Non chiamateli dilettanti: Gianmarco Porcaro e la Virtus Campania Ponticelli
Novembre 16, 2021Gianmarco Porcaro, centrocampista della Virtus Campania Ponticelli, erede della storica formazione napoletana che sfiorò la Serie B negli anni ’80, ci racconta in quest’intervista la sua visione del calcio, non solo dilettantistico, in un’epoca in cui è sempre più difficile dare risalto alla faccia amatoriale di questo mondo, alle prese con le problematiche quotidiane relative alla pandemia e alla difficile gestione finanziaria delle società.
Il covid e la complessa ripresa delle serie dilettantistiche
Il 2020 è stato un anno orribile, ma per lo sport dilettantistico, calcio compreso, è stato ingestibile. Dalla Serie D in giù, i campionati della stagione 2019-20 hanno subito uno stop irrimediabile. Per loro, il messaggio sdoganato da Ciccio Caputo dopo il suo gol al Brescia, “andrà tutto bene”, mentre l’Italia per prima in Europa scopriva le privazioni del lockdown, era un qualcosa di insensato. Nel già disastrato panorama finanziario calcistico, laddove dalla C in giù i fallimenti sono all’ordine del giorno, lo stop ai campionati durato quasi un anno dalla D all’Eccellenza, con la cancellazione delle competizioni nelle serie ancor minori, ha messo a dura prova la passione di calciatori e dirigenti.
Il nostro ospite di oggi, Gianmarco Porcaro, è uno di quelli che vivono di calcio, ma non grazie al calcio. Come tanti, ha un lavoro principale, una famiglia. Il calcio però non è tempo libero, perché con una carriera alle spalle lunga 15 anni può ancora permettersi di essere titolare in un club con ambizioni di semi-professionismo.
Spesso si tende a dimenticare che, per quanto “dilettanti”, de facto molti calciatori considerano questo sport un lavoro a tutti gli effetti. Le entrate, a seconda della caratura dell’atleta, ci sono. E le varie Leghe si preoccupano di regolamentare questi aspetti mediante obblighi e tutele da parte delle società. Va da sé che l’inattività ha creato uno squilibrio anche a livello di portafogli familiare per molti calciatori. In questo senso è importante ristabilire quel connubio di forze economiche ed energie dalla serie A fino ai dilettanti e al settore giovanile. Deve aumentare quella quota di drop down finanziario a partire dai club più ricchi, perché facciano da traino all’intero movimento.
Conservare la memoria storica: la Virtus Campania Ponticelli
Di recente ho ascoltato un’intervista dell’amico e collezionista Gianfilippo Riontino, che è stato illuminante nel sottolineare un aspetto: la capacità dei club inglesi, a qualsiasi livello, di conservare la propria memoria storica. Chissà se i calciatori della rosa del Campania sono tutti consapevoli del fatto che, un tempo, il club antenato impressionava al Comunale di Ponticelli, dopo un quinquennio fatto di 4 promozioni dalle serie minori.
Nel 1983, quando il Campania Ponticelli militava in serie C1 e giocava le proprie gare al San Paolo, la squadra si proponeva di essere una sorta di secondo club cittadino. In una città come Napoli, una delle pochissime grandi aree metropolitane d’Italia a non avere una stracittadina nel calcio, era un proposito certo ardito. Nel giugno del 1983, solo un’avversa combinazione di risultati all’ultima giornata tenne lontano il Campania Ponticelli dalla B, per un punto. Ad ottenere la promozione furono squadre molto più quotate come Empoli e Pescara, ma il Campania era stato al primo posto per lunghi tratti del campionato, chiudendo davanti il girone d’andata con 3 lunghezze di vantaggio sulle inseguitrici.
La passione nel quartiere era tale che in molti avevano adottato il club, nato nel 1975, come squadra del cuore. Erano gli anni del Subbuteo, della TV di Stato e dei secondi tempi dei big match a 90° Minuto. Radiolina, frittatona e rutto libero, per parafrasare il grande Fantozzi. Il calcio si viveva perlopiù negli stadi e si scommetteva col Totocalcio e nei circuiti clandestini.
Ben presto il sogno svanì. Nel 1986 il club cedette il proprio titolo e, in seguito a varie declinazioni, scomparse, cessioni e riacquisti delle referenze sportive, è giunto sino ai giorni nostri quando il presidente Avv. Arnaldo Todisco ha portato il titolo del Volla a Ponticelli, ricostituendo la Virtus Campania.
In attesa dell’agibilità dello stadio che da poco più di dieci anni ha preso la denominazione di Ascarelli (da non confondere con lo stadio costruito per volere del primo presidente del Napoli Giorgio Ascarelli, quello poi ribattezzato dal regime “Stadio Partenopeo” e distrutto dalle bombe della seconda Guerra Mondiale, di cui vi abbiamo parlato in occasione del racconto della spedizione egiziana a Italia 1934), i tifosi sostengono la squadra ancora in quel di Volla. Per fortuna, i supporters di Ponticelli sono esigenti ma anche calorosi. Siamo certi che, una volta tornati “a casa”, sarà ancora più dura espugnare il campo della Virtus.
A tu per tu con Gianmarco Porcaro
Veniamo a noi. Uno dei giocatori simbolo del club, oggi, è il centrocampista Gianmarco Porcaro. Come scrivevamo poc’anzi, Gianmarco ha una lunga carriera alle spalle. Nella scorsa stagione si è guadagnato sul campo, con il San Giorgio, la promozione in serie D, ma ha preferito per motivi personali restare in Eccellenza. Diamo quindi il benvenuto sulle nostre pagine a Gianmarco, ringraziandolo per il tempo che ci dedicherà.
Ciao Gianmarco, puoi illustrarci che tipo di giocatore ritieni di essere.
“Sono un generoso, un tuttocampista, metto esperienza e duttilità al servizio della squadra. Ho cominciato nel settore giovanile della Cavese, vanto 15 stagioni di semi-professionismo e dilettantismo alle spalle fra D ed eccellenza. In D ho giocato per Olginatese, Pomigliano, Viribus Unitis e Cavese, dove ho fatto ritorno nel 2011. Portici e San Giorgio le parentesi principali in Eccellenza. Nella scorsa stagione abbiamo vinto il campionato con il San Giorgio, con la conseguente promozione in D ottenuta nella finale contro l’Acerrana [altra società con una grande storia alle spalle, tanto da poter ammirare sul suo campo, al tempo simile al “potrero” argentino, le gesta di Diego Maradona]. Il gol più bello in carriera? Nel 2017, durante i playoff promozione d’Eccellenza, al 114′ al Giraud di Torre Annunziata sempre col San Giorgio contro il Savoia, perdendo solo alle fasi nazionali contro i pugliesi dell’Altamura.
Parlaci degli allenatori che hanno segnato il tuo percorso.
Se devo scegliere un paio di nomi di allenatori che mi hanno formato, Bucaro a Pomigliano, uno che ha giocato con Zeman a Foggia, mi ha dato quel cambio mentale. Emilio De Leo, che oggi è con Mihajlovic, l’ho avuto a Cava e dal punto di vista tattico è stato illuminante. Il rapporto migliore l’ho avuto con Mister Sarnataro, attuale allenatore del Portici in D, che mi ha spesso voluto nelle sue squadre. Mai avuto problemi con gli allenatori, forse perché sono uno che gioca per la squadra.
La passione per il calcio e l’insegnamento ai bambini: so che è una tua prerogativa.
A San Giorgio ho allenato anche piccoli atleti di 10 anni. Esperienza che mi ha formato e di cui farò tesoro. Quando la mia carriera sarà terminata voglio riprendere da lì. Oltre ad insegnare calcio hai la possibilità e la responsabilità di educarli. In questo senso lo sport è una chiave di volta per il futuro inserimento nella società. Avevo l’obiettivo di far crescere il terzo gruppo di quella fascia d’età. I bambini migliorarono tecnicamente e acquisirono e una grande passione per questo sport, che in parte credo di avergli trasmesso col mio entusiasmo. Ho lasciato per la famiglia e per il mio primo lavoro, in un’azienda multiservizi. Ma come ho detto un giorno riprenderò quel percorso.
Il tifo sfrenato del Ponticelli: parliamo di gente passionale che vive di calcio. Un quartiere che vuole tornare ai livelli dei primi anni ’80 quando era la seconda squadra di Napoli e giocava al San Paolo sognando il derby. Personalmente li ho sentiti incitare la squadra anche sullo 0-3 contro il Pomigliano. Che ne pensi?
Sì è vero, il pubblico è sempre dalla nostra parte. Purtroppo le rare volte in cui perdiamo, perdiamo male. Ed è ovvio che a fine gara, nonostante la delusione per la sconfitta casalinga, ci abbiano incitato a fare meglio per le partite successive. Abbiamo fatto una grande prova nel beneventano contro il Forza e Coraggio, strappando un pari che poteva essere anche un risultato pieno, e poi abbiamo vinto a Ottaviano di misura. La solidità di squadra è la chiave di volta per fare punti in un campionato equilibrato come quello di Eccellenza. Quest’anno solo la Palmese sembra avere una marcia in più, ma la strada è ancora lunga. Il presidente Arnaldo Todisco è un uomo pieno di entusiasmo, proprio come i nostri tifosi, ma non ha posto la promozione in D come inderogabile obiettivo societario. Dovesse arrivare sarebbe tutto guadagnato.
In chiusura, un consiglio per chi si avvicina a questo sport.
Prendo spunto dal mio Mister attuale, Stefano Liquidato. “Vivetelo più che potete, il calcio dura poco”.
Immagine di copertina: Il campo dello Stadio Ascarelli, come appariva prima dei lavori in corso, foto tratta da tuttocalciocampano.it