Si getta su una palla vagante che sta per spegnersi sul fondo. Folle uscita di Rustu a tentare di contrastarlo, completamente fuori tempo. Modric si gira in un fazzoletto e col sinistro pennella un cross al centro, dove Ivan Klasnic anticipa Gokhan Zan e di testa spedisce la palla in rete a porta sguarnita.
I turchi sono disperati, i croati si sentono già in finale. Ancora una volta nella storia, i balcani resistono all’invasione ottomana? No, è presto per cantar vittoria. Ultima azione del match, Rustu si prepara al lancio dell’ave Maria, in the box, come si suol dire. Ma a raccogliere il pallone lungo dell’estremo difensore turco, ci sarebbe il solo Semih Senturk, alto 1.82, che non salta nemmeno. Alla meno peggio si getta in zona palla il difensore Emre Asik, senza alcuna possibilità di colpire la sfera. Il suo movimento crea però lo spazio per un rimpallo e Semih Senturk si trova la palla davanti agli occhi a mezza altezza. Nove volte su dieci, colpendolo in allungo, il pallone finirebbe fra le braccia dei tifosi in tribuna.
Ma non è questo il caso. Con una coordinazione invidiabile, di collo piede, Senturk spara di sinistro all’incrocio dei pali, dove Pletikosa può solo pregare. Un gol per parte, gli ultimi istanti della partita, dopo 118 minuti di estrema pochezza. Senturk si porta l’indice destro alla bocca, invitando i croati, che già si sentivano la vittoria in tasca, al silenzio. Esplode la falange turca in tribuna, ammutoliti i supporters balcanici.

Rustu para il rigore di Petric (foto getty images via zimbio.com)
Si va ai rigori. D’un tratto, il piede docile dei croati trema. Modric e Rakitic non inquadrano il bersaglio. I turchi, manco a dirlo, non falliscono un penalty (anche Senturk a segno). Rustu para il sinistro a incrociare di Mladen Petric, e la Turchia avanza. In semifinale c’è la Germania. Praticamente un mezzo derby.
L’ultimo ad arrendersi
Al St. Jakob Park di Basilea, arbitro di casa Busacca, il clima è infuocato. Dopo la Germania, dove vivono milioni di turchi, la Svizzera è il secondo Paese d’Europa con più immigrati d’origine turca. Non a caso, nella nazionale elvetica, molte leggende avevano origine in quello che un tempo era Impero Ottomano. Gokhan Inler, Hakan Yakin, Kubilay Turkyilmaz, per citarne alcuni. Il tifo dei turchi contrasta quello germanofono in favore dei teutonici, e la partita è splendida. Terim deve fare a meno di tutto l’attacco ad eccezione dello stesso Semih Senturk, che non deluderà le attese.
La Turchia passa in vantaggio con Ugur Boral, ma la reazione tedesca è dirompente e Schweinsteiger pareggia dopo quattro minuti.
Nel secondo tempo il solito Miro Klose di testa al ’79 porta in vantaggio la Germania. A quattro minuti dalla fine, però, è Sabri con uno spunto sulla destra ad andare al cross radente, dove Semih Senturk con un tocco impercettibile, devia la sfera fra Lehmann, proteso in ginocchio ad attendere che il pallone gli arrivi fra le braccia, e il primo palo. Uno spazio che solo l’uomo del destino può cogliere.
Questa volta, però, non sarà dei turchi l’ultima parola. Quando tutti attendono solo i supplementari, Philipp Lahm, terzino del Bayern, crea superiorità numerica sulla trequarti, scambia con Hitzlsperger e si presenta a tu per tu con Rustu. Destro secco, è il 3-2 per la Germania.
Escono di scena i turchi, il cui torneo era cominciato con una sconfitta contro il Portogallo e proseguito a suon di rimonte fino ad un passo dalla finale. Il canto del cigno di una generazione che ai mondiali nippo-coreani aveva conquistato il terzo posto, sconfitta solo dal Brasile di Ronaldo.
La Germania perderà la finale per il primo posto contro la Spagna, con il gol di Fernando Torres che lancia le Furie Rosse verso il secondo alloro continentale. Un ciclo che proseguirà con i mondiali sudafricani e gli Europei del 2012.
Eppure, in Turchia, se ancora oggi chiedete a un tifoso di calcio, quale sia stato il gol a cui ha esultato di più, sceglierà senza dubbio una rete di Semih Senturk. L’uomo del silenzio, ma solo per i tifosi avversari.
Immagine di copertina: getty images via zimbio.com