Perivaldo: dalla Seleçao a senzatetto

Perivaldo: dalla Seleçao a senzatetto

Luglio 28, 2021 0 Di Davide Tuniz

La storia di Perivaldo, raccontata dallo scrittore, giornalista e cooperante italo-brasiliano Davide Tuniz, nostro grande amico ed esperto di futebol verdeoro.

Perivaldo, dagli esordi al Botafogo

Ricorre il 27 luglio l’anniversario della morte di uno dei più talentuosi giocatori brasiliani della fine degli anni ’70. Poco conosciuto fuori dal suo paese e con una storia di vita da raccontare.

Perivaldo Lúcio Dantas, per tutti solo Perivaldo o Peri da Pituba (in riferimento a una delle spiagge più famose di Salvador) nasce e comincia a giocare nella città di Itabuna, stato di Bahia. In realtà il padre si chiama Teobaldo Cabral, ma quando viene registrato all’anagrafe, la nonna materna si dimentica di inserirne il cognome nel certificato di nascita.

E’ un terzino destro molto moderno, capace di fare, come si dice oggi, entrambe le fasi in modo egregio e dotato di una condizione atletica straordinaria. Se ne accorge subito il Bahia, che lo acquista nel 1974, lo manda un anno in prestito al Ferroviario e nel 1975 lo lancia titolare.

In tre anni Perivaldo vince tre titoli baiani, e si impone nel Brasileirão come grande sorpresa, vincendo la “bola de prata” (il pallone d’argento) come miglior terzino destro del campionato nel 1976. Come naturale conseguenza il suo nome, nel frattempo inserito dal tecnico Brandão nella pre-lista per i mondiali del ’78, diventa il più appetito sul mercato, con tutte le grandi che fanno a gara per aggiudicarselo.

Nel gennaio 1977 la spunta il Botafogo con una curiosa scena in cui il presidente Charles Borer arriva a Salvador e corre letteralmente fuori dall’aeroporto per arrivare alla sede del Bahia prima dell’omologo del Cruzeiro Cármine Furletti, anch’egli atterrato nella capitale baiana quello stesso giorno con il medesimo proposito. L’offerta del Botafogo è irrinunciabile: un milione e 400mila cruzeiros, una somma astronomica per il mercato brasiliano, più alcuni altri benefit.

Un carattere difficile

Perivaldo sbarca a Rio come il colpo dell’anno e immediatamente sente sulle spalle la pressione di una tifoseria che non vince nulla da 10 anni. In campo Perivaldo mantiene le promesse e impressiona per la condizione atletica: il giorno dopo la partita si allena con i compagni che non hanno giocato il giorno prima. Fuori dalle quattro linee fa scalpore con i vestiti alla moda e le macchine sportive che cambia con la stessa frequenza. “Quando ero bambino sognavo di vestirmi bene, adesso sono anni avanti rispetto alla moda brasiliana” diceva. “A casa ho più di 70 paia di pantaloni. Camicie e magliette? Ho perso il conto”.

La stampa rosa e quella ufficiale lo scherniscono e ne parlano come il classico provinciale arricchito, quella sportiva, invece, non può che esaltarne le prove in campo. Alla cerimonia di consegna della bola de prata, il giornalista Paulo Stein, consegnandogli il trofeo, dice a Perivaldo: “se non fosse per le tue capacità sul campo, ti darei questo trofeo per il lusso e la classe con la quale ti vesti”.

Ma il suo carattere così “alternativo” gli costò la Seleção, dove era in concorrenza non tanto con Leandro, titolare quasi inamovibile, ma con Edevaldo del Fluminense, che finì per essergli preferito per i mondiali del 1982, nonostante Perivaldo avesse vinto nuovamente la “bola de prata” nel 1981. Chiude la sua esperienza con la nazionale con una manciata di presenze.  L’anno seguente il Botafogo lo vende al Palmeiras, tra le proteste dei tifosi, per 10 milioni di cruzeiros, cinque volte il valore pagato per prenderlo dal Bahia.

L’infortunio e l’inesorabile decadenza

Ma a São Paulo si infortuna durante la preparazione e non riesce più a recuperare il posto da titolare, preso da Vágner Bacharel. Gioca appena 43 partite e stufo di stare in panchina, chiede pubblicamente di essere ceduto. Il presidente del Palmeiras Rubens Minelli, però, non vuole rinforzare una rivale – Perivaldo era stato prestato al São Paulo nel 1981 dal Botafogo e vinse il campionato paulista – e lo cede al Bangu. Qui Perivaldo rimane due stagioni, vincendo un carioca e arrivando secondo nel Brasileirão 1984, prima di accettare un contratto biennale milionario con i coreani del Yukong Elephants.

Alla fine della prima stagione, però, Perivaldo, che nel frattempo ha sposato una coreana, non riesce a stare in un paese “dove non si capisce cosa ti dicono” e chiede la rescissione. “È stata la più grande stupidaggine della mia vita, la morte di un artista – dirà poi – avevo un contratto da 100mila dollari, ne guadagnavo 9000 al mese, avevo un rolex da 50mila dollari, gioielli e diamanti. Ho preferito lasciare tutto e in poco tempo ho perso ogni cosa per colpa mia, di persone che pensavo fossero miei amici e di donne che dicevano di amarmi”.

L’idea è quella di tornare a giocare in Brasile, ma nessuna squadra lo cerca. Si fa avanti allora lo Sporting Lisbona allenato da Marinho Peres: Perivaldo sbarca a Lisbona, ma i “leoni” non hanno spazio per altri stranieri e non lo tesserano. Gioca per Louletano e Torriense nelle serie minori, ma l’aver dilapidato tutti i guadagni non gli permette di vivere solo di calcio. Trova lavoro come cuoco in un hotel di lusso, ma una relazione sentimentale difficile, investimenti sbagliati e prestiti a persone che spariscono con il denaro lo riducono sul lastrico. Comincia a dormire per strada facendo piccoli lavoretti a giornata. Raccoglie vestiti usati e li vende su una bancarella alla Feira da Ladra, dove tutti lo conoscono come “Bob Marley”.

La riscoperta mediatica di Perivaldo

“Le prime volte, appena avevo abbastanza soldi, prendevo una stanza in un hotel, poi ho smesso e dormivo dove capitava” raccontava l’ex giocatore.” Nel 2014 il comico brasiliano Nilton Rodrigues passeggia tra le bancarelle della fiera girando un video che pubblica sulle sue pagine social. Qualcuno riconosce tra i venditori Perivaldo, ne racconta la storia e la televisione Globo va a Lisbona a fare un lungo reportage nel popolarissimo programma “Fantastico”.

Il presidente del Sindacato dei Giocatori di Rio (SAFERJ) Alfredo Sampaio prende a cuore la causa, manda uno dei figli di Perivaldo – ne ha 12 sparsi tra Brasile e Corea – a prenderlo a Lisbona per riportarlo a Rio dove trova lavoro come consulente proprio al SAFERJ. Con le esperienze fatte aiuta i giocatori a non cadere nei suoi errori e a prepararsi alla vita post-atleta. “Cavalcavo un cavallo, adesso monto un asino e l’asino sono io” diceva. Dopo anni di separazione ha rincontrato l’ex moglie, i figli ed i nipoti a Salvador. Perivaldo muore a Rio il 27 Luglio 2017 a 64 anni, vittima di una polmonite.

 

Testo di Davide Tuniz

Immagine di copertina: espn.com.br