Gianluigi Donnarumma: oltre i fiumi di parole mari di parate

Gianluigi Donnarumma: oltre i fiumi di parole mari di parate

Luglio 13, 2021 0 Di Valerio Vitale

Essere Gianluigi Donnarumma

Essere oggi Gianluigi Donnarumma è sicuramente più facile. Esserlo prima di domenica sera, pochi istanti prima di quel rigore calciato da Saka, lo era un po’ meno. Molti, probabilmente, saranno in disaccordo. Poco importa. La fortuna di poter scrivere circa quello che penso, e non circa quello che vorrebbero leggere gli altri, provo a custodirla e preservarla. Con grande orgoglio, e tanti ringraziamenti all’editore Luca Sisto. Ma tornando al punto focale del discorso, essere Donnarumma non era facile. Non lo era per niente.

Dall’umanesimo alla robotizzazione

La difficoltà è figlia della nuova cultura. Tra la fine del XIV secolo e l’inizio del XV con l’Umanesimo c’è una grande rivalutazione dell’uomo. Messo al centro di tutto. Riconosciuto per quello che era, per i valori che intrinsecamente possedeva. Nella cultura di oggigiorno invece, con il continuo progresso tecnologico, ci siamo scordati di cosa voglia dire essere umani. Ce lo siamo scordati in alcuni ambiti sul lavoro, dove uomini sono stati sostituiti da robot. Siamo finanche stati capaci di creare il distributore automatico di pizza. Ce lo siamo scordati nella vita di tutti i giorni. Dove, armati di smartphone manco fossero fucili carichi a pallettoni utilizzati nelle guerre di primo ‘900, si spara a zero su tutti e tutto. Come se lo status di una persona ci renda in diritto di poterla offendere. “Ma Donnarumma guadagna 6 milioni di euro all’anno”. “Ora ne guadagnerà 12”.

Ed allora via, non con critiche, per carità quelle sono sempre ben accette, ma con commenti pungenti. Taglienti. Affilati come lame. La verità è che Donnarumma guadagnerà anche tanto, meritatamente, perché sono le leggi del mercato attuale e se a qualcuno non piace, che scenda in piazza a protestare per cambiare il sistema. Ma l’ulteriore verità è che dietro quel completino giallo, dietro quei guanti, c’è un ragazzo che come noi aveva il sogno di giocare in Serie A. Di vincere. E ci è riuscito. E forse a qualche frustrato questo dà fastidio.

Gianluigi Donnarumma, il professionista über alles

Già in passato si erano sprecate le parole per Gianluigi Donnarumma ed il suo procuratore. Lo stesso che se fa una barca di soldi e solo perché qualcuno, gli stessi, è disposto a darglieli. Liberamente. A pochi giorni da Euro 2020 Donnarumma era diventato, nel caso meno volgare, Dollarumma. Un ragazzo attaccato ai soldi, senza princìpi e poco più. E giù, ancora, di maxi offese a raffica. Con il solito alibi che è ricco quindi, può sentirsi dire di tutto e deve tacere. Bella piega che abbiamo preso. Lo hanno fatto anche gli inglesi. Con Saka, Sancho e Rashford. Ragazzi che hanno avuto il coraggio di calciare un rigore pesante, fallendolo. Un pretesto per andarci giù con offese razziste, barbare, prive di umanità.

Dagli stessi che solo pochi giorni prima criticavano chi non si inginocchiava prima di una partita. Ecco, ulteriore piaga dei giorni di oggi, dove l’apparenza conta più dell’essenza. Eppure nonostante le parole Donnarumma sin dalle prime uscite con l’Italia ha dimostrato di essere un professionista esemplare. Il classe ’99, non si è smosso di un centimetro. Ha pensato a fare quello che gli riesce meglio. Parare. Gli attacchi avversari, quelli che sono normali. Gli attacchi da fuori, quelli che non hanno senso. Ma Donnarumma è troppo forte per subire gol.

Una scelta ineccepibile

Tutte le critiche sono nate da una scelta. Per me semplicemente ineccepibile. Quella di lasciare il Milan per il PSG. Ora vorrei invitare a tutti i benefattori che hanno offeso a riflettere. Quanti di questi avrebbero rifiutato di andare a lavorare altrove per oltre il doppio dello stipendio? “Si ma 6 milioni già sono tanti”. Vero. Ma nel calcio non parlano solo i soldi. Donnarumma non ha scelto il PSG solo per passare da 6 a 12 milioni. Ha scelto il PSG anche per la possibilità di giocare assieme a campioni come Neymar, Mbappè, Di Maria, Veratti o Sergio RamosHa scelto il PSG che per quanto possiamo pensare alla nostalgia, ad un calcio romantico, ora è la grande potenza più appetibile, con buona pace di un Milan con una storia affascinante, tra le più gloriose, ma ad oggi un passo indietro ai transalpini. Il libero arbitrio è una delle poche cose preziose che ci sono concesse. Nessuno lo vada ad intaccare, sindacando sulle scelte professionali altrui con toni inaccettabili.

Il paradosso di Donnarumma

Alla fine della fiera ciò che resta è quello detto dal campo. Le parole il tempo le porta via con sé ed il vento che ora soffia da un lato, ora dall’altro, le muta. Repentinamente. Come una volata di Chiesa sulla fascia. Ora Chiellini e Bonucci non sono più i vecchi convocati solo perché juventini, ma i veri mattatori di questo trionfo. Oggi Bernardeschi non è un raccomandato, ma un giocatore importante con due rigori perfetti. Adesso Gianluigi Donnarumma non è più Dollarumma. Ma l’eroe. Quello che fu per un giorno ToldoLui lo sarà per l’eternità, perché nella finale di Wembley, su quella coppa, ci sono le sue manone. Fa sorridere, piuttosto, che il portiere, eletto miglior giocatore del torneo, fosse in una tale trance agonistica sull’ultimo rigore parato a Saka, da non essersi accorto che la Coppa era italiana.

Proprio lui che era stato etichettato come un giocatore senza cuore, senza emozioni, adesso ci regala l’emozione più bella. Paradosso. Gioco del destino. Lui di Castellamare, che unisce tutta l’Italia, dal Nord al Sud, scordando i vecchi (mica tanto) dissapori che ancora affiorano nonostante il calendario segni anno 2021. Ed allora sia di insegnamento. Il vecchio calcio, quello delle cosiddette bandiere, ormai fa parte del passato. Bisogna rassegnarsi all’idea. L’educazione, la civiltà e le critiche costruttive invece vanno ancora di moda. Preserviamole. Infine, grazie Gigio per averci ricordato la fierezza di essere italiani.

 

Immagine di copertina tratta da Eurosport.